No alle Intese: riprendiamo la mobilitazione contro l’Autonomia differenziata

No alle Intese: riprendiamo la mobilitazione contro l’Autonomia differenziata

Comunicato 24 luglio 2025 -

La notizia apparsa su diversi quotidiani nei giorni scorsi secondo la quale “la Lombardia è pronta a firmare le prime intese per avere più autonomia sulla sanità e su tre materie per cui non è prevista la definizione dei livelli minimi essenziali” – ossia la protezione civile, le professioni e la previdenza integrativa – notizia correlata all’intenzione di Veneto, Liguria e Piemonte di procedere sulla stessa strada per “chiudere” entro settembre, è molto grave e deve rappresentare per tutte le forze democratiche, associative, sindacali e di partito un avvertimento: la mobilitazione per fermare l’Autonomia differenziata non può essere abbandonata e nemmeno rallentata, ma deve anzi riprendere subito con forza, prima di tutto attraverso la denuncia pubblica di quanto sta avvenendo e quindi mobilitando dal basso cittadini e cittadine.

È evidente, infatti, il tentativo del Ministro Calderoli e dei presidenti delle Regioni che chiedono di stipulare le Intese di aggirare la sentenza della Corte Costituzionale la quale, nonostante la successiva decisione di impedire lo svolgimento del referendum che avrebbe cancellato l’intera Legge di applicazione del comma 3° dell’art. 116 della Costituzione, come riformato nel 2001, ha tuttavia posto ostacoli molto chiari e paletti molto precisi all’applicazione di questa legge.

In particolare, la Corte Costituzionale impone chiaramente che non possano essere oggetto di Autonomia intere materie, ma solo singole funzioni.

È facilmente immaginabile che il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana e i suoi colleghi del Piemonte, del Veneto e della Liguria, con la regia del Ministro Calderoli, intendano “tecnicamente” trovare qualche “escamotage” per far apparire che non si tratta di far transitare intere materie alle Regioni, ma solo “funzioni”. Ma se tali “funzioni” rappresentano infine, se non la totalità, la quasi totalità di una materia importante, per esempio, come la sanità, ebbene, è chiaro a tutti che ci troviamo di fronte ad una grave violazione di quanto sancito dalla Corte Costituzionale. C’è di più: il ddl delega, approvato in Consiglio dei Ministri il 19 maggio e in attesa di passare al vaglio delle commissioni, che verte sulla determinazione (che è ben altro rispetto alla “garanzia”) dei livelli essenziali delle prestazioni (la condizione dalla quale il governo, aggirando ancora la sentenza della Corte, intende partire per inaugurare la stipula di intese tra Governo stesso e singole regioni, dando vita così all’autonomia differenziata), prevede lo spacchettamento delle “norme generali dell’istruzione”, una materia che la Corte aveva ammonito a maneggiare con estrema cura, individuando in sostanza però tutte le funzioni che la compongono: istruzione e organizzazione della rete scolastica; articolazione dei cicli scolastici; sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a 6 anni; curricula e programmi di studi; valutazione, esami di Stato, formazione delle classi, reclutamento del personale scolastico, pluralismo, inclusione, diritto allo studio, edilizia scolastica, innovazione digitale, istruzione per gli adulti.

Noi che dal 2019 ci battiamo per il ritiro di “qualunque” applicazione dell’Autonomia differenziata ribadiamo la nostra netta avversione – nella difesa delle conquiste democratiche e sociali – a qualsiasi deroga al principio di uguaglianza, all’unità della Repubblica, al principio di solidarietà.

Ma a fronte di un atto così arrogante e grave come quello annunciato per la Lombardia – e, a seguire, da Piemonte, Veneto e Liguria – e alle affermazioni del presidente della regione Lazio, che si candida ad attuare l’AD lanciamo ancora una volta l’appello: è necessario e urgente riprendere la mobilitazione per fermare questo tentativo, più che mai incostituzionale. Il tempo a disposizione è estremamente limitato.

Da parte nostra, rilanciamo con forza le Petizioni popolari ai Consigli Regionali e ai Presidenti di Lombardia, Piemonte, Campania e Lazio – cui presto seguiranno quelle di altre regioni – affinché abbandonino ogni richiesta di Intesa, come già fatto dall’Emilia-Romagna.

Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti

No-autonomia-differenziata-820x615


Sostieni il Partito con una



 
Appuntamenti

PRIVACY






IT25W0538703202000035040300 presso BPER Banca o IT16C0760103200000039326004 presso PosteItaliane S.p.A.