
Papa Francesco abolisce l’ergastolo e introduce il reato di tortura
Pubblicato il 11 lug 2013
Il Pontefice ha altresì rafforzato il sistema penale vaticano sui delitti riguardanti i minori e introdotto una specifica punizione di delitti contro il genocidio e l’apartheid
Con una iniziativa personale di grande valore Papa Francesco ha preso l’importante decisione di abolire l’ergastolo all’interno della legislazione penale vaticana, prevedendo come massimo della pena 35 anni di detenzione. La decisione è stata presa anche per recepire alcune importanti convenzioni internazionali. La riforma varata da Papa Francesco ha valenza storica, visto che la giustizia penale vaticana fino ad oggi era ferma – per molti aspetti – al Codice Zanardelli, adottato nel 1929 all’indomani dei Patti Lateranensi che istituirono appunto la Città del Vaticano. Il Pontefice ha altresì rafforzato il sistema penale vaticano sui delitti sui minori: vendita di minori, prostituzione minorile, violenza sessuale su minori atti sessuali su minore, pedopornografia, detenzione di materiale pornografico, arruolamento di minore. Le norme riguardano delitti commessi nella Città del Vaticano o uffici di Curia. Inoltre sono state introdotte anche figure criminose relative ai delitti contro l’umanità, cui è stato dedicato un titolo a parte: si sono previste, tra l’altro, la specifica punizione di delitti come il genocidio e l’apartheid, sulla falsariga delle disposizioni dello Statuto della Corte penale internazionale del 1998. Infine – in conformità con quanto stabilito dal diritto internazionale – è stato esplicitamente previsto il delitto di tortura differentemente da quanto non è riuscito a fare il nostro Parlamento.
Sostieni il Partito con una
Appuntamenti