
Referendum: dibattiti televisivi, l’assenza ipocrita di chi boicotta
Pubblicato il 8 mag 2025
Si sono svolti questa mattina, in Commissione Vigilanza RAI, i sorteggi per assegnare gli spazi radiotelevisivi spettanti di diritto ai soggetti che intendono prendere posizione rispetto ai quesiti referendari dell’8 e 9 giugno. Uno spazio limitato e in orari che non attraggono certo il grande pubblico ma che è stato reso ancora più deprimente dalle posizioni assunte da chi intende fare fallire i referendum impedendo il raggiungimento del 50% +1 necessario a renderli validi. Forza Italia e Lega hanno rinunciato a qualsiasi spazio per incrementare l’astensione. Per quelli riguardanti il lavoro, le forze di maggioranza, insieme ad Azione e Italia Viva, parteciperanno ai confronti per invitare chi ascolta a non recarsi al voto o per spiegare come ogni miglioramento delle condizioni di lavoro. danneggerebbe in maniera irreparabile le sacre imprese. Ma è sul referendum per la riforma della legge sulla cittadinanza che l’ipocrisia ha toccato il colmo. Solo Noi Moderati produrrà i messaggi autogestiti da mandare in RAI e con FdI, proverà a far valere le ragioni del No o dell’astensione. Le altre forze di maggioranza si negheranno al confronto mentre Azione e IV inviteranno al SI. È legittimo avere spazi nel servizio pubblico per boicottare i referendum, per provare a dimostrare l’inutilità di una partecipazione democratica reale? Forze politiche più coerenti andrebbero a spiegare quanto sia necessario rendere precario e insicuro il lavoro, come bisognerebbe accettare l’inavvicinabilità ad un diritto come la cittadinanza. Una ragione in più per Rifondazione Comunista, ad impegnarsi affinché l’8 e il 9 giugno, una valanga di SI travolga le leggi liberiste e intacchi quelle escludenti prodotte in trenta anni di fallimenti.
Stefano Galieni, coordinatore della Segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra europea
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