NON TOGLIETE A GRAMSCI LE SUE BANDIERE ROSSE

NON TOGLIETE A GRAMSCI LE SUE BANDIERE ROSSE

di Guido Liguori -

La polemica A proposito di un brutto episodio che si è verificato il 27 aprile nel cimitero acattolico di Roma, lì dove sono custodite le ceneri del grande pensatore sardo. La direttrice ha contestato la presenza di un vessillo rosso, senza simboli di partito. Ma quello è un antico simbolo di giustizia e di riscatto e non deve essere vietato.

Come ogni anno da molti anni, il 27 aprile la International Gramsci Society Italia ha promosso la manifestazione «Portiamo un fiore rosso sulla tomba di Gramsci», nell’anniversario della scomparsa del pensatore sardo.
Le ceneri di Gramsci sono ospitate nel Cimitero acattolico del Testaccio, luogo molto bello e interessante, che tutte e tutti dovrebbero visitare e che la città di Roma e le sue istituzioni dovrebbero meglio aiutare e valorizzare: sia per le grandi personalità che vi sono sepolte, sia per la inusuale e suggestiva fattura delle sue tombe – di tutte le religioni e anche di nessuna religione – e per la bellezza del luogo.

La tomba di Gramsci è meta di continuo pellegrinaggio, di testimonianze di affetto e di memoria. In particolare il 27 aprile, e non solo per iniziativa della Igs Italia. Che per prima ha contributo a farne – anche con il concorso dell’Anpi e di varie associazioni, e di forze politiche – un momento molto partecipato e sentito, pur se rispettoso delle prerogative del posto. La cerimonia di domenica scorsa è stata però segnata da una novità, che ha richiamato l’attenzione di giornali e televisioni.
La direttrice del Cimitero, dottoressa Mazurek, per la prima volta è intervenuta per contestare l’opportunità di una bandiera rossa (senza simboli di partito, senza nemmeno una falce e martello: solo con dei versi di Pasolini) presente tra il pubblico. Ne è nata una discussione tra i presenti e la direttrice, civile nei toni ma irriducibile nella differenza dei punti vista. Che solleva ancora oggi qualche interrogativo.

Innanzitutto, non per la prima volta erano presenti bandiere rosse tra il pubblico in occasione del 27 aprile: perché questo giro di vite improvviso e senza preavviso? Che nesso ha con l’attuale contesto di crescente riscrittura della storia? Negare la liceità di una bandiera rossa rischia di rientrare nel quadro di un revisionismo storiografico a cui non ci si può che opporre. E forse anche di violare la libertà di pensiero garantita dalla Costituzione per tutte le idee politiche, tranne quelle fasciste. La direttrice ha affermato che la bandiera rossa potrebbe essere considerata offensiva per altri sepolti e per i loro parenti. Ma essa è in Italia la bandiera dei più che si sono battuti contro il fascismo e per la democrazia: i morti vanno tutti rispettati, ma non tutti sono uguali, non tutti sono stati dalla parte giusta, contro la barbarie nazifascista. Senza contare che la bandiera rossa è un vessillo antico di giustizia e di riscatto.

Le manifestazioni gramsciane hanno luogo presso la tomba di Gramsci un giorno all’anno: sarebbe bastata un po’ di elasticità per evitare polemiche e incidenti. Noi della Igs Italia, organizzatori dell’evento, non abbiamo né intendiamo portare bandiere. Ma nemmeno essere guardiani e repressori di chi vuole portarle. Anche perché era la bandiera cara a Gramsci: non è contraddittorio onorare la sua memoria e al contempo impedire l’accesso alla sua bandiera?
Dobbiamo essere grati e anche sostenere il Cimitero acattolico (una istituzione privata, non lo dimentichiamo) per ciò che fa, con spirito di servizio, per la cura del posto che ospita, tra gli altri, anche i resti del nostro Gramsci. Ma non vogliamo credere che da esso sia bandita, anche per una sola volta all’anno, la bandiera rossa e tutto ciò che, dall’800 in avanti, essa simboleggia.
Ricordiamo i versi di Pasolini: «Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa, tu devi realmente esistere, perché lui esista… tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie, ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli». Non offende nessun giusto, nessun difensore della Costituzione e della libertà, questo sventolio. Ed è caro a tante e tanti, specie ai più poveri e ai senza potere.

Cimitero_Acattolico_Roma


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