UN 80° DELLA LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO IN GIUSTIZIA, DEMOCRAZIA E LIBERTÀ

UN 80° DELLA LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO IN GIUSTIZIA, DEMOCRAZIA E LIBERTÀ

Il Comune di Trieste non celebra con particolare piacere il 25 Aprile, mentre altri Comuni della “provincia” di Trieste si sono detti apertissimi a patrocinio e organizzazione di eventi (Devin-Nabrežina/Duino-Aurisina, Dolina/San Dorligo della Valle, Zgonik/Sgonico, Repentabor/Monrupino): per molti membri e partiti dell’attuale maggioranza, la Liberazione dal nazifascismo significa lutto; e cioè molti membri e partiti dell’attuale maggioranza si situano fuori dal sentire comune del popolo italiano e provano a ridimensionare e a infangare il significato di questa Festa. Sono di qualche giorno fa le notizie del diniego da parte del Comune di Trieste del patrocinio alle celebrazioni (un concerto in Campo San Giacomo, in particolare, nel cuore popolare della città) richiesto dal Comitato 25 aprile che è un insieme di partiti, associazioni e gruppi di chiara matrice antifascista e di cui Rifondazione Comunista è parte fondativa; e le forti ambiguità intorno alla vera e propria militarizzazione dell’ingresso in Risiera. La Risiera di San Sabba, ricordiamolo, è l’unico campo di concentramento su suolo italiano, sia pure in una parte d’Italia occupata dalla Germania nazista, dove vennero eliminate migliaia di persone e altre smistate verso i campi di sterminio*. Fu comunque rilevante, a Trieste e in tutto il cosiddetto Adriatisches Küstenland (Zona di operazione Litorale Adriatico), il collaborazionismo fascista e di cittadine e cittadini con l’occupante.

Per quanto riguarda il diniego del Comune, il documento fatto conoscere dal Comitato è più che sconcertante. Dopo un semplicistico esordio storiografico, il capolavoro è nella seconda parte: “…Alla luce di un tanto [sic] ed in considerazione che il Comune di Trieste è un Ente locale dello Stato è alquanto pleonastica la richiesta di patrocinio per un appuntamento che rientra nel significato di questa giornata [sic]. Tale richiesta, infatti, negli anni passati non è stata mai avanzata dagli organizzatori in quanto ritenuta oggettivamente superflua.” Ha avuto facile gioco il Comitato 25 aprile a ricordare che in altre occasioni il patrocinio del Comune c’è stato, eccome, anche per festività nazionali. Questo diniego è invece chiarissimo, nonostante l’incerta sintassi: il Comune afferma di non voler dare il giusto significato alla Festa del 25 Aprile. Niente di nuovo, certo, nell’era del sindaco Dipiazza (fatta di volute imprecisioni, di gaffes offensive, di rifiuto, poi tardivamente rientrato, relativo a una mostra sulle leggi razziali antiebraiche, nel 2018 -noi non lo dimentichiamo…) ma ora è scritto nero su bianco. Inoltre, le celebrazioni dell’80° Anniversario della Liberazione sono diventate un qualcosa di articolato e decente solo grazie all’attività del Comitato 25 Aprile: se si togliessero gli incontri organizzati dal Comitato, resterebbe pochissimo. E quindi si ripropone la domanda: cosa fa questa amministrazione comunale per diffondere la coscienza democratica in città e presso le giovani generazioni? Niente, mentre molto, troppo va in altra direzione: quella del revisionismo/rovescismo storico.

Da tre anni a questa parte, inoltre, vengono frapposti ostacoli all’ingresso in Risiera: nel 2023 con uno schieramento di polizia abnorme, con cariche violente e del tutto ingiustificate (scattate per l’uso di un pallone super tele, inequivocabile arma di guerra), che resero l’atmosfera pesantissima; nel 2024 con controlli all’ingresso. Controlli umilianti (gestiti, inoltre, da un’agenzia privata) che scoraggiarono molti dall’entrare in Risiera. Questo clima si è riproposto il 27 gennaio 2025 per la Giornata della Memoria: metal detector, sequestro di bandiere (di un sindacato e della pace…), e anche qui un’atmosfera pesante, e alcuni inaccettabili discorsi delle autorità. È questo che vogliono: rendere lugubre, insozzare una festa nazionale. Durante i recenti colloqui tra il Comitato e le autorità è emersa una sconcertante comparazione tra gli ultras di uno stadio di calcio e le cittadine / cittadini che si recano in Risiera. Senza voler demonizzare gli ultras ma solo quelli le cui pratiche di teppismo si riassumono in provocazioni/devastazioni e che sono collusi con ambienti mafiosi, è evidente che il parallelo non regge ed è svilente. Chi va in Risiera, il 27 Gennaio come il 25 Aprile, vuole andare a commemorare tutte le vittime dell’orrore nazifascista; vuole celebrare la Liberazione; vuole raccogliersi in preghiera, religiosa o laica che sia. La colpevolizzazione preventiva di cittadine e cittadini di una Repubblica democratica, come continua a essere la nostra, è, quindi, inaccettabile. Non ci stiamo, non possiamo accettare tutto questo. È stato inoltre ricordato in una conferenza stampa del Comitato 25 aprile tenutasi il 17 aprile che, tranne ad Auschwitz dove ci sono forme di controllo, in altri luoghi della memoria (Dachau, Mauthausen, ad esempio) l’accesso è libero.

Il Comitato 25 aprile, riunitosi ulteriormente il 18 aprile, vuole far sapere che la Trieste democratica e antifascista non accetta la sciocca e provocatoria militarizzazione dell’ingresso in Risiera, che è un tassello della più vasta e capillare militarizzazione dell’intera società; e farlo sapere in modo civile e rispettoso del luogo, del tremendo luogo di distruzione e annichilimento che è stato la Risiera. La Festa della Liberazione come presentata dal Comitato 25 Aprile avrà i suoi momenti salienti nella cerimonia al monumento di Sant’Anna Coloncovez (nei pressi dei cimiteri di Trieste, monumento imbrattato l’anno scorso da teppisti politici) da cui partirà un breve corteo per la Risiera. Qui il Comitato ha deciso di entrare in Risiera solo dopo la fine del discorso del sindaco Dipiazza, per sottolineare la distanza dalle parole e dai comportamenti di questo sindaco e della sua maggioranza, pur mantenendo un significativo presidio fuori dal monumento nazionale: rimangono inaccettabili i controlli di polizia e di un’agenzia privata. Convergeranno davanti alla Risiera anche altri movimenti e gruppi politici non organici al Comitato 25 Aprile che lì si riuniranno per presìdi e volantinaggi e il cui diritto di manifestare va difeso con ogni mezzo: abbiamo, con questi ultimi, parole d’ordine e metodi di protesta diversi (nella comune sensibilità antifascista), ma a nessuno può essere demandata la cernita di chi possa manifestare e di chi no.

Dopo la cerimonia, nel pomeriggio ci saranno molte iniziative in città, nei paesi della provincia e in Carso. Noi storicamente siamo legati alla bella Festa della Liberazione che da diversi decenni Rifondazione Comunista organizza nella Casa del Popolo “Giorgio Canciani” di Sottolongera/Podlonjer. Il Comitato 25 Aprile ha giustamente affermato che Trieste è l’unica città di dimensioni analoghe che non festeggia il 25 Aprile ma lo commemora, e non lo fa nel centro cittadino. Ebbene, noi ricordiamo che a Sottolongera/Podlonjer, appena fuori città, da anni e anni si svolge una bellissima festa, in cordialità e convivialità, pranzo collettivo, musica, riflessioni comuni, diffusione di materiale sulla Resistenza e l’antifascismo. E che questa festa l’hanno organizzata, negli ultimi trent’anni, i comunisti e le comuniste di Rifondazione, insieme alla festa del 1° Maggio a Santa Croce/Križ. Noi invitiamo ad andare a Sottolongera/Podlonjer che sarà uno dei punti importanti delle celebrazioni dell’80° della Liberazione. Celebrazioni, incontri, mostre, passeggiate e feste che sono state pensate e organizzate dal 1° gennaio e che proseguiranno per tutto l’anno, grazie all’impegno del Comitato 25 aprile. La Liberazione dal nazifascismo è ora e sempre, è esperienza quotidiana, anche per lottare contro i nuovi spettri dell’autoritarismo, del militarismo, del razzismo e della violenza che sono all’opera a Mosca come a Bruxelles, in Siria come negli Stati Uniti, e nella Palestina e Ucraina martirizzate.

*“…Nel cortile interno, proprio di fronte alle celle, si trova l’edificio destinato alle eliminazioni con il forno crematorio il cui impianto è interrato. Dopo essersi serviti dell’impianto del preesistente essiccatoio, i nazisti lo trasformano in forno crematorio. Questa nuova struttura viene collaudata il 4 aprile 1944, con la cremazione di settanta cadaveri di ostaggi fucilati il giorno prima nel poligono di tiro di Opicina.
L’edificio del forno crematorio e la connessa ciminiera vengono distrutti con la dinamite dai nazisti in fuga, nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, per eliminare le prove dei loro crimini. Tra le macerie vengono rinvenute ossa e ceneri umane raccolte in tre sacchi di carta, di quelli usati per il cemento.
Il numero di persone che ha perso la vita nella Risiera di San Sabba varia tra le 3 mila e le 5 mila. Ma in numero ben maggiore sono stati i prigionieri e i rastrellati passati dalla Risiera e da lì smistati nei lager o al lavoro coatto…” (https://deportati.it/lager/risiera/risierasansabba/)

partigiani_fiorentini


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