De Gennaro è trasparente

De Gennaro è trasparente

di Stefano Galieni – «La nomina di Gianni De Gennaro è stata una scelta “innovativa” contro ogni opacità e presa con la massima trasparenza». Questa la risposta del presidente del Consiglio Enrico Letta durante il question time ad una domanda posta da un parlamentare del Movimento 5 Stelle rispetto ai criteri che avevano portato a scegliere il discusso prefetto alla guida di una azienda di importanza strategica come Finmeccanica. Inevitabile dire che il termine “trasparenza” accostato a Gianni De Gennaro lascia un po’ attoniti. La carriera del funzionario che sarà chiamato a gestire l’asse portante del settore produttivo militare parla da sola. Una storia costellata di promozioni e di benemerenze, iniziata alla squadra mobile di Alessandria e che velocemente lo ha visto all’apice, sempre in posizioni rilevanti, dell’apparato statale. Capo della Polizia, capo del Dis (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) da ultimo sottosegretario nel governo Monti alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi, De Gennaro ha rappresentato quella continuità che ha sempre caratterizzato gli apparati più delicati dello Stato in condizioni di sovranità limitata dal dopoguerra in poi. L’asse preferenziale con gli Usa, in particolare con l’Fbi, lo vede come degno erede di tanti uomini in passato coinvolti nel periodo più torbido della vita politica del Paese. L’uomo insomma che restava al suo posto, anzi saliva di grado, nonostante i cambi di governo e le numerose opacità emerse durante il suo percorso di funzionario dello Stato. La vicenda per cui passerà alla storia, totalmente impunito, riguarda i fatti concernenti il G8 di Genova, dalla morte di Carlo Giuliani, all’irruzione atroce nella scuola Diaz, fino alla macelleria di Bolzaneto. Una vicenda ancora non conclusa per cui hanno solo in parte pagato i “pesci piccoli” ma da cui De Gennaro, e gli uomini che erano a lui fedeli, hanno tratto solo che promozioni e scatti di carriera. Uno di quei tanti casi in cui fra verità storica, dimostrata da una mole di documenti, e verità giudiziaria, resta un abisso. C’era da aspettarsi che giunto alla soglia dei 65 anni – li compirà ad agosto – e dopo 40 di servizio, per De Gennaro fosse giunto il tempo di avvicinarsi, nonostante la riforma Fornero, alla pensione. Tra l’altro la nomina giunge attraverso una interpretazione a dir poco discrezionale della legge Frattini che, in nome del conflitto di interessi, vieta per un anno ai membri del governo di ricoprire incarichi in società che “operino prevalentemente in settori connessi con la carica ricoperta”. Interpretazione bizzarra, di fatto ad un uomo chiave dei servizi di intelligence e connesso, per il ruolo ricoperto, a colleghi dell’intera alleanza Nato, viene affidata l’azienda che produce, vende e d esporta tecnologie militari di avanguardia, armi. Di fatto prima chi prima definiva il campo delle alleanze e dei conflitti da domani venderà armi e tecnologia. Ma De Gennaro aspirava a quella carica già da tanti anni. Già dopo il 2007 quando ebbe termine il suo incarico come Capo della Polizia, si mormorava nei corridoi del Viminale di un futuro in una “grande azienda”, invece venne prima l’incarico ai Servizi e poi il posto da sottosegretario. Il tutto, nonostante i processi per Genova fossero ancora in corso, con estrema facilità e con il plauso bipartisan di centro destra e centro sinistra, con rare eccezioni. «Quanti santi ha in paradiso De Gennaro? – ha commentato, dopo il parere favorevole alla nomina dell’Antitrust, il parlamentare dell’M5S Massimo Artini – A noi non ci convince una persona che capisce molto di servizi segreti e nulla di politica industriale. Per questo assicuriamo vigilanza su questo tema e le saremo col fiato sul collo». Ha concluso replicando alla risposta del Presidente del Consiglio. «Letta dice che la scelta di De Gennaro alla guida di Finmeccanica è stata fatta con “massima trasparenza”: lo vada a raccontare alle vittime della Diaz e di Bolzaneto, a tutte le persone che sono state massacrate di botte a Genova nel 2001 mentre De Gennaro era a capo della Polizia! – ha commentato il Segretario del Prc Paolo Ferrero – Noi pensiamo che non saprà far funzionare l’azienda, mentre sarà certamente in grado di distruggerla, svenderla e privatizzarla, considerato che sa come si fa a gestire la protesta degli operai. E, a proposito di trasparenza, ci terremmo infine a sapere quale sarà lo stipendio di De Gennaro in questo nuovo incarico». Insomma il prefetto De Gennaro a Finmeccanica e il prefetto Alessandro Pansa all’Ansaldo. Sembra proprio che i lavoratori si ritroveranno presto come dirigenti persone competenti in materia di repressione del conflitto. Forse una coincidenza ma è difficile, come ha fatto il governo delle “larghe intese”, parlare di nomine frutto del rinnovamento.


Sostieni il Partito con una



 
Appuntamenti

PRIVACY






IT25W0538703202000035040300 presso BPER Banca o IT16C0760103200000039326004 presso PosteItaliane S.p.A.