Le classi sociali nell’Italia di oggi

Le classi sociali nell’Italia di oggi

I seminari autunno-invernali di Rifondazione -

6 Le classi sociali nell’Italia di oggi

  • Pier Giorgio Ardeni

discussant:

  • Loris Caruso
  • Tania Toffanin
  • Marco Fama

Lunedì 9 dicembre 2024

Cinquant’anni fa Paolo Sylos Labini pubblicò il “Saggio sulle classi sociali”, un libro che rivoluzionò l’idea stessa della struttura sociale italiana, mettendo in luce come negli anni del boom economico si fosse formato un vasto ceto medio, non più proletario e non ancora borghese. La situazione socioeconomica, oltre che politica del nostro Paese, è da allora profondamente cambiata più volte. Dall’impetuoso sviluppo delle lotte operaie degli anni Settanta, che ha cambiato il volto del paese, insieme alla struttura e al peso delle retribuzioni, al processo inverso che a partire dagli anni ottanta a visto implodere la forza del movimento operaio, ridimensionandone radicalmente il peso politico, ricollocando i salari e le retribuzioni ai livelli più bassi del continente europeo. Anche le condizioni economiche di parte dei ceti intermedi hanno subito uno schiacciamento verso il basso e aree di piccola borghesia industriale sono entrate in grave sofferenza, mentre è l’insieme della struttura portante dell’industria italiana che subisce una perdita importante di competitività.

In questo mezzo secolo nessuno è più tornato a indagare come sarebbe stato necessario la società e per molto tempo ci si è accontentati di dire che «le classi non ci sono più».

Pier Giorgio Ardeni è ‘tornato sul luogo del delitto’, riprendendo il lavoro di analisi laddove lo aveva lasciato Sylos Labini. Il risultato della sua ricerca descrive i cambiamenti intervenuti e come l’Italia intera è ancora attraversata da differenze sociali che permangono forti e nette, che limitano la mobilità sociale, l’accesso all’istruzione, le possibilità e le opportunità. Certo, il peso relativo delle classi è variato e con esso il loro peso ‘politico’ ma, ancora oggi, a differenza del contesto di origine, nel titolo di studio e nella professione corrispondono disuguaglianze nella distribuzione del reddito. Ed è proprio da questi aspetti che bisogna ripartire per ripensare la crisi della democrazia e della rappresentanza.

 


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