ENRICO CALAMAI, LO “SCHINDLER DI BUENOS AIRES”, SI E’ ISCRITTO A RIFONDAZIONE

ENRICO CALAMAI, LO “SCHINDLER DI BUENOS AIRES”, SI E’ ISCRITTO A RIFONDAZIONE

L’ex-ambasciatore Enrico Calamai ha deciso di iscriversi a Rifondazione Comunista e ne ha spiegato le ragioni in una lettera che pubblichiamo. “L’adesione al nostro partito di una personalità di assoluto valore come Enrico Calamai, per la quale si può usare senza retorica la parola eroe, ci onora e incoraggia a resistere in questi tempi assai difficili per chi lotta per la pace e la giustizia sociale”, dichiara il segretario nazionale del partito Maurizio Acerbo. Enrico Calamai è stato definito “lo Schindler di Buenos Aires” per aver salvato negli anni settanta da torture e morte centinaia di oppositori delle dittature militari quando era console in Cile e in Argentina. La sua esperienza l’ha raccontata in due libri, Faremo l’America. L’impossibile normalità di un console italiano in Argentina negli anni della dittatura (Edizioni Angolo Manzoni, 2002) e Niente asilo politico. Diplomazia, diritti umani e desaparecidos (Editori Riuniti, 2003). Alla sua storia è stata dedicata una miniserie tv andata in onda su RAI 1. Nel 2024 è uscito il film documentario “Enrico Calamai. Una vita per i diritti umani”. Nel 2004 è stato decorato con l’Orden del Libertador General San Martín presso l’ambasciata della Repubblica Argentina in Italia e dal 2010 è onorato nel Giardino dei Giusti di Milano. Da anni porta nelle scuole, nelle università, nelle manifestazioni e nelle associazioni la sua testimonianza, senza smettere di battersi con passione e impegno per i diritti degli ultimi. Dall’agosto del 2018 è attivo nel gruppo “Mani rosse antirazziste” che ogni settimana a Roma, manifesta davanti al Ministero degli interni contro quello che ha definito “migranticidio”. È presidente onorario della sezione Anpi “La Staffetta Partigiana” di Colleferro, in provincia di Roma. E’ stato candidato come indipendente nel 2022 e ha fatto parte del coordinamento di Unione Popolare.

LA LETTERA DI ENRICO CALAMAI

Perché mi sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Mai in vita mia, essendo nato a guerra conclusa, ricordo di aver vissuto una congiuntura internazionale di tale gravità come quella che attanaglia oggi l’Europa e in particolare l’Italia.
La guerra e le politiche di sterminio sono diventate normali strumenti di una politica internazionale che sta provocando centinaia di migliaia di morti alle porte del nostro Paese.
La guerra, consapevolmente provocata da NATO e USA, tra Ucraina e Federazione Russa, per la quale intere leve di giovani vengono sacrificati nelle trincee e nelle città di confine, rischia concretamente di trasformarsi in un conflitto atomico globale, il genocidio in corso in Palestina, l’aggressione al Libano, le continue provocazioni nei confronti di Yemen e Siria, con una possibile escalation all’Iran, le numerose altre guerre alimentate e provocate dall’Occidente, come in Sudan e Congo, le politiche stragiste messe in campo per “governare” i flussi migratori secondo gli interessi occidentali, che chiamiamo migranticidio, le catastrofi cosiddette naturali conseguenti ai mutamenti climatici prodotti da un modello di sviluppo estrattivista, sono l’inevitabile ed estrema conseguenza di un sistema economico capitalista in chiave neoliberista.
Solo un’alternativa globale sia sul piano economico, sia su quello culturale e di etica politica, che non posso non definire richiamandomi all’elaborazione che negli anni ’70 del secolo scorso portava al tentativo ambizioso dell’Eurocomunismo, ovvero di un comunismo democratico visto come piena attuazione della Costituzione antifascista.
Queste considerazioni mi hanno spinto a aderire al Partito della Rifondazione Comunista, pur in un momento difficile della sua storia, in quanto a mio avviso unico strumento presente per la ricomposizione di una sinistra autentica che risponda alle attese delle classi lavoratrici e popolari, nonché in particolare ai giovani sfiduciati che da anni non si sentono più rappresentati.
In questi anni ho avuto modo di conoscere e apprezzare l’operato politico, l’apertura culturale e la qualità umana di Maurizio Acerbo e mi ritrovo pienamente nella sfida per una sinistra pacifista, antirazzista aperta nelle alleanze ma ferma nei contenuti.

Enrico Calamai


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