3 Fascismo e neo-fascismo, ovvero: Quanto fascismo c’è nel post-fascismo?
Pubblicato il 19 nov 2024
I seminari autunno-invernali di Rifondazione -
relatrice: Rita Scapinelli
discussant:
Gianfranco Pagliaru
Saverio Ferrari
Raul Mordenti
Lunedì 18 novembre 2024
I sempre più blandi tentativi messi in atto dal governo in carica per dissimulare la profonda nervatura fascista del proprio background culturale lasciano via via il passo a politiche dal segno inequivoco, tutte rivolte, in modo sempre più organico, a smantellare i principi e le forme che reggono l’architettura costituzionale, a corrompere i connotati della repubblica parlamentare, a minare i fondamenti istituzionali della democrazia, anche quella di impianto liberale, per sostituirvi un regime autoritario, intimamente repressivo di ogni forma, persino la più blanda, di dissenso, insofferente verso la divisione dei poteri dello Stato e proteso a concentrare tutto il potere nelle mani dell’esecutivo. L’intrinseco classismo che vede nella diseguaglianza l’elemento fondante delle relazioni umane, il disprezzo e la persecuzione del diverso sono tratti inequivocabili di quello che Umberto Eco definì “fascismo eterno”, un fascismo “inossidabile”, un insieme di tratti psicosociologici sempre pronti a riemergere e che costituiscono lo “zoccolo duro” di qualsiasi regime che possiamo definire “fascista” anche senza gagliardetti e camicie nere (che pure abbondano, tutt’altro che rimosse, nella vulgata neo-fascista).
Eco ce li propone, in una sintesi perfettamente riconoscibile: il culto mitico della tradizione contro il rifiuto della modernità e della ragione; il culto dell’azione fine a se stessa; il rifiuto della critica e del pensiero critico, perché il disaccordo è sinonimo di tradimento; la paura della differenza, l’incontenibile pulsione razzista, l’elitismo e il disprezzo per i deboli; la necessità di un nemico, della guerra permanente e il rifiuto di qualsiasi forma di pacifismo; il mito della guerra come elemento regolatore dei conflitti; il popolo considerato come un unico insieme la cui volontà deve essere interpretata da un duce, da un conducator che ne esprime ed esalta le ancestrali virtù; il patriarcalismo machista, il disprezzo misogino, l’intolleranza e la violenza contro le abitudini sessuali non conformiste.
Quando una di queste caratteristiche si palesa, intorno ad essa, prende forma e si organizza il fascismo. E a questo punto, cosi pare a noi, ci troviamo.
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