
Rinaldi (Prc): “No Muos, sentenza Tar impone stop lavori. Governo ne prenda atto”
Pubblicato il 10 lug 2013
di Fabio Sebastiani – da controlacrisi.org -
Rosy Rinaldi è membro della segreteria nazionale del Prc e responsabile Ambiente, territorio e beni comuni.
Innanzitutto, una domanda preliminare sul rapporto tra partiti e movimenti. Lo dico perché sul web sono in molti a cantare, giustamente vittoria, sottolineando al contempo l’assenza dei partiti. Cosa replichi?
La verità è che nel Comitato “No Muos” i nostri compagni di Niscemi ci sono e noi abbiamo anche partecipato alla manifestazione nazionale contro il Muos di qualche mese fa. Ci sono tutte le nostre strutture sia di Niscemi sia della Federazione provinciale e regionale del Prc. Poi, come spesso capita, nella dialettica tra comitati e partiti c’è sempre qualche interferenza esterna. Alle manifestazioni ci siamo andati sempre con le nostre bandiere. E abbiamo costantemente sostenuto la lotta con dichiarazioni chiare e nette dei vertici del Prc.
Qual è il risultato immediatamente fruibile della sentenza del Tar della Sicilia?
Il risultato della sentenza del Tar consiste nel respingere il ricorso del ministero della Difesa che chiedeva di sospendere l’atto di sospensione dei lavori emanato dalla Regione Sicilia. Il Tar non ha ravvisato, in pratica, ragioni sufficienti per sospendere il provvedimento della Regione Sicilia. Andranno lette le motivazioni, ma è chiaro che è un risultato molto importante. Intanto i lavori vengono sospesi e vige l’atto della Regione. Lo studio delle carte e l’atto della Regione sovrintende a quello che il ministero voleva fare, cioè far andare avanti i lavori. Un fatto significativo che fa ben sperare per il futuro. Su questo processo si muovono interessi poderosi. Come abbiamo percepito con la vicenda della nomina dei tecnici di parte. Quello del Politecnico di Torino, infatti, lo volevano sostituire.
Tuttavia non si può sfuggire alla suggestione del terribile sbilanciamento dei poteri in campo…
E’ evidente che per quanto riguarda gli Stati Uniti giudicano quello un loro territorio da espugnare dalla podestà delle amministrazioni locali. I quattro Muos nel mondo sovrastano qualsiasi altra istanza ed esigenza semplicemente perché fanno parte di grandi apparati globali di guerra. Che ci siano le sugherete storiche e il paese a pochi passi con il rischio di malattie gravissime causate dall’inquinamento elettromagnetico non ha alcuna importanza. Per fare un paragone a Niscemi c’è un impianto più grande dell’impianto del Vaticano a Cesano che ha generato immani disastri. E’ quello un primo gradino dell’indagine epidemiologica. C’è, ma gli Usa non la riconoscono. Non è che la politica debba trasformarsi in tifoso di questo o quel tecnico o di questi o quei dati, il punto sono le indagini serie e, nel frattempo, come giustamente ha detto la Regione Sicilia, i lavori vengono sospesi.
Il percorso, tuttavia, è ancora lungo, ci sono altri ricorsi in ballo e altre “carte bollate”.
Questa volta c’è una sentenza che dice che l’atto della Regione è vigente e il tentativo del ministero di far bloccare l’atto è da annullare. Dal punto di vista del rigore giuridico la sentenza del Tar dice che non ci sono le condizioni per sospendere il provvedimento della Regione. In attesa, certo, degli studi epidemiologici. E’ vero che il ministero dovrà ricorrere al Consiglio di Stato ma intanto dovrebbe valere l’applicazione della sentenza anche se si tratta di impianti militari.
La questione dell’integrità ambientale e della salute è qualcosa che ancora si dibatte nelle aule dei tribunali, marcando un ritardo ancora più forte della politica e delle istituzioni.
Intanto, va registrato che soprattutto questo governissimo sta portando avanti ancora una volta gli interessi delle aziende. Soltanto pochi giorni fa abbiamo fatto un comunicato stampa sulla vicenda della libertà di inquinamento delle aree da parte delle aziende. Ci aspettavamo che il governo davvero cominciasse ad avviare un fondo con le risorse economiche utili a disinquinare. E’ evidente che questo governo continua a fare gli interessi dei poteri economici forti. E di fronte alla generalizzazione dell’inquinamento stabilisce il principio della compatibilità economica. Che le bonifiche abbiano un costo rilevante è vero ma allora il punto è che fin dall’origine ci deve essere una chiamata in causa delle aziende rispetto alla responsabilità sociale.
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