
Rifondazione-UP: Ponte Galeria, nei CPR si continua a morire
Pubblicato il 4 feb 2024
Non sappiamo ancora il nome, solo la nazionalità guineana, di un ragazzo di 22 anni, che dopo essere stato trasferito da un altro simile inferno, quello di Trapani, si è suicidato nel Centro Permanente per i Rimpatri di Ponte Galeria. Alla morte del ragazzo, profondamente depresso, è seguita una rivolta tuttora in corso, con il conseguente intervento repressivo delle forze dell’ordine. Questo accade mentre il governo, proseguendo il programma dell’ex ministro Minniti, intende aprire un CPR in ogni regione, anzi arriva ad organizzare la delocalizzazione della detenzione in Albania con grandi spese per fini propagandistici. Ribadiamo che la detenzione amministrativa, in qualsiasi forma venga applicata, in quanto contraria allo stato di diritto e lesiva della dignità delle persone deve essere totalmente abolita e che questi Centri, finanziati in maniera onerosa dallo Stato, vanno chiusi immediatamente. Il solo modo per affrontare le condizioni di assenza di titoli per cui si è presenti nel territorio nazionale è un processo di regolarizzazione ad personam sganciato da vincoli. Nei CPR non ci sono persone che hanno commesso reati ma si è reclusi unicamente a causa di un provvedimento di espulsione dovuto all’assenza di un permesso di soggiorno e di un contratto di lavoro. Mentre al governo e in parlamento si finanziano queste galere, nei CPR si continua a morire. Sono oltre 40 persone quelle che hanno perso la vita in 25 anni di vulnus democratico. Chiudere i CPR sarà sempre un nostro obiettivo primario.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Stefano Galieni, responsabile immigrazione del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, Coordinamento Unione Popolare
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