
Presidente Napolitano, lei deve difendere la Costituzione
Pubblicato il 4 lug 2013
di Alfonso Gianni -
“L’Egitto nelle mani dell’esercito” titolano agenzie e giornali on line in queste ore drammatiche per lo sorti del popolo egiziano. Contemporaneamente si fa strada un’altra notizia, per fortuna per ora meno tragica, che ci fa però capire che anche da noi è in atto uno stravolgimento istituzionale, anche se meno brusco.
Si è riunito il Consiglio supremo della Difesa, organo costituzionale (art.87 Cost.), presieduto dal Presidente della Repubblica in carica ed ha discusso della vicenda degli F35. Al termine ha emesso una nota nella quale si legge testualmente che nel “rapporto fiduciario” tra parlamento e Forze armate, “che non può che essere fondato sul riconoscimento dei rispettivi distinti ruoli”, la “facoltà del Parlamento” di “eventuale sindacato delle Commissioni Difesa sui programmi di ammodernamento delle Forze armate, non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’Esecutivo”.
Alla riunione, tenutasi al Quirinale, hanno direttamente partecipato il premier Enrico Letta, il ministro degli Esteri Emma Bonino, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, il ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni, il ministro della Difesa Mario Mauro, il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, il capo di stato maggiore della Difesa ammiraglio Luigi Binelli Mantelli.
In altre parole sugli F35 non decide il Parlamento ma le Forze Armate. Del resto il Ministro della difesa Mauro aveva già dichiarato che in un modo o in un altro l’Italia non può uscire dalla partita degli F35.
Era già chiaro quanto la mozione votata in via compromissoria alle camere fosse ambigua al punto da essere immediatamente oggetto di interpretazioni diverse e che tra queste avevano subito avuto la meglio quelle estensive, che giocando sull’aggettivo “ulteriore”, mettevano una pietra sopra su quanto era già stato acquisito in termini di sistemi d’arma.
Ma evidentemente gli Stati maggiori non si sono accontentati di questa ambiguità in fondo già favorevole a loro. Hanno deciso di aprire un vero e proprio conflitto istituzionale con le prerogative del Parlamento, revocando in dubbio la possibilità di quest’ultimo di decidere sulla materia e sconfessando quindi la stessa maggioranza parlamentare su cui il governo si regge.
Ma ciò che è più grave è che tutto ciò avviene sotto l’ala protettrice della Presidenza della Repubblica. Quest’ultima non si limita un giorno sì e l’altro pure a lanciare moniti al Parlamento affinché quest’ultimo non metta in difficoltà il governo delle larghe intese, ma, fino a prova contraria che auspicherei con forza, decide di avallare il rovesciamento delle decisioni parlamentari.
Anche il nostro paese è dunque in mano all’esercito al punto che il Parlamento non può mettere naso nelle sue decisioni? Il parlamento può solo convertire in legge i decreti del governo che, ad esempio, sconvolgono le attese di milioni di pensionati, mentre invece deve restare muto sui temi della politica internazionale e di difesa che hanno così rilevante impatto economico sul nostro bilancio in un periodo di profonda crisi? Il ruolo del Presidente della Repubblica di alto garante della Costituzione dove è finito? Dobbiamo ritenere che il Presidente Napolitano si presti a legalizzare una sorta di colpo di stato soft, ma non meno grave dal punto di vista della salvaguardia delle istituzioni e del sistema democratico?
Non sono domande da poco né fatte a cuor leggero. Alle quali mi auguro possano giungere risposte negative e rassicuranti. Ma mentre si giocherella alla comica partita della Santanchè vicepresidente della Camera (dei deputati) l’ordine istituzionale democratico rischia di venire travolto.
da Huffingtonpost.it
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