
Sombrilla y ladrillo, splendori e miserie dell’economia spagnola
Pubblicato il 3 lug 2013
di Giuseppe Grosso -
Sombrilla y ladrillo (ombrellone e mattone). Ovvero splendori e miserie dell’economia spagnola, che, tradizionalmente debole nel settore produttivo, ha sempre puntato forte sul turismo e sull’edilizia, catalizzatori prima del boom economico d’inizio millennio e poi del tracollo degli ultimi anni, inestricabilmente intrecciato alla crisi del mercato immobiliare.
Ma se il turismo, soprattutto grazie alle visite dall’estero, riesce a reggere all’onda d’urto della crisi e persino generare impiego, per quanto effimero (l’inizio della stagione estiva ha fatto registrare un calo della disoccupazione parallelamente ad un’impennata di contratti a tempo determinato), l’edilizia crolla verticalmente. Non è in sé sorprendente che il prezzo degli immobili segua l’andamento dell’economia, ma in Spagna il fenomeno ha raggiunto dimensioni sconosciute agli altri paesi europei ed è legato a doppio filo con la crisi bancaria e con la piaga sociale degli sfratti. Basti dire che dai tempi della cosiddetta bonanza (fine del 2007) ad oggi, il prezzo delle case nella capitale è crollato del 40%, scendendo addirittura ai livelli del 2003. Secondo uno studio della Socieded de tasación pubblicato in questi giorni, il metro quadrato a Madrid costa in media 2.805 euro attestandosi per la prima volta in dieci anni sotto la soglia dei tremila euro. Rispetto a giugno del 2012 la caduta è di 8 punti ma solo nei primi sei mesi dell’anno in corso gli immobili madrileni si sono deprezzati del 6%.
Ciononostante il mercato immobiliare è in totale stasi. L’offerta sovrasta la richiesta e i cartelli «se vende», disseminati per ogni strada della capitale in quantità dilagante, rimangono per mesi appesi ai portoni. La stessa necessità che induce molti spagnoli a vendere (spesso per coprire un mutuo che non si riesce più a pagare) impedisce di compare. È un vero e proprio circolo vizioso – conseguenza diretta dello scoppio della bolla immobiliare – che sta soffocando anche la parte sana dell’edilizia e del suo indotto, uno dei settori più fustigati dalla crisi: le piccole e medie imprese costruttrici chiudono a migliaia e le figure professionali legate all’edilizia sono le più numerose nelle lunghissime liste di collocamento.
All’orizzonte non si intravede nessuna ripresa e la paralisi del mattone, ormai patologica, è destinata a protrarsi. Le cause sono varie e note: in primo luogo l’esponenziale perdita del potere d’acquisto della popolazione legato all’esorbitante tasso di disoccupazione; poi la difficoltà dell’accesso al credito che spesso preclude anche a chi ha una stabilità lavorativa la possibilità di affacciarsi al mercato immobiliare. Conseguenza, quest’ultima, di un cambio di rotta da parte delle banche spagnole che stride con la leggerezza con cui ai tempi della bolla immobiliare (che hanno contribuito a creare) dispensavano prestiti persino superiori al valore dell’immobile, speculando così sugli interessi e sui guadagni.
Il deprezzamento degli immobili incide in misura maggiore sugli abitanti dei quartieri più popolari della capitale: le abitazioni di Carabanchel e Vallecas, che sono le zone di Madrid con il tasso di disoccupazione più alto (rispettivamente 23 e 26%), hanno subito la svalutazione più consistente. Chi ha chiesto un finanziamento per l’acquisto di una casa in questi quartieri all’epoca del boom edilizio sta pagando un mutuo per un importo in molti casi doppio rispetto all’attuale valore di mercato dell’immobile. Una vera e propria tragedia in caso d’insolvenza, dato che la casa viene rivenduta all’asta dalla banca secondo l’attuale valore, lasciando così l’inquilino senza immobile ma con un debito che può superare il 50% del mutuo concesso all’acquisto.
Il Manifesto – 03.07.13
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