Il governo della camomilla

Il governo della camomilla

di Ritanna Armeni -
Una toccatina alle pensioni, che non guasta mai, il rinvio del’Imu per mantenere buono Berlusconi, un rinvio anche dell’Iva, per mostrare attenzione nei confronti dei consumi popolari e poi l’annuncio che si pagherà tutto, e altro ancora, in autunno, quando l’anticipo Irpef diventerà saldo.

Intanto piccole tasse che dovrebbero rimanere sotto traccia per mettere a posto i conti che comunque sfuggono. Infine un po’ di enfasi sulle misure europee, qualche promessa per i giovani, qualche altro rinvio, qualche altra promessa. Il governo Letta sta cercando in queste settimane di far trangugiare ai cittadini italiani ettolitri di camomilla, tranquillizzando, rinviando, promettendo, spostandosi con piccoli passi da una parte all’altra e rimanendo, di fatto, al punto di partenza. I quotidiani possono riempire pagine e pagine su questo e su quel provvedimento dell’esecutivo, possono far esprimere su quelle notizie e su quei numeri valenti economisti.

Leggerli può essere un utile esercizio di microeconomia ma non fa assolutamente capire che cosa intende fare il governo nelle prossime settimane per rispondere ad un crisi sempre più pressante. Le promesse di oggi qualche giorno dopo sono già cambiate, i numeri e i dati possono capovolgersi, le misure, quando ci sono, sono così inconsistenti che non vale neppure la pena di aprire una discussione.

E allora a che cosa serve tutto questo? A coprire un vuoto che altrimenti apparirebbe mostruoso e allarmante. Oggi i dati sull’occupazione sono tragici. Disoccupazione in aumento, mai così male dal 1977: a maggio tocca il 12,2 per cento, dice l’Istat. Davvero si pensa che una situazione di questo tipo possa essere, non dico sanata, ma affrontata con un rinvio dell’Imu e dell’Iva e con qualche tassa in più sulle merendine e sulle sigarette elettroniche?

C’è una sproporzione troppo grande fra la situazione del paese e il comportamento del governo. Fino a quando l’effetto calmante della camomilla avrà il suo blando effetto? È evidente che si spera fino al 20 settembre, fino alla fatidica data delle elezioni tedesche che dovrebbero rendere i politici di quel paese più miti di fronte alla richieste europee. Nel frattempo continuiamo a bere camomilla e ad accontentarci di assistere ai litigi, alle beghe, alle divisioni fra i partiti. È questa l’unica politica che il paese può seguire, dal momento che quella del governo non si vede.

da Huffingtonpost.it


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