Grillino e di governo, Di Pietro ci riprova

Grillino e di governo, Di Pietro ci riprova

di Andrea Colombo ::

Antonio Di Pietro ci riprova. Come “semplice cittadino”, come iscritto e militante, non più, parola sua, come leader di partito. Dal simbolo dell’Idv, passato nel giro di pochi mesi da una forza di oltre l’8% allo zero e qualcosa, scomparirà il suo nome. Alla fine del congresso straordinario iniziato ieri a Roma ci sarà un nuovo segretario, scelto dagli iscritti tra tre candidati: Ignazio Messina, che incarna la massima discontinuità con la lunga era dipietrista ma una piena continuità con il vecchio gruppo dirigente; Nicola Scalera, ambientalista, proveniente dalla mobilitazione di base di Capua, outsider assoluto; Niccolò Rinaldi, europarlamentare sul cui nome sono confluiti ieri altri due candidati: Matteo Castellarin, rappresentante dell’area dipietrista meno coinvolta con il ceto politico, e Antonio Borghesi, ex leghista, ostilissimo alla svolta sociale e vicina alla Fiom che aveva segnato l’ultima fase dell’Italia dei Valori.
Di fronte a una platea ancora rintronata per l’improvviso ko, un Di Pietro in piena forma ammette molti errori, in particolare nella selezione del vecchio gruppo dirigente e della rappresentanza parlamentare («Per capire chi era De Gregorio bastava Lombroso»). Tiene invece botta sul punto dolente che, in tandem con l’opposizione a Monti, ha portato prima alla «campagna di denigrazione contro di noi» e poi all’isolamento: la polemica con Giorgio l’Intoccabile, il ricapo dello Stato. Rimpianti? «Lo rifarei. I fatti ci hanno dato ragione. Altrimenti non capiterebbe che il presidente della repubblica riceva con tutti gli onori uno appena condannato per prostituzione minorile e concussione. Senza spendere una parola in difesa dei magistrati». Non arretra, Di Pietro, e significa che su questo fronte non arretrerà nemmeno il partito del quale sta per diventare «semplice iscritto». Ma di qui a capire cosa il non-più-leader voglia fare dello strumento sul quale continuerà ad avere più influenza di chiunque altro ce ne passa. Di certo mira a tornare nell’area di centrosinistra, anche se non risparmia frecciate al curaro all’indirizzo dei piddini. Altrettanto certamente non vuole rompere con il grillismo, anzi «con Beppe».
Non che ci voglia molto, tra le righe, a individuare lo spazio politico che l’ex pm spera di occupare: un grillismo meno caciarone e inconcludente, mixato con la volontà e capacità di governare e di stringere alleanze, dunque riportato nell’alveo di un centrosinistra depurato dai turpi connubi dell’ultimo bienno. Per sedurre quella folta platea che la crisi delle 5 Stelle potrebbe presto mettere in libertà Tonino civetta forse troppo con gli istinti peggiori del grillismo. Dal suo intervento sono quasi spariti i temi sociali; campeggia il ritorno di fiamma giustizialista. Che quello spazio politico esista è certo, l’uomo il fiuto politico non lo ha perso. Che la nascitura nuova Idv tornata alle origini movimentiste, pronta a scommettere sulle primarie per individuare dirigenti e rappresentanti, molto più vicina alle toghe che alla Fiom sia lo strumento giusto per riuscirci, è tutto da dimostrarsi.

ANDREA COLOMBO

da il manifesto


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