Non ci provare! Un secolo di coraggio femminile

Non ci provare! Un secolo di coraggio femminile

a cura di Alba Vastano -

Prima era soltanto la solitudine, la vergogna, il malessere delle donne molestate sul lavoro (‘che vuoi che sia’). Poi è iniziata la valanga: la presa di coscienza che non si tratta ‘solo’ di un problema personale, che non è ‘solo’ delle operaie, ‘solo’ delle impiegate’, ‘solo’ di chi ha diritto a far carriera”. Scrive Silvia Garambois ( Presidente GiULiA giornaliste) nella prefazione del saggio ‘Non ci provare’ di Irene Giacobbe.

Abbiamo guardato per 4000 anni, adesso abbiamo visto” (Carla Lonzi, Carla Accardi, Elvira Banotti- Manifesto rivolta femminile –luglio 1970)

Correva l’anno 1886 . In un’Italia appena unificata, il 31 maggio di quell’anno, Italia Donati, una giovane donna, si tolse la vita. Causa: molestie sul lavoro. Lascia una lettera in cui racconta la sua storia. Una storia di soprusi e di ricatti. Soprattutto di molestie subite dalle maestre della sua epoca. All’epoca le donne insegnanti erano ancora viste dal ‘maschio’ come possibili sovversive del ruolo femminile tradizionale. Se si allontanavano da casa, in particolare per motivi professionali legati ad un’attività lavorativa, lasciando incustodito quel luogo in cui da Vestali dovevano mantenere il sacro fuoco vivo, in attesa del ritorno del signore e padrone, dovevano pagare il fio per aver trasgredito le leggi secolari del ruolo tradizionale .

Donne che sceglievano di svolgere nel pubblico un lavoro fino ad allora destinato agli uomini. Italia aveva scelto di uscire da quel ruolo, di spezzare le catene che per secoli relegavano le donne ad un unico ruolo, quello della cura del proprio focolare, dei figli, della famiglia. Italia voleva essere libera di studiare, di pensare criticamente, di esprimere le sue opinioni, di insegnare, di sentirsi parte di una società priva di barriere e confini, di diversità di genere, di affermarsi e sentirsi pari fra pari. Italia è stata molestata, mobbizzata, perseguitata. Italia si è suicidata per la disperazione. Sulla sua lapide (pagata dal Corriere della Sera) si legge:‘A Italia Donati, maestra municipale a Porciano, bella quanto virtuosa, costretta da ignobile persecuzione a chiedere alla morte la pace e l’attestazione della sua onestà’.

Dalla denuncia di quella maestra sfortunata, perché lasciata sola e priva di strumenti di lotta contro i molestatori e priva anche di solidarietà, ne scaturirono mille, diecimila, centomila un milione di denunce da donne lavoratrici. Raccontarono le molestie subite sul lavoro svariate categorie di lavoratrici. Dalle dottoresse negli ospedali, alle portantine nelle corsie delle strutture sanitarie, dalle colf, alle cuoche, dalle braccianti alle operaie. Dalle commesse alle segretarie e dalle studentesse alle docenti universitarie, dalle aspiranti attrici alle comparse. Troppe donne nel corso di oltre un secolo hanno subito molestie sessuali come ricatto per mantenere il posto di lavoro o per essere riconosciute meritevoli nello studio, quando a loro spettava di diritto.

Nel corso di un secolo, da quella tristissima vicenda di Italia Donati, quante donne hanno dovuto subire non solo l’infamia della molestia e del ricatto, ma anche l’indifferenza delle istituzioni a cui sono ripetutamente ricorse per far sì che i loro molestatori la pagassero di legge. Troppe denunce inascoltate, almeno fino al 1986. Esattamente un secolo dopo la tragica fine di Italia. Nel 1986 i Paesi della Comunità europea avviano una ricerca comune che vede i membri preposti impegnati a far luce sul mondo sommerso delle molestie e ricatti nel mondo del lavoro femminile. Nel 1987 viene pubblicato un testo che verrà presentato a Roma nel 1988. Inizia da allora una nuova storia, non facile, non risolutiva d’emblée, ma una nuova storia di indagini prende corpo.

Sulle molestie sessuali nel mondo del lavoro

Ѐ un storia annosa e ben triste che sembra non avere mai fine. Una storia contro una cultura radicata fino al midollo, quella del presunto sesso debole, del body shaming, del sessismo generata da una cultura maschilista bigotta, ignorante, tenace. Una subcultura che ha origine dalla notte dei tempi, difficile da estirpare. Eppure è anche una storia di lotte, di rivincite e di vittorie di donne che da quella condizione di sottomesse ad un dominio becero si vogliono emancipare. “ Prima era soltanto la solitudine, la vergogna, il malessere delle donne molestate sul lavoro (‘che vuoi che sia’). Poi è iniziata la valanga: la presa di coscienza che non si tratta ‘solo’ di un problema personale, che non è ‘solo’ delle operaie, ‘solo’ delle impiegate’, ‘solo’ di chi ha diritto a far carriera”. Scrive Silvia Garambois ( Presidente GiULiA giornaliste) nella prefazione del saggio ‘Non ci provare’ di Irene Giacobbe.

Per chiamarle molestie occorrerà arrivare alla fine degli anni ottanta del Novecento, un secolo dopo il suicidio di Italia Donati. Fu in quel periodo che i sondaggi sul mondo del lavoro femminile ‘fanno sospendere il respiro’ . Si evince che una donna su tre è vittima di molestie sul lavoro, una donna su tre soffre ‘per atteggiamenti denigratori e melliflui’. Mentre ai tempi della Donati la molestia veniva addirittura schernita dall’opinione pubblica e la molestata considerata persino visionaria, oggi è ben definita. Si traduce in una serie di atti, parole e gesti di carattere sessuale imposta alla donna lavoratrice in forma ricattatoria e contro la sua volontà.

“I territori della molestia sessuale sono molteplici– scrive Irene Giacobbe nel suo saggio- può accadere di essere oggetto di molestie da parte di sconosciuti, per strada. Può accadere in luoghi chiusi come bus, metro, cinema, teatro, casa .. web, chat, social. Nei confronti di uno sconosciuto la risposta si trova. C’è una reazione, c’è riprovazione, un disagio momentaneo e il sostegno da parte degli altri. Ma quando accade sul posto di lavoro? Beh allora cambia tutto. Il molestatore è conosciuto, il molestatore ha potere, il molestatore ti prende di mira”. Il rischio della donna molestata sul lavoro è proprio la perdita del diritto al lavoro e cedere al molestatore è l’infimo prezzo da pagare per mantenere un diritto legittimo.

“Non esistono luoghi di lavoro esenti da molestie -scrive Irene- La molestia puo’ avvenire ovunque. Come non esistono Paesi immuni da molestie”. I dati delle ricerche sulle molestie, a partire dagli anni ‘80, in percentuale parlano chiaro: Inghilterra51%/Olanda 55%/Germania 59%/Belgio 30%/Spagna84%/Italia35%. In Asia e Oceania il fenomeno si attesta oltre il 50 %. Ben oltre il 50 % in Messico e in Sud America.

Movimenti femministi e leggi in Italia

Nonostante i drammatici dati sopra riportati i movimenti di protesta prendono corpo e succede qualcosa di rivoluzionario. Molte lavoratrici molestate realizzano di non essere sole. Si uniscono nelle lotte. Ѐ una forza incontenibile che non tace, che denuncia, che scende in piazza. Nascono movimenti femministi come ‘Se non ora quando’, Non una di meno’ e il #Metoo , anche se quest’ultimo ha una connotazione prettamente generata dai fatti hollywoodiani, relativi al produttore cinematografico statunitense Harvey Weinstein e perde di afflato fra le femministe storiche, non certo legate al gossip del mondo della celluloide .

Il primo reale riconoscimento delle molestie sul lavoro avverrà nel 2019. L’organizzazione mondiale del lavoro ratifica la Convenzione sulla violenza e le molestie nei luoghi di lavoro. Il 15 gennaio 2021 la Convenzione viene recepita anche in Italia. In Parlamento dal 2021 sono presenti tre diversi disegni di legge contro le molestie: n.655 (Senato)prima firmataria senatrice Valeria Fedeli; n. 1597 (Senato)prima firmataria senatrice Valeria Valente; n.1628 (Senato) prima firmataria (ex) senatrice Maria Rizzotti. I tre disegni di legge hanno in comune la richiesta di innalzare le pene, prevedendo la reclusione per gli autori: da 5 a 10 anni per la proposta della senatrice Fedeli. Da 2 a 4 anni per la proposta della senatrice Valente. Da 6 mesi a 2 anni per la proposta della senatrice Rizzotti.

Leggi internazionali sui diritti delle donne

La piattaforma di Pechino del 1995 a cui parteciparono più di 2000 diverse organizzazioni e associazioni di 200 Paesi
La convenzione di Istanbul entrata in vigore il primo agosto del 2014. Ѐ il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne
La Convenzione Ilo n. 190
Con l’approvazione della legge n.4 del 15 gennaio 2021 l’Italia ha ratificato la Convenzione Ilo.La Convenzione definisce violenza e molestie come un insieme di pratiche, comportamenti, atti e minacce che mirano a provocare o sono suscettibili di provocare danni fisici, psicologici, sessuali o economici che danneggiano la salute, la dignità, la famiglia e l’ambiente sociale e chiede agli Stati membri ‘tolleranza zero nel mondo del lavoro’

Della storia di Italia Donati, drammatica storia derivante da una subcultura che per secoli ha remato contro il rispetto e la dignità femminile, Irene Giacobbe ne descrive i tortuosi passaggi storici e culturali nel suo saggio ‘Non ci provare, un secolo di coraggio femminile’. Irene, una femminista, una compagna che ha impegnato tutta la sua vita nelle lotte per la liberazione dagli stereotipi medievali maschilisti che hanno da sempre inteso precludere la libertà di pensiero e azione delle donne nella società. Irene se n’è andata improvvisamente in una sera di Ottobre del 2021. Ha lasciato, fra chi l’ha conosciuta, un segno molto forte del suo impegno per la causa femminista, delle sue lotte per l’emancipazione dall’ignoranza e dalla grettezza di certi costumi preistorici che hanno relegato la donna per troppo tempo nell’angolo buio della società. Irene ha rappresentato l’anello di ancoraggio e di congiunzione fra i vari movimenti femministi. Ѐ stata una delle fondatrici della Casa internazionale delle Donne di Roma e una presenza importante nei movimenti ‘Se non ora quando’ e ‘Non una di meno’ .

Oggi, anche grazie alla testimonianza e al costante impegno di Irene nelle lotte e nelle organizzazioni femministe, molte donne vittime di molestie sul lavoro non dovranno sentirsi sole e potranno denunciare il molestatore senza sottostare al ricatto della perdita del lavoro. Irene Giacobbe ha terminato il suo saggio ‘Non ci provare’ poco prima di andarsene. Ѐ un dono prezioso che lascia in eredità a tutte le donne per motivarle ad avere sempre la forza e il coraggio di sentirsi libera da ogni stereotipo maschilista. Alle tante persone che l’hanno conosciuta e stimata lascia il ricordo della sua cultura, della bella dialettica ricca e vivace e del suo sorriso di donna, femminista convinta, gentile e risolta. Grazie Irene!

Fonti:
Saggio –‘Non ci provare, un secolo di coraggio femminile’. Autore: Irene Giacobbe- Ed. All Around
la tragica storia di Italia Donati, la giovane maestra vittima

In ricordo di Irene Giacobbe – Noi Donne

Alba Vastano
Giornalista. Collaboratrice del mensile Lavoro e Salute

da www.blog-lavoroesalute.org

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