Usa: il sì della Corte Suprema alle nozze gay

Usa: il sì della Corte Suprema alle nozze gay

di Globalist.it -
La Corte Suprema ha bocciato la legge nota come Defense of Marriage Act, riconoscendo di fatto anche a coniugi dello stesso sesso gli stessi benefici federali di cui godono mogli e mariti statunitensi. La legge, bocciata con cinque voti a favore e quattro contrari, è stata definita una “deprivazione di libertà eque”. A fare la differenza nella decisione che molti aspettavano con impazienza, è stato il giudice Anthony Kennedy che si è schierato con i colleghi scelti dai democratici.

La Corte si è concentrata sulla norma del 1996, che nega benefici federali a coppie gay o lesbiche sposate negli Stati che consentono tali unioni. Il cuore della questioni qui era la parte della normativa che definisce matrimonio solo quello tra un uomo e una donna. Il caso era stato sollevato da due donne, Edith Windsor e Thea Clara Spyer, sposate nel 2007 in Canada. Spuyer è morta due anni dopo e la coniuge ha ereditato tutto il suo patrimonio. In base alla legge del 1996 però l’Internal Revenue Service, il fisco americano, non ha accettato di trattare Windsor come la sposa ancora in vita e rischia di dovere sborsare una cifra da 360.000 dollari che non sarebbe stata imposta se il suo coniuge non fosse stata una donna. La signora Windsor ha così fatto causa agli Stati Uniti. L’anno scorso la Corte d’Appello a New York ha bocciato la norma oggetto del contendere e oggi la Corte Suprema ha confermato quella decisione.

Si tratta di una vittoria storica per la comunità gay americana, le cui nozze ora sono parificate a quelle etero in dodici Stati. Un boato di gioia, grida e applausi della folla emozionata fuori dalla Corte Suprema hanno accolto la notizia della decisione di abrogare la “Doma”: tantissimi con bandiere con i colori del movimento gay e striscioni da giorni attendevano questa sentenza. Ma è stata anche una vittoria per l’amministrazione Obama, che ha così commentato su Twitter il verdetto: «È uno storico passo avanti verso l’uguaglianza».


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