LA CHIUSURA DEGLI UFFICI ELETTORALI: UN OSTACOLO ALLA DEMOCRAZIA

LA CHIUSURA DEGLI UFFICI ELETTORALI: UN OSTACOLO ALLA DEMOCRAZIA

Da numerose/i compagne/i ci giungono segnalazioni di chiusura degli uffici elettorali di molti Comuni italiani, in piena raccolta delle firme per la presentazione delle liste alle elezioni del 25 settembre. Pur salvaguardando il diritto alle ferie delle lavoratrici e dei lavoratori della pubblica amministrazione denunciamo l’ennesimo ostacolo allo svolgimento della vita democratica del paese. Contravvenendo in maniera spudorata alla normativa vigente, che impone di garantire i certificati elettorali entro 24 ore dalla richiesta e avvalendosi del fatto che i singoli Comuni non possono variare il piano ferie predisposto, in alcune realtà anche grandi gli uffici non riapriranno prima del 17 agosto.

Ci si impone di raccogliere in pochi giorni decine di migliaia di firme senza nemmeno poterci avvalere della raccolta telematica mediante Spid e di presentare entro e non oltre il 22 agosto una mole enorme di documenti cartacei, autenticati e certificati quando gli uffici preposti a certificare sono chiusi. Grazie alla senatrice Paola Nugnes, coordinatrice della componente ManifestA, abbiamo presentato una interrogazione urgente alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese a cui non è stata data finora alcuna risposta. La democrazia muore anche nel momento in cui le norme non valgono più e vige l’arbitrio mascherato da burocrazia”. In molte realtà stiamo procedendo con denunce alle prefetture segnalando il vulnus di democrazia che si sta compiendo nel silenzio di tutte/i.

Noi proseguiamo, con persone che hanno rinunciato alle loro ferie e al meritato riposo per continuare la nostra entusiasmante raccolta di firme. Sono tante e tanti che si affollano ai nostri assolati banchetti in tutto il Paese per consentire all’Unione Popolare con de Magistris di partecipare alle consultazioni elettorali. Ma quella che si sta compiendo è una porcata di cui sono responsabili non le lavoratrici e i lavoratori dei comuni ma le istituzioni, a partire dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio e dalla ministra dell’Interno che hanno costretto a operare in simili condizioni per misere ragioni di calcolo politico.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista e candidato per l’Unione Popolare


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