
Dentro Ponte Galeria: «Basta tortura»
Pubblicato il 5 feb 2013
Una delegazione così numerosa dentro al Centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria non si era mai vista. La campagna LasciateCIEntrare ha fatto le cose in grande: ci sono le elezioni legislative? Bene, chi vuole misurarsi con il parlamento venga a vedere cosa c’è dentro questi posti, che a vederli da fuori sembrano spesso carceri di massima sicurezza – Ponte Galeria, a Roma, è uno di quelli. E invece sono solo luoghi dove un immigrato privo di permesso di soggiorno dovrebbe essere identificato in vista dell’espulsione. Sono diventati – come era prevedibile – luoghi di negazione totale del diritto, dove una persona, senza aver commesso alcun reato, resta reclusa per 18 mesi.
I candidati attesi stamattina davanti i cancelli di Ponte Galeria erano Corradino Mineo, Ilaria Cucchi, Roberto Natale, Roberto Di Giovanpaolo, Cecile Kyenge, Khalid Chaouki, Jean Touadi. Davanti ai cancelli si sono presentati solo Ilaria Cucchi, di Rivoluzione Civile, e Roberto Natale, candidato con Sel. Gli altri, chi per motivi elettorali, chi – come Cecile Kyenge – a letto malati, non sono venuti. In alcuni casi l’assenza è più che giustificabile. In altri però tradisce un fatto: non si fa campagna elettorale con i Cie.
Eppure è proprio da questi luoghi di violazione del diritto che bisognerebbe partire per comunciare agli elettori da quale parte si sta. La campagna LasciteCIEntrare nata per garantire agli operatori dell’informazione – puntualmente ostacolati nel loro diritto-dovere di cronaca – l’ingresso nei Cie, in due anni di intensa attività ha ampliato il suo “mandato”, diventando una delle poche realtà in grado di smuovere la politica e la cultura sul tema dei Cie, e diventando anche a livello europeo un riferimento della società civile attiva. Dopo lunghi monitoraggi – che continuano tutt’ora – confronti e analisi, la campagna quest’anno ha lanciato un appello per la chiusura dei Cie, che verrà inviato a tutte le forze politiche chiedendo di aderire.
Quello di oggi è stato un modo per cominciare ad aprire una breccia in piena campagna elettorale. Molto colèita dalla esperienza Ilaria Cucchi, che ha deciso di candidarsi al parlamento proprio con il preciso impegno di lavorare all’approvazione di una legge sulla tortura e monitorare da vicino il sistema carceri. Suo fratello morì in un repartod i un ospedale carcerario: “Non mi era stato consetito entrare nel carcere di Regina Coeli quando c’era mio fratello, oggi sono entratat in un Cie. So della realtà terribile delle carceri per la drammatica vicenda di mio fratello – dice Ilaria – oggi so che questi centri sono, per loro natura, ben più terribili. Persone, di fatto, provate della loro libertà personale senza aver commesso nessun reato. Non ho potuto non pensare a Stefano. Chissà, sarebbe finito lì da albanese senza fissa dimora…se non fosse morto in carcere”. Cucchi si riferisce al fatto che tra le tante assurdità della storia di suo fratelo c’è il fatto che in questura fu registrato come “albanese senza fissa dimora”. Della serie gli ultimi degli ultimi sono tutti uguali.
Anche Roberto Natale, a lungo segretario della Fnsi e che ha collaborato sind all’inizio alla nascita della campagna Lasciatecientrare usa parole nette: ” Per la coalizione progressista il tema dei diritti non può essere cancellato né dalla campagna elettorale, né dall’azione del prossimo governo. I rapporti delle istituzioni internazionali ci chiedono in materia una netta discontinuità. Dobbiamo chiudere il periodo troppo lungo in cui la destra ha imbastito a danno degli immigrati spregiudicate e fruttuose speculazioni politiche, spargendo nella società italiana i germi del razzismo e della xenofobia. I diritti umani non sono un lusso da concedersi solo quando sarà stata risanata la situazione economica”.
“Quello che abbiamo visto è ciò che vediamo sempre, ma forse Ponte Galeria rispetto ad altri Cie è ancora più impressionante, perché ci sono molti giovani, soprattutto nell’ala maschile e la tensione è altissima – racconta la portavoce della campagna, Gabriella Guido – i reclusi, molti giovani nigeriani, hanno cominciato a urlare, a chiedere aiuto, è stata molto dura”, dice Guido. “Di nuovo abbiamo visto servizi molto scadenti, e non potrebbe essere diversamente visto che i già magri appalti servono, all’80% a pagare gli stipendi degli operatori – continua Gabriella – raccolte storie di gente che non dovrebbe essere lì, come quello di una ragazza nigeriana arrivata 23 anni fa in Italia, vittima di tratta. Osserviamo – continua ancora Guido – che come sempre si notano delle ‘strane’ concentrazioni di nazionalità. Questa volta c’erano tantissime ragazze cinesi, che occupavano una intera camerata. Questo non può e non deve essere il sistema delle espulsioni in Italia – conclude Guido – è necessario che i decisori politici si confrontino con questi posti e capiscano che vanno chiusi”.
Tra le varie associazioni che hanno partecipato all’entrata stamattina anche Antigone: “Come sempre osserviamo che i Cie sono peggiori persino dei carceri – dice Susanna Marietti, coordinatrice nazionale dell’associazione – dove almeno esistono dei Regolamenti e la Magistratura di Sorveglianza è responsabile dei diritti delle persone arrestate. Nei Cie invece, la non trasparenza è totale e queste persone sono nei fatti abbandonate a loro stesse. Finalmente l’Italia – aggiunge Marietti – ha ratificato quest’anno il Protoccolo aggiuntivo alla Convenzione contro la tortura. Auspichiamo che il prossimo governo, tra i suoi primi atti, nomini l’organo garante prebisto dal protocollo per le persone che si trovano in uno stato di privazione della libertà personale”.
La campagna continua con le sue ispezioni. Ma è al lavoro anche sul campo della comunicazione e della sensibilizzazione sul tenma dei Cie che, come si è visto, non è semplice. Questa sera alle 20 al teatro Ambra alla Garbatella una serata piena di ospiti d’eccezione per dire no ai Cie: tra gli altri Erri De Luca, Barbara Boboulova, Anita Caprioli (che la mattina è entrata con la delegazione nel CIE di Ponte Galeria), Giuseppe Cederna, Roberto Citran e il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini che leggerà la sua lettera appello “quanto deve essere grande il cimitero della mia isola ?”. Regia dello spettacolo Andrea Segre (Io sono Li, Mare chiuso), Musica Nicola Alesini, contributi video Stefano Liberti, Gabriele Del Grande, Alexandra D’Onofrio.
da popoff.globalist.it
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