Ventitrè anni fa, il 24 marzo 1999, la NATO inizia la guerra in Kosovo

Ventitrè anni fa, il 24 marzo 1999, la NATO inizia la guerra in Kosovo

di Dino Greco -

Era il 23 Marzo 1999 quando Richard Holdbrooke, rappresentante ONU degli USA, annunciava che le trattative con Slobodan Milosevic erano state interrotte e chiese un intervento militare. Lo stesso giorno Javier Solano, segretario generale NATO, dà l’autorizzazione al generale Wesley Clarke, comandante supremo in Europa per il Patto Atlantico, di iniziare l’Operation Allied Force che dava inizio alla guerra in Serbia, ufficialmente per scopi umanitari in salvaguardia dei kosovari di etnia albanese.

Il 24 Marzo alle 19.30 Belgrado viene colpita da una tempesta mai vista di missili che incendia la città, invasa dal suono delle sirene di allarme. La guerra durò 78 giorni.

L’Italia del Governo D’Alema partecipa in forze e con grande entusiasmo, fornendo uomini, armi, aerei e l’uso delle basi aeree. La più famosa sarà Aviano, da dove partiranno i bombardieri.

Durante l’aggressione, furono effettuati 2.300 attacchi aerei su 995 strutture in tutto il Paese. Furono sganciati 420.000 missili per complessivi 22.000 tonnellate, oltre questa massa immensa di missili, i B52 americani sganciarono 37.000 bombe a grappolo. I bombardamenti, secondo recenti stime, hanno distrutto o danneggiato 25.000 unità abitative, 470 chilometri di strade e 600 chilometri di binari ferroviari; e poi 14 aeroporti, 19 ospedali, 20 centri sanitari, 18 scuole materne, 69 scuole, 176 monumenti culturali, 44 ponti.

Stime non definitive parlano di 2500 morti civili, tra cui 89 bambini e di 3 funzionari dell’Ambasciata Cinese di Belgrado, bombardata intenzionalmente dalla NATO in piena violazione del diritto internazionale.

Tra le armi utilizzate dalla NATO ci sono i proiettili all’uranio impoverito. Una pratica bandita da ogni convenzione e trattato internazionale sulle armi, ma impunemente violati dall’occidente. Nel portale della NATO sono altresì elencati tutti i siti dove sono stati utilizzati missili e proiettili all’uranio impoverito, i dati ufficiali parlano di 112 attacchi su 96 target. Da ricordare anche tutte le malattie provocate dal decadimento dell’uranio lasciato al suolo dalle bombe che nell’esercito italiano di stanza in Kosovo ha provocato molteplici casi di tumore, che prima di essere riconosciuti dallo Stato italiano sono passati anni e anni di insabbiamenti e negazioni. Le conseguenze da contatto con l’uranio impoverito ha preso il nome tristemente veritiero di Sindrome dei Balcani.

Vengono riportati, nei 78 giorni di bombardamenti a tappeto, numerosi crimini di guerra contro civili “scambiati” per soldati. La NATO li chiamerà effetti “collaterali” e per molti negherà le responsabilità anche contro prove evidenti. Uno di questi avvenne il 14 Aprile 1999, dove un F16 americano bombardò un convoglio di profughi uccidendone 73, a maggioranza donne e bambini, negando sempre l’accaduto e solo dopo ammettendolo ma con la scusante dello “scambio”. Ma e solo uno dei tanti episodi denunciati anche da organizzazioni non governative e umanitarie.

La guerra, iniziata ufficialmente per porre fine alla pulizia etnica dei kosovari albanesi da parte dei serbi, fece da scintilla per una nuova pulizia etnica, ma stavolta fatta dagli albanesi sui serbi, che dura ancora oggi, tanto che in Kosovo i serbi rimasti sono sotto protezione del comando NATO, con continui e frequenti episodi di razzismo e discriminazione, tra cui le devastazioni di villaggi interi e chiese ortodosse.

A distanza di anni è possibile vedere come la preparazione della guerra cominciò sui media occidentali, una tecnica che è stata utilizzata più volte e anche oggi per la guerra in Ucraina. Milosevic veniva chiamato “nuovo Hitler” e si susseguivano senza sosta e per mesi. Sebbene nessuno capiva cosa succedeva in Jugoslavia, in un colpo solo la stampa poteva presentare una situazione con “buoni e cattivi”.

Ci fu un cambiamento nel linguaggio della stampa con l’uso di termini ad alto impatto emotivo, come pulizia etnica, campi di concentramento, il tutto evocante la Germania nazista, le camere a gas di Auschwitz. Fino a dichiarare, senza alcuna fonte, che in quel periodo i Serbi avessero ucciso più di 500.000 kosovari albanesi (su due milioni totali). Notizia rivelatasi falsa su tutti i fronti, ma la guerra oramai era pronta, come l’opinione pubblica, che vedeva nella Serbia il nuovo Terzo Reich.

Vi ricorda qualcosa di attuale?

Ultima curiosità. Il Kosovo odierno è internazionalmente riconosciuto come paese altamente corrotto, dove passa gran parte del commercio di droga e organi umani verso l’Europa e una fortezza per il fondamentalismo islamico. Addirittura nel 2016 si scoprirono ben 5 campi di addestramento dell’ISIS, di cui uno vicinissimo alla base NATO di Ferizaj.

Che belle le nostre bombe umanitarie.


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