
Aumentano le tasse, ma debito pubblico alle stelle
Pubblicato il 15 giu 2013
di Massimo Lauria ::
È la finanza bellezza! Ci avevano rassicurato che le politiche di austerity avrebbe portato giovamento alla strategia della riduzione del debito pubblico italiano. E che quella fosse la strada giusta per una più rapida ripresa economica. Ma la realtà sembra diversa. A dirlo è Bankitalia, che ha pubblicato il solito Bollettino statistico finanza pubblica. Nonostante gli italiani paghino sempre più tasse, di fatto il debito dello Stato non vuole saperne di scendere. E nei primi quattro mesi del 2013, infatti, ha raggiunto la quota record di 2.041,3 miliardi di euro, ovvero 6,5 miliardi in più rispetto alle rilevazioni precedenti. Insomma, il fisco bastona sempre di più gli italiani in ragione della salute pubblica, ma le aziende continuano a chiudere, il lavoro non si trova e quello che c’era lo stiamo velocemente consumando.
A confermare le preoccupazioni del buon senso comune ci pensa il Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, che avverte: l’Italia ha ancora «un grande lavoro da fare» per quanto riguarda il consolidamento di bilancio e le riforme strutturali, riferendosi all’aumento del debito pubblico e alla perdita di competitività negli ultimi anni. Lo ha detto in conferenza stampa a Bruxelles, dove ha presentato le raccomandazioni economiche specifiche per Paese dell’Esecutivo Ue e quelle relative alla chiusura della procedura per deficit eccessivo, tra cui c’è l’Italia. Secondo Barroso nel 2012 le cose sono andate meglio e il nostro Paese ha corretto in maniera «durevole» il suo deficit. E lo stato di salute della finanza statale può migliorare, «a condizione che siano pienamente attuati gli impegni» di bilancio e le riforme strutturali.
«È la ragione per cui non possiamo dire che il Paese dovrebbe rilassare i suoi sforzi», ha continuato Barroso. Detta in soldoni, dovremo tutti continuare a stringere la cinghia se vogliamo uscire dallo stallo in cui ci troviamo e superare la crisi. Un’affermazione tautologica però, perché per riuscirci dovremo continuare a passare dalle forche caudine delle politiche di austerity, che di fatto stanno bloccando l’economia del nostro Paese. A dirlo è uno studio uscito da Harvard (Usa) nel 2010 e pubblicato sull’American economy review – una specie di Bibbia in materia -, dove venivano segnalate le falle nelle misure di austerity proposte degli economisti.
I dati di Bankitalia dicono che il 35% dei titoli italiani è nelle mani di investitori stranieri, cui appartengono 725,3 miliardi di euro. In aumento rispetto al 2012. Ma il dato rilevante è che il livello raggiunto si avvicina a quello del 2011, anno in cui esplose la crisi degli spread. Mentre 1.309,5 miliardi sono dentro i confini nazionali, in mano a famiglie, imprese e soprattutto istituti finanziari nostrani. Il rialzo, dice la Banca d’Italia, è dovuto in particolare alle amministrazioni pubbliche, che hanno necessità di compensare la diminuzione dei trasferimenti da parte dello Stato. Nonostante l’aumento delle entrate tributarie del 3,9 per cento, in aumento di 1,1 miliardi rispetto ad aprile 2012 – 29,2 miliardi complessivamente – gli italiani non vedranno tanto presto la riduzione del debito. Con la conseguenza che l’austerity continuerà ad essere la via maestra sulla quale il nostro Paese immolerà i suoi cittadini ancora per molto tempo.
MASSIMO LAURIA
da Popoff.globalist.it
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