
Grecia. Paese in piazza per difendere la tv
Pubblicato il 14 giu 2013
di Argiris Panagopoulos -
Il colpo di stato di Samaras contro la libertà di informazione e le garanzie democratiche al pluralismo radiotelevisivo ha unito dopo tre anni di dure battaglie politiche e sociali tutta l’opposizione di sinistra in Grecia: Syriza, Pame, Antarsya e persino i gruppi anarchici sventolavano ieri insieme le loro bandiere fuori dalla sede dell’Ert.
Sono due giorni che in viale Mesogeion affluiscono migliaia di persone, la sede dell’Ert è diventata un luogo di pellegrinaggio. C’è un via vai incessante, dalla mattina alla sera, persone di tutti i tipi e di diverse età: contro la decisione di chiudere la televisione pubblica con un decreto legge sembra che questa volta si sia mobilitata anche una parte dei conservatori e dei moderati che non capiscono come si possa spegnere una voce che fino all’altro ieri faceva le lodi al governo e bacchettava l’opposizione. Ma è tutto il paese in mobilitazione per l’ennesimo sciopero generale proclamato da Gsee e Adedy e da quasi tutti i sindacati esistenti in Grecia, con centinaia di adesioni da parte di molte associazioni, comprese quelle dei greci all’estero che hanno manifestato davanti ad ambasciate e consolati in tutto il mondo.
Il governo però non demorde e anzi, attraverso il ministero delle Finanze Stournaras, che controlla il cadavere della tv pubblica, arriva a minacciare tutte le emittenti televisive e radiofoniche che ritrasmettono i segnali dalle sedi occupate dell’Ert. Il divieto di sfruttare «illegalmente» segnali e simboli dell’Ert ha scatenato la reazione immediata della Grecia democratica e specialmente dei lavoratori della tv di Stato, che dopo lo sciopero di ieri si sono riuniti per decidere nuove azioni di resistenza, ricordando al governo Samaras che il segnale dell’Ert occupata è stato ritrasmesso anche dalla Unione delle Televisioni Europee Ebu attraverso il satellite e la rete.
Per i lavoratori dell’Ert si è messa in moto anche la solidarietà internazionale, con l’Istituto della Stampa Internazionale (Ipi) e l’Organizzazione dei Mezzi d’Informazione dell’Europa Sudorientale (Seemo), che hanno sede a Vienna, solleciti nel denunciare l’attacco all’informazione da parte del governo, con il presidente dell’Ebu, che rappresenta 600mila giornalisti, che ha mandato una lettera aperta al vetriolo a Samaras, e con la Federazione nazionale della Stampa italiana, l’Usigrai, Articolo21 e numerose altre associazioni della società civile italiane presenti ieri ad Atene per la manifestazione in solidarietà con i giornalisti o davanti all’ambasciata greca a Roma.
Lo scontro sull’Ert è accesissimo e anche all’interno della coalizione di governo la temperatura è alta. I leader del partito socialista, Pasok, e di Sinistra Democratica chiedono infatti a Samaras di non spegnere la radiotelevisione pubblica, promettendo battaglia in parlamento. Ma per il momento la loro partecipazione al governo non è messa in discussione, così come non è stato agitato lo spettro di elezioni anticipate. Lunedì 17 giugno, alle 18, esattamente un anno dopo il secondo turno elettorale che ha portato alla formazione dell’attuale esecutivo, è previsto l’incontro tra il premier, e leader del partito di centro destra Nea Dimokratia, con i suoi due alleati, Evanghelos Venizelos del Pasok e Fotis Kouvelis di Sinistra Democratica, per fare il punto sulla questione.
L’opposizione certo non sta a guardare. Kouroumplis, portavoce di Syriza in parlamento, e la responsabile giustizia e deputata Konstantopoulou hanno chiesto formalmente dalla magistratura di aprire una indagine e hanno annunciato la intenzione di Syriza di depositare una denuncia nei prossimi giorni.
Il Manifesto – 14.06.13
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