Fisco. Nostra proposta

Negli anni abbiamo assistito a un progressivo deterioramento del sistema fiscale a vantaggio dei redditi da capitale, da impresa, da lavoro autonomo ecc a discapito di quelli da lavoro dipendente e pensione con il risultato di una perdita significativa di entrate per lo stato.
Ciò è potuto accadere attraverso i seguenti passaggi:
1) Graduale e continuo abbattimento della progressività dell’imposizione fiscale tramite riduzione del numero di scaglioni ed eliminazione delle aliquote alte con conseguente spostamento del prelievo verso i redditi più bassi ( oggi abbiamo 5 scaglioni e aliquota massima al 43% e minima del 23, nel 1974, anno della sua istituzione, l’irpef si componeva di 32 scaglioni e aliquote dal 10 al 72%)

2)Riduzione progressiva della quota di reddito soggetta all’irpef con deroghe e regimi speciali tra cui:
-cedolare affitti liberi del 21%
-cedolare su vendite immobiliari del 20%
-tasse su titoli e dividendi del 26 e 12, 5 %
-partite iva, del 20% fino a 65 mila euro
-imposte sul reddito d’impresa 24%

Stiamo parlando di agevolazioni che riguardano all’incirca un totale di 28 milioni di contribuenti;
istituite talvolta con la motivazione del contrasto all’evasione facendo emergere il nero e aumentando così il gettito, hanno dimostrato, come nel caso della cedolare secca sugli affitti, di produrre l’effetto contrario.
3) Svuotamento della tassa di successione fortemente ridotta dal governo Amato limitando anche la progressività a due sole aliquote; poi abolita del tutto da Berlusconi e infine reintrodotta da Prodi con i limiti precedenti e conservata praticamente fino a oggi quando ha franchigia di un milione per i discendenti diretti (figli e coniugi) e una tassa solo del 4%, molto inferiore dunque ad altri paesi europei. Non a caso in Germania il gettito di questa tassa è 8 volte quello italiano in Francia 17 volte.

4) eliminazione col governo Berlusconi dell’imu su tutte le prime case anche quelle di Valore notevole nei centri cittadini mentre prima erano escluse dal versare la tassa solo le prime case fino all’incirca alle case di categoria A3.

5)la sottrazione al fisco di cifre enormi attraverso i fenomeni di evasione ed elusione fiscale che non hanno pari negli altri paesi europei con la garanzia dell’impunità e per quanto riguarda l’elusione spesso senza violare le leggi. E’ di più di cento miliardi l’ammanco di prelievo fiscale prodotto da evasione ed elusione.

Queste iniquità del sistema hanno prodotto due conseguenze :
La prima è che l’irpef in Italia è oramai quasi tutta a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che versano l’83% di tutta l’irpef.
La seconda è la grande concentrazione della ricchezza nel nostro paese . A fronte di una situazione che vede le famiglie detenere l’imponente cifra di circa diecimila miliardi di ricchezza, intorno al 40% in attività finanziarie e 60% in patrimoni immobiliari succede che:
il 20% delle famiglie possiede il 70% della ricchezza; il 10% ne possiede il 53% (5151 miliardi); L’1% dei più ricchi cumula da solo il 24% ( 2328 miliardi)della ricchezza del paese. (dati Eurostat 2017).

Per contrastare le sperequazioni esaminate e garantire il reperimento delle risorse necessarie al paese occorre intervenire con misure adeguate.

Il mondo che non paga o paga meno

Non è possibile non tenere conto, in una ipotesi di revisione del carico fiscal,e dell’enorme ed anomalo fenomeno dell’evasione dell’IVA e dell’irpef nel lavoro autonomo e reddito di impresa come lo stesso Governo ha riconosciuto ufficialmente e cioè:
l’Irpef dei lavoratori autonomi ed imprese (32 milardi di € euro stimati, con una propensione alla evasione del 69,9%)
l’Iva (36 Mld con propensione pari al 24%)
seguono l’Ires (9 mld, propensione al 24%),irap (5 mld, propensione al 19%) e irpef lavoro dipendente (4,3 mld prop al 3%).
Le prime due cioè fanno mancare al bilancio dello stato una cifra stimata pari a circa 70 mld annui, e aggiungendo ires e irap arriviamo a 85. Cioè una somma pari al 4,5 % del pil nazionale .
Da notare che qui non parliamo di elusione, scudi, paradisi fiscali o altre tecniche per cosi dire” legali” per ridursi le tasse, ma solo di quello che dovrebbero pagare e non pagano. Da sottolineare che sono evasioni “socialmente identificate”.
Ma questo implica, nella ipotesi di una revisione equa e universale del carico fiscale una esplicita battaglia e conseguenti soluzioni normative, contro questa “immunità”, certo più complicata da affrontare in tempi di difficoltà per molti lavoratori autonomi e simili, il cui reddito è sicuramente andato in crisi, per altro in modo analogo a quello di tanti dipendenti irregolari, precari, saltuari o in nero.
Ma senza affrontare questo nodo, la riforma fiscale resterebbe monca e , nella prospettiva di medio periodo, si porterebbe dietro il sostanziale doppio regime tra lavoratori dipendenti e “autonomi”, oltre a quello tra redditi da lavoro e da capitale.
Infine non si può non ricordare il valore dell’economia sommersa, valutata, dalla stessa fonte, in 200 mld cioè circa 12 % del pil, che costituisce una rinuncia dello stato non solo all’auto finanziamento ma alla stessa legalità e che, di nuovo, vanifica ogni ipotesi di equità fiscale.

Tasse sulle ricchezze

In primo luogo occorre procedere con l’istituzione di una tassa sulle grandi ricchezze che riteniamo giusta non solo come forma di risarcimento sociale, ma anche perché:
-rispetto ad altre forme di tassazione è riconosciuta da molti studi come economicamente più efficiente
-I patrimoni sono più concentrati rispetto ai redditi, per cui un’imposta patrimoniale è in grado di ridurre le diseguaglianze in misura maggiore a parità di gettito.
Avanziamo una proposta che diversamente da altre, rende assolutamente evidente che il 90% della popolazione circa non verrà colpita rendendo il più difficile possibile il solito fuoco di sbarramento mediatico finalizzato al coagulo di ceti sociali ampi con la giustificazione che si vuole colpire la piccola proprietà, i risparmiatori, il ceto medio; che da molto impedisce persino di parlare di questo tema.
Riteniamo peraltro sbagliato di fronte alla situazione andare a colpire anche con poco quelli che le tasse le hanno sempre pagate.
Teniamo anche conto del fatto che le stime statistiche sulla distribuzione della ricchezza sono una cosa, i dati fiscali delle persone un’altra. Che i dati su quest’ultimo aspetto provengono da stime ancora più incerte.( campione indagine sulle famiglie di Banca d’Italia)
Quindi può anche succedere che i soggetti (individui maggiorenni) con ricchezza sopra il milione di euro che si riuscirà a tassare siano meno del 10% del totale.
Proponiamo quindi una tassa sulle grandi ricchezze sia mobiliari che immobiliari strutturata con aliquote progressive a partire da un milione di euro e un’aliquota base dell’1%: 1% da 1 a 2 milioni di euro; 1,5% da due a 5 milioni; 2% da 2 a 5 milioni; 3% sopra i 10 milioni.
Per i patrimoni fino a un milione resterebbero, pena un buco enorme nelle entrate, le tasse esistenti, ma unificando le aliquote e introducendo la progressività . Oggi le tasse su casa, conto titoli e conto corrente hanno aliquote diverse ( casa al 10 per mille, conto titoli al 2 per mille e conto corrente in cifra fissa) e sono tasse piatte: paghi la stessa aliquota sia che hai una casa che cento, il 2 per mille con qualsiasi valore dei titoli. La tassa sul conto corrente poi è addirittura regressiva: 30 euro in tutti i casi.
Con le stesse motivazioni proponiamo:
1) l’introduzione di una tassazione fortemente progressiva sulle successioni almeno per esempio sul modello francese che ha aliquote superiori anche al 50% ( Piketty) e franchigie molto più basse di quella italiana: 200 mila euro ad erede per le successioni in linea diretta; In Francia il gettito della tassa di successione è di più di 14 miliardi contro 0,8 dell’Italia;
2) reintroduzione dell’imu sulle prime case di lusso ( il metodo può essere quello della franchigia fino a un livello standard) previa revisione degli estimi catastali.

Tasse sul reddito

In secondo luogo riteniamo giunto il momento di una revisione complessiva delle imposte irpef tesa a ricostruire la più larga base imponibile, condizione indispensabile per ripristinare un adeguato livello di progressività e salvaguardare i redditi bassi.
Proponiamo:
- L’assoggettamento al regime irpef di tutti i redditi indipendentemente dalla fonte eliminando regimi speciali come la cedolare secca per affitti a canone ordinario, delle varie flat tax e dei regimi speciali per dividendi e plusvalenze (esclusi i titoli di stato?)
- l’introduzione di un maggior numero di scaglioni, con abbassamento delle aliquote per i primi, e più vicini tra loro per una maggiore progressività e il ripristino delle aliquote del 50, 60 e 70% per i redditi sopra i 75 mila euro. Infondata l’idea che aliquote alte scoraggino le attività o si evada di più. Molti studi dimostrano che l’aliquota ottimale è del 73%.
Resta tutta da valutare l’incidenza, in termini assoluti ed anche ai fini della progressività della curva, delle molteplici deduzioni e detrazioni, che ormai costituiscono, anche per i lavoratori dipendenti a basso/medio reddito, un importante strumento di alleggerimento del carico fiscale. Spese importanti, per peso e finalità (pensiamo a quelle per nidi, scuola, sanità, previdenza o sul versante del miglioramento energetico delle abitazioni), ma anche quote di reddito da lavoro , come premi di risultato, erogati anche in servizi e tassati ad aliquota fissa ridotta, sono entrate nella fiscalità dei cittadini italiani e contribuiscono pesantemente a modificarne il carico fiscale reale.
Occorre quindi che una modifica complessiva della fiscalità e delle curve, tenga conto di questo e di come prevedere, in una logica universale e di progressività, che non vengano penalizzati rispetto ad oggi , i lavoratori e quelli a reddito medio/basso in particolare. Scontato, almeno per noi, che la soluzione più seria sarebbe la gratuità dei servizi, delle spese sanitarie, della pensione pubblica adeguata etc etc ma oggi non è cosi !
- Introduzione di una vera tassa sulle transazioni finanziarie che secondo stime UE per l’italia produrrebbe un extragettito di 4, 7 miliardi
- misure drastiche contro l’evasione e l’elusione fiscale e contributiva (quali?).
- revisione dell’attuale web tax e introduzione di misure di contrasto all’elusione da parte delle multinazionali. Chiaro che in questo campo occorrerebbe una normativa europea, ma alcuni spazi esistono anche a livello nazionale.

Antonello Patta/Giorgio Pellegrinelli

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