Politici a distanza… dalla scuola

Politici a distanza… dalla scuola

Politici a distanza… dalla scuola

di *Loredana Fraleone -

“… Abbiamo una concreta testimonianza del fatto che i nostri istituti formano già cittadini digitali. E non dobbiamo sprecare questa lezione. Nei mesi scorsi la didattica a distanza ci ha permesso di tamponare un’emergenza, in questa seconda fase ci stiamo impegnando a strutturare percorsi di didattica digitale integrata per farne strumenti destinati a rimanere….”
Così dichiara sulla sua pagina facebook la vice ministra all’istruzione Anna Ascani, ex renziana rimasta nel PD. Alla faccia delle dichiarazioni “ufficiali” del governo sulla transitorietà della didattica a distanza, come misura d’emergenza legata alla pandemia.
Bisogna temere e contrastare subito queste posizioni, che ammantate di un presunto modernismo, abbiamo imparato a riconoscere come affermazioni tutt’altro che individuali e casuali, ma tendenze organiche ad un pensiero che presenta, come innovative, soluzioni e pratiche di ritorno ad una selezione di classe già in parte riavviata con le controriforme degli ultimi decenni.
Il tasso più basso di laureati in Europa, l’abbandono scolastico abbondantemente al di sopra della media europea, dovrebbero spingere ad una riconsiderazione non solo del definanziamento del sistema d’istruzione pubblico, ma anche delle scelte che dall’autonomia in poi hanno progressivamente avvicinato la scuola alle logiche d’impresa, che oltre tutto, come si vede bene per altri versi, nulla hanno a che fare con le possibilità d’impiego nel mondo del lavoro.
Non solo quindi si rinuncia ad una formazione di spessore culturale e per l’acquisizione di una capacità critica utile in un mondo sempre più complesso, ma si punta alla restrizione di un patrimonio umano considerato superfluo in una divisione del lavoro, che si continua a perseguire con la collocazione dell’Italia in produzioni in gran parte prive del sostegno della ricerca e dell’innovazione. L’opinione della gran parte degli insegnanti, degli studenti, di psicologi, di pedagogisti, contraria all’uso della “didattica a distanza”, non vale certo per questa classe dirigente quanto quella di Confindustria che ne esalta gli aspetti positivi, sostenendone persino una maggiore efficacia per l’apprendimento. Non è necessario essere insegnanti o studenti per sapere che non è così, ma i più organici seguaci del primato dell’impresa, come la vice ministra del PD, non si curano dei fatti, ma delle convenienze, quelle tutelate da Confindustria.

*Responsabile Scuola Università e Ricerca
Rifondazione Comunista/SE


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