26 settembre, in piazza la Scuola della Costituzione

26 settembre, in piazza la Scuola della Costituzione

di *Loredana Fraleone -

C’è da essere contenti che finalmente si parla di scuola con diffusi riconoscimenti della sua importanza, che però, in linea di massima, si fondano su due concezioni opposte della centralità dell’istruzione per il futuro di un paese. Da una parte, la maggioranza dei media e delle forze politiche, che pensano a un rapporto diretto della Scuola con il mercato del lavoro e all’innovazione che ne deriverebbe come funzionale ai profitti dell’impresa; dall’altra c’è invece chi si preoccupa che la formazione dia gli strumenti utili per una comprensione critica della realtà. Quest’ultima viene spacciata per una posizione superata dai tempi e quindi regressiva, mentre invece procura l’acquisizione di una flessibilità mentale, che si può misurare persino meglio con le sempre più veloci innovazioni tecnologiche rispetto alle “competenze” raggiungibili nei tempi di un percorso scolastico.
Ma queste non sono le questioni su cui si incentra, ormai da molto tempo, il dibattito pubblico su quale scuola servirebbe e per quale società. Le pseudo riforme degli ultimi decenni hanno percorso un’unica direzione, quella suggerita da Confindustria, per rendere la Scuola un’istituzione disciplinante e sostanzialmente fondata su “competenze” separate le une dalle altre, senza una visione d’insieme. Riforme per di più calate dall’alto, senza un coinvolgimento attivo del mondo direttamente interessato come la Scuola, per non parlare del resto della società.
Oggi, in una di crisi, della quale il Covid è solo l’aspetto più evidente, la pandemia sta facendo esplodere alcune delle contraddizioni del sistema capitalista, causa dei guai ambientali crescenti come delle intollerabili disuguaglianze, spie dei suoi insuperabili limiti.
Le crisi offrono però anche delle opportunità e per la Scuola vi è oggi quella di riaffermare il proprio ruolo centrale, che viene riconosciuto anche dal Presidente della Repubblica, come trincea rispetto al razzismo, l’omofobia, la violenza di ogni genere, ma anche la possibilità di rimettere al centro il valore della conoscenza, del quale il berlusconismo ha fatto strame.
Partire dalla necessità di una Scuola vivibile, non solo per ragioni sanitarie, ma anche per quel contesto più ampio che va dal recupero di una cura a 360 gradi per il diritto allo studio, alla riconosciuta necessità di ambienti che stimolino la creatività, può essere l’occasione per una ripresa del dibattito su una riforma del sistema d’istruzione finalmente improntato all’emancipazione e all’uguaglianza.
Il 26 settembre vi sarà una grande mobilitazione, con una manifestazione a Roma indetta da Priorità alla Scuola, alla quale abbiamo dato l’adesione, come un’importante occasione per rimettere al centro una vera discussione sulla funzione della Scuola per quale società.

Responsabile Scuola Università Ricerca PRC/SE

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