
Giovani, senza posto 4 su 10
Pubblicato il 1 giu 2013
di Antonio Sciotto ::
Dati così drammatici non si vedevano addirittura dal 1977. L’emorragia dei posti di lavoro non si arresta, e tra chiusure di fabbriche, avvii (e conclusioni) di cassa integrazione, e file infinite davanti alle agenzie interinali, siamo arrivati a cifre da allarme rosso. Ieri l’Istat ha diffuso gli ultimi indici relativi alla disoccupazione: quello generale si avvicina ormai al 13% (è adesso al 12,8%), mentre quello giovanile sfonda un’altra soglia psicologica, quella del 40% (precisamente il 40,5%).
Forte il messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Della questione sociale che si esprime soprattutto nella dilagante disoccupazione giovanile – avverte – bisogna farsi carico ponendola al centro dell’azione pubblica, che deve connotarsi per un impegno sempre più assiduo nella ricerca di soluzioni tempestive ed efficaci alle pressanti istanze dei cittadini».
Nel rispetto dei vincoli di bilancio, indica il presidente del consiglio Enrico Letta, il governo si muoverà anche sul fronte delle misure contro la disoccupazione dei giovani. Prima del vertice Ue di fine giugno, in modo che «sia approvato dal parlamento prima dell’estate» e possa essere operativo nel secondo semestre dell’anno, l’esecutivo – ha annunciato Letta, dopo averne parlato con il presidente del Consiglio Ue, Hermann von Rompuy – varerà un piano nazionale per l’occupazione giovanile. Dall’assemblea annuale della Banca d’Italia, il governatore Ignazio Visco ha fatto riferimento ai dati sulla disoccupazione di marzo per sottolineare che il tasso è «pressoché raddoppiato rispetto al 2007» e che da allora, inizio della crisi, «la riduzione del numero di persone occupate è superiore al mezzo milione»; e ha avvertito: «Molta occupazione sta scomparendo: negli anni a venire i giovani non potranno semplicemente contare di rimpiazzare i più anziani nel loro posto di lavoro».
I numeri che abbiamo riferito, sono quelli del primo trimestre del 2013: rispetto allo stesso periodo del 2012, quel 12,8% in più significa un aumento netto, dell’1,8%). Come si vede, la crescita è stata molto sostenuta, possiamo dire anche costante, direttamente proporzionale a un dato che invece scendeva, quello del Pil. In aprile l’esercito dei disoccupati ha superato quota 3 milioni, arrivando a 3 milioni e 83 mila persone.
Malissimo se la passano i giovani, per i quali al momento non pare esserci alcuno spiraglio (e che non a caso sono al centro dell’attenzione di tutti i governi europei, che vorrebbero dedicare la crescita attesa – non si sa bene per quando – proprio a loro). Ad aprile il tasso di disoccupazione dei 15-24enni ha quindi sfondato la soglia del 40%, volando come detto a quota 40,5% (e al 41,9% non destagionalizzato) su base trimestrale: anche in questo caso si tratta del livello più alto da 36 anni.
Per le ragazze del Mezzogiorno quella cifra raggiunge picchi ancor più drammatici: tocca addirittura il 52,8%. Complessivamente, nella classe tra 15 e 24 anni, il numero delle persone in cerca di occupazione raggiunge le 696 mila unità: ben 65 mila in più rispetto a un anno prima, a testimoniare che gli effetti della crisi si sono aggravati. Nel solo mese di aprile, aggiunge l’Istat, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è aumentato dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 5,9% tendenziale.
Scorporando per categorie il dato principale, si avverte che la diminuzione dei posti riguarda sia i dipendenti a tempo indeterminato che i precari; e fenomeno interessante, a crescere sono solo i posti a part time involontario (per far fronte alla crisi, in pratica, si riducono gli orari). Scendono gli occupati a tempo pieno (-3,4%, pari a -645 mila unità rispetto al primo trimestre 2012), che in circa metà dei casi riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (-2,8%, pari a -347 mila unità). Gli occupati a tempo parziale continuano invece ad aumentare in misura sostenuta (6,2%, pari a +235 mila unità), ma la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario. Nel primo trimestre 2013, inoltre, si registrano oltre 100 mila precari in meno.
Il tasso di disoccupazione riguarda l’intero territorio nazionale. Nel Nord l’indicatore passa dal 7,6% del primo trimestre 2012 all’attuale 9,2%, nel Centro dal 9,6% all’11,3%. Nel Mezzogiorno il tasso sfonda la soglia del 20%: raggiunge il 20,1% (era al 17,7% nel primo trimestre 2012).
Infine, uno sguardo all’Europa: anche qui i numeri sono in crescita. In aprile, secondo Eurostat, la percentuale ha raggiunto il 12,2% nell’Eurozona e l’11% nella Ue27. Il numero delle persone che non hanno un lavoro è aumentato in un solo mese di 104 mila nell’intera Ue, di 95 mila nell’Eurozona, per arrivare a 26,588 milioni (19,375 milioni nei 17).
ANTONIO SCIOTTO
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