Luigi Longo, il Garibaldi del Novecento

Luigi Longo, il Garibaldi del Novecento

di Maurizio Acerbo

Il 15 marzo 1900 nasceva Luigi Longo. Questo anniversario probabilmente passerà inosservato data la situazione di emergenza che vive il paese ma anche a causa del clima culturale che da lungo tempo è segnato da tentativi di criminalizzare la storia dei comunisti. Eppure Longo è stato non solo uno dei principali dirigenti del partito comunista italiano – di cui divenne segretario dopo la morte di Togliatti e poi presidente – ma anche un eroe dell’antifascismo e della Resistenza.
Berlinguer lo definì “il Garibaldi del Novecento”. Fu il più importante comandante delle Brigate Internazionali nella Guerra di Spagna e poi durante la Resistenza a capo delle Brigate Garibaldi (sul sito della RAI un video ne traccia il profilo).
Nel dopoguerra fu uno dei principali protagonisti delle lotte sociali e democratiche dell’Italia repubblicana.
Longo fu anche un sostenitore dell’unità della sinistra, intesa come si usava allora, come formazioni del movimento operaio. Dopo la Liberazione propose una unificazione tra socialisti e comunisti che avesse caratteristiche di partecipazione dal basso e federative molto originale e che nasceva dallo studio di esperienze europee come il Partito Operaio belga e il Labour Party.

Il vecchio rivoluzionario che aveva vissuto clandestinità, galere e confino, l’uomo che aveva combattuto con le armi in pugno il nazifascismo, fu un segretario del PCI per nulla conservatore.

Fu lui a decidere nel 1964 di pubblicare immediatamente dopo al morte di Togliatti il Memoriale di Jalta aprendo un confronto inedito e pubblico con Mosca e gli altri partiti comunisti. Nel 1968 incontrò i giovani dirigenti del movimento studentesco e andò personalmente a Praga a sostenere la Primavera di Dubcek e poi a schierare il PCI nella condanna dell’invasione sovietica. Ed era uno che non le mandava a dire. Dissentì da Berlinguer che pure aveva sostenuto come segretario quando propose la linea di unità nazionale (compromesso storico e appoggio esterno al governo a guida DC).

Morì il 16 ottobre 1980. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, antico compagno di lotta partigiana, che lo aveva vegliato tutta la notte gli rese omaggio con queste parole: «uno strenuo, indomito combattente per la libertà, contro la dittatura e l’oppressione e per una società più giusta, che ha saputo dare un contributo eccezionale all’affermazione della democrazia e delle Istituzioni repubblicane del nostro Paese».
Temo che oggi il suo nome sia sconosciuto ai più giovani (e non solo) eppure è un gigante la cui storia merita di essere disseppellita e raccontata. Cercheremo di farlo.

Pescara, 15 marzo 2020


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