SCUOLA – GOVERNO: UNA TRATTATIVA  NON ORDINARIA

SCUOLA – GOVERNO: UNA TRATTATIVA NON ORDINARIA

La trattativa sindacale che si sta aprendo sulla scuola con la ministra Azzolina non è di ordinaria amministrazione. A partire dal Contratto Nazionale fino allo storico tema del precariato, su cui in particolare la FLC investe molto, per gli impegni presi con migliaia di precari, si apre una trattativa su questioni rilevanti anche sul piano politico, non solo per l’oggettiva incidenza delle condizioni di lavoro sulla qualità della scuola, ma anche per il contesto in cui si svolge.

Dopo le elezioni in Emilia Romagna e il rilancio immediato di Bonaccini dell’autonomia regionale differenziata, si è aperta una nuova offensiva, presente anche sui media, da parte delle regioni Lombardia e Veneto su questo terreno. I leghisti delle due regioni infatti, utilizzano l’assenza di personale stabile nelle scuole (circa 145000 posti vacanti in tutta Italia), con la conseguente discontinuità nell’insegnamento e la disorganizzazione che ne derivano, per rivendicare l’acquisizione della competenza sul personale, come di altre, da sottrarre allo Stato.

Si introdurrebbero così, nel pubblico, gravi peggioramenti sia sul piano dei progetti educativi che dei diritti degli insegnanti, degli studenti e delle famiglie.

Come si è visto in Lombardia dove la Regione, in presenza delle carenze di educatrici nei nidi invece di assumere il personale qualificato necessario, decide di sostituirlo con volontari non retribuiti.

Emergono: una concezione distorta del nido come un servizio meramente assistenziale e non prima fase di un processo educativo a tutti gli effetti, importante per lo sviluppo socio-cognitivo del bambino; un attacco ai diritti dei lavoratori, alle necessità educative e l’apertura non tanto larvata a forme di esternalizzazione e privatizzazione.

Sono evidenti quali sarebbero le conseguenze di un mancato rinnovo di un contratto nazionale che non valga da Milano a Catania, su reclutamento, mobilità, retribuzioni e quant’altro. Si realizzerebbe una reintroduzione delle famigerate gabbie salariali e non solo, stante una maggiore frantumazione dei diritti dei lavoratori e di conseguenza di chi deve usufruire di quello allo studio.

Abbiamo sempre sostenuto il legame inscindibile tra condizione di lavoro dei docenti e qualità della formazione. Le risorse economiche disponibili non esauriscono i problemi di un’efficace risposta al diritto allo studio, ma di certo ne sono una componente non trascurabile.

Per tutto questo, come siamo impegnati nei comitati per il contrasto ad ogni autonomia regionale differenziata, saremo a sostegno delle iniziative sindacali per un Contratto Nazionale con contenuti in netta opposizione alla “secessione dei ricchi”.

 

Loredana Fraleone, Responsabile Scuola Università e Ricerca

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro

Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

 


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