
La forza Fiom sabato in piazza. La sinistra non la lasci sola
Pubblicato il 17 mag 2013
di Fausto Bertinotti -
Tra i molti meriti della manifestazione nazionale di sabato c’è anche questo, far riemergere dalle ceneri un tema classico della politica, quello della forza.
La crisi della politica ha trascinato con sé uno dei suoi canoni significanti: ha messo da parte, con l’idea stessa dell’avversario, la questione dei rapporti di forza nella società. La Fiom, non da ora, ha resistito a questa devastazione e sulla costruzione della forza ha investito, in emblematiche vicende come quelle della Fiat, come nella più generale condizione sociale.
La manifestazione nazionale è un fatto e risolleva il problema. Con quali forze ci si oppone al massacro sociale in atto e si mettono in discussione le grandi scelte economiche, a livello europeo e nazionale, che lo provocano? La Fiom batte un colpo e disvela il problema dei problemi.
Intendiamoci, essa sa bene che il problema neppure dalla stessa Fiom è risolto rispetto al suo agire, a partire dalla trasformazione della forza di mobilitazione in forza contrattuale. Ma la manifestazione di sabato non perciò è meno importante, anzi semmai diventa perciò stesso più importante ancora. Bisognerebbe che la Fiom non venisse lasciata solo ad affrontare un problema che sarebbe dell’intero sindacato e di tutta la sinistra se soltanto provassero ad esistere.
Per la messa in campo della forza come per la piattaforma sociale della lotta. Il sindacato dei metalmeccanici ha già offerto un esempio della necessità-possibilità di innovare profondamente gli obiettivi per poter lavorare alla ricomposizione di un mondo del lavoro frantumato dalla riorganizzazione capitalistica, coniugando, caso pressoché unico nel sindacalismo confederale, salario e reddito di cittadinanza e indicando la via della costruzione di una attiva coalizione sociale.
Ora, con la rivendicazione decisiva di una politica di investimenti pubblici per l’occupazione, la Fiom riapre il tema di politiche di riduzione dell’orario di lavoro. Non c’è chi non veda la radicale diversità di questo protagonismo sociale e politico da ciò che passa il convento nella politica corrente, nel governo, nelle istituzioni, nei partiti, compresi quelli della sinistra. La Fiom fa bene a difendere il suo essere sindacato, rifiutando di venire trascinata negli inconcludenti processi che attraversano le sinistre partitiche. Ma è proprio quest’ultimo campo, invece, che dovrebbe far tesoro dell’esperienza del più grande sindacato industriale del paese.
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