La crisi del Pd, le scosse dei 5Stelle, le carte di Sel

La crisi del Pd, le scosse dei 5Stelle, le carte di Sel

di Enrico Grazzini -
L’11 maggio Sel organizza una manifestazione per la costruzione di una nuova sinistra. Speriamo sia un buon inizio. Forse il governissimo durerà un po’ di tempo e ci sarà la possibilità di ricostruire una sinistra affidabile, capace di fare opposizione alla macelleria sociale. Nel 2014 avremo le elezioni per il nuovo parlamento europeo. Una prova d’appello per rifondarsi. La sfida è complessa: purtroppo non è è impossibile che la sinistra perda anche questo treno, per la mancanza di visione dei suoi dirigenti, per i settarismi autoreferenziali, per la scarsa capacità e sensibilità nei confronti dei drammi profondi che la società italiana sta vivendo.
La crisi è dirompente e polarizzerà sempre di più l’elettorato, stremato e arrabbiato contro l’austerità a senso unico. Sul piano politico è probabile l’accentuarsi della crisi del Pd e anche qualche scossa dei 5Stelle. Al Pd manca la consistenza ideale, teorica e politica. Il compromesso storico di Enrico Berlinguer sbagliato fin dall’inizio, poteva essere giustificato per l’impossibilità dei comunisti di andare da soli al governo. Ma il compromesso storico trasferito dentro le mura del Pd, dopo il crollo del comunismo e la conversione dei comunisti al neoliberismo temperato, si è rivelato disastroso. L’amalgama ideale e politico non poteva riuscire. Né carne né pesce, né socialista né popolare, né liberista né keynesiano, né parlamentarista né presidenzialista, il Pd annaspa. La lotta tra le sue correnti, oggi unite solo dall’appoggio al governo del giovane Letta e del vecchio Berlusconi, potrebbe portarlo alla rottura, al minoritarismo elettorale. In tutti i casi, il rapporto di fiducia tra gli elettori e il ceto dirigente si è spezzato: milioni di elettori di sinistra sono alla ricerca di proposte alternative chiare ed efficaci, e di nuovi dirigenti in grado di attuarle. Hanno capito che, se Berlusconi domina ancora, è per l’inconsistenza del centrosinistra.
È prevedibile anche una difficoltà del movimento di Grillo, che ha dimostrato la sua insufficienza politica facendo fallire il progetto Bersani di un governo Pd-5Stelle, che avrebbe rappresentato una grande rottura nella politica italiana. Milioni di elettori di Grillo si chiederanno se il movimento è in grado – non essendo riuscito a fare eleggere una personalità come Rodotà -, di ottenere risultati. Grillo ha colto con intelligenza politica la radicalità della situazione sociale italiana ma difficilmente potrà mantenere il consenso solo sparando sugli altri partiti e sulla casta. Le persone, dopo la protesta e il vaffanculo, hanno bisogno di soluzioni concrete. Se non le trovano, o non votano più o votano altri partiti.
Tra un Pd in rotta e la disillusione verso 5Stelle, lo spazio per una politica di sinistra si amplia a dismisura. Anche perché purtroppo la crisi è destinata ad aggravarsi. Riuscirà la sinistra a fornire le risposte attese da milioni di italiani?
La sinistra di Vendola finora si è subordinata alle politiche di Bersani e, grazie al Pd, come forza di centrosinistra è riuscita a rientrare in parlamento – e questo è ovviamente positivo – ma non ha conquistato consensi popolari. Ha preso solo il 3%, ha perso voti nella sua Puglia e ha conosciuto una sostanziale sconfitta elettorale. La sua tattica era quella di «conquistare» il Pd a colpi di primarie, ma è stato il rottamatore Renzi a perseguire l’obiettivo meglio di lui. Vendola è costretto, suo malgrado, a costruire una formazione politica autonoma di sinistra fuori dal Pd e di opposizione. Attualmente, giustamente, cerca una sponda istituzionale e partitica nelle correnti più progressiste e di sinistra (come quella di Fabrizio Barca, dopo che i “giovani turchi” con Fassina sono andati “responsabilmente” al governo). Tuttavia, come partito di opposizione, Vendola dovrà riconoscere che il fallimento del Pd di Bersani rappresenta anche il fallimento della sua passata strategia.
Occorrerà instaurare un nuovo (certamente non facile) rapporto senza pregiudizi e anatemi non solo con il Pd, ma con i finora rivali 5Stelle, con Grillo e anche con Paolo Ferrero e Ingroia, con ALBA, con Cambiare si può, e ovviamente con Fiom e la Cgil, gli altri movimenti, come quello dell’acqua, contro il nucleare, contro le avventure militari all’estero, contro le grandi opere come la Tav. Questi movimenti sono in generale più radicali di Sel e non credono sufficiente fare una «opposizione costruttiva» al governo Letta-Berlusconi, come ha già proposto Vendola, sul quale cade la responsabilità di elaborare una sintesi politica, senza replicare il fallimento dell’Arcobaleno.
Sel è sempre stato un partito istituzionale, più di governo che di lotta: saprà comprendere le sue sconfitte e i suoi errori? La nuova formazione di sinistra potrebbe avere successo perseguendo pochi ma chiari, essenziali obiettivi: il reddito minimo garantito, la difesa intransigente della sanità e dell’istruzione pubblica, dell’ambiente e dei beni comuni, la patrimoniale per il 5% più ricco, i diritti civili, una politica estera di pace. Dovrebbe lottare contro l’austerità e il fiscal compact, le politiche tedesche sull’euro che dividono e opprimono i paesi europei, contro il presidenzialismo e le leggi elettorali maggioritarie. La nuova sinistra italiana dovrebbe guardare al futuro ma riscoprire anche l’abc di una sana politica riformista che da venti anni il centrosinistra ha purtroppo svilito e abbandonato. Fino ad arrivare al governo Letta-Berlusconi.

Il Manifesto – 09.05.13


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