Krugman: «I ricchi vogliono l’austerità». E l’Europa implode…

Krugman: «I ricchi vogliono l’austerità». E l’Europa implode…

di Stefano Vito Riccardi -
Il premio nobel per l’economia Krugman spiega perchè i ricchi vogliono l’austerità. Ma intanto la Germania non vuole mollare con la politica del rigore nonostante i risultati non arrivino.

Krugman

“DIVIDE ET IMPERA” – L’austerità continua a dividere. Non solo gli Stati e i popoli europei, ma anche gli economisti di tutto il mondo. Chi, negli ultimi anni, si è impegnato tra le file degli avversi alle ricette economiche d’austerità è Paul Krugman, a differenza di molti economisti europei come Olli Rehn, commissario agli Affari economici di Bruxelles, il vicedirettore della Banca centrale europea, Victor Constancio, e il Ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Questi ultimi si sono sempre spesi, ed in parte lo fanno ancora, per far sì che in Europa la parola d’ordine sia, appunto, “austerity” facendola diventare la dottrina economica prevalente.

Ora le posizioni personali stanno cambiando, forse proprio perché gli obiettivi posti e i risultati sperati dai tecnocrati non stanno arrivando. E così il grande dibattito economico degli ultimi anni tra keynesiani, che sostengono la necessità che il governo aumenti la spesa pubblica in una fase di recessione, e i sostenitori dell’austerità, che chiedono un immediato taglio della spesa pubblica, è vicino alla fine. O almeno, di ciò ne è convinto proprio il premio Nobel all’EconomiaPaul Krugman, secondo cui, a questo punto, la teoria dell’austerità è implosa. “Non solo sono fallite le previsioni sull’economia reale, ma addirittura la ricerca accademica che ne è alla base si è rivelata piena di errori, omissioni e statistiche dubbie”, ha spiegato l’americano nel suo editorialesul New York Times.

LE ULTIME DICHIARAZIONI DI KRUGMAN –Perché i ricchi vogliono l’austerità? Lo spiega proprio il premio Nobel all’Economia Paul Krugman. Secondo l’economista, la depressione economica continua degli ultimi anni serve per gli interessi dei ricchi – anche se un boom economico è generalmente positivo per tutti – ed è vero che l’austerità è stata drammatica per i lavoratori (classe bassa e medio/alta), ma non per i ricchi che hanno approfittato di guadagni crescenti. Quell’1% in realtà non vuole un’economia debole ma, il premio nobel continua, i loro pregiudizi sono duri a morire.

Infatti, per Krugman, lo studio di coloro che detengono il potere di determinare le politiche del mondo, ossia quel famoso 1% della popolazione, è fondamentale per capire quali siano concretamente le parti in campo della battaglia e le loro motivazioni: “non si tratta solo di una guerra tra emozioni e logica. Non si può capire l’influenza della dottrina dell’austerità senza parlare di classi e ineguaglianza. L’agenda del rigore non è solo l’espressione delle preferenze della classe sociale più ricca. Ciò che l’1% della popolazione vuole diventa quello che secondo la teoria economica dobbiamo fare”.

unione europea

L’AUSTERITA’ CHE CROLLA – Si allarga il fronte dei possibilisti di chi crede sia necessarioallentare i paletti dell’austerity per stimolare la crescita economica. Ad ascrivere il loro nome tra le fila di questa parte sono niente meno che il commissario agli Affari economici di Bruxelles, Olli Rehn, e il vicedirettore della Banca centrale europea, Victor Constancio.

Infatti, il Commissario Ue ha aperto in settimana alla possibilità di un minore rigore sui conti pubblici: “Il rallentamento del consolidamento è possibile ora grazie agli sforzi fatti dai Paesi in difficoltà, all’impegno della Banca centrale europea e alle politiche di bilancio credibili”. Anche se lo stesso Rehn ha ricordato che “il consolidamento dei conti pubblici resta essenziale”, tanto da definirlo “un ingrediente necessario della nostra strategia”.

Invece, Constancio ha affermato: “Il consolidamento di bilancio deve continuare ma come ha detto Rehn oggi, dopo tutto quello è stato fatto ora può cambiare passo e rallentare”. D’altra parte anche il Fondo monetario internazionale dà la sveglia all’Europa. Il numero due dell’organismo di Washington, David Lipton, ha sollecitato i politici europei a “prendere misure decisive e durature per rafforzare le prospettive del continente per la crescita ed evitare rischi di stagnazione”.

merkel vignetta

LA GERMANIA NON MOLLA – Nonostante il lento ma inesorabile cambio di politica economica del Fondo Monetario Internazionale, della Bce e delle pressioni americane per allentare proprio l’austerità Il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, respinge senza mezzi termini la richiesta del presidente incaricato del consiglio italiano, Enrico Letta, di rinegoziare la politica del rigore fiscale in Europa ed anche Angela Merkel si è pronunciata contro una riduzione del rigore.

La confusione sotto il cielo è ancora tanta e le posizioni si inaspriscono sempre di più, intanto i popoli si impoveriscono e le democrazie traballano, come in Italia dove da 50 giorni la politica è paralizzata ed i colpi di scena, di dubbia costituzionalità, non mancano. L’Europa, di questo passo, rischia di fatto la frammentazione.

da Informarexresistere.fr


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