
Oggi nasce la «terza camera»
Pubblicato il 5 mag 2013
di Roberto Ciccarelli ::
L’hanno definita la «terza camera». Non è la «Convenzione» che negli auspici della politica delle grandi intese dovrebbe riscrivere in 18 mesi la legge elettorale, la costituzione e – chissà – far assapore il fantasioso gusto della «Terza Repubblica», ma si chiama «costitutente dei beni comuni». È il modo scelto da Stefano Rodotà, prima che il suo nome fosse lanciato nella gara truccata della presidenza della Repubblica, per costruire un «codice dei beni comuni» insieme ai movimenti sociali e a tutti coloro che in Italia hanno a cuore l’acqua pubblica, il patrimonio artistico, il territorio e «la dimensione collettiva che scardina la moderna dimensione proprietaria del diritto e della politica». Così si è espresso il giurista nel videomessaggio inviato al primo incontro della «Costituente» che si è tenuto ieri pomeriggio sotto un grande tendone in piazza Palazzo all’Aquila. Difficile pensare che un simile proposito possa rientrare nei progetti della democrazia commissariata dai custodi dell’austerità. Nella bozza di documento finale letto ieri durante l’assemblea, la «Costituente» ha denunciato l’«incostituzionalità» dei propositi di riformare la Costituzione annunciati dal governo Letta. La «terza camera» è il risultato di un incontro inedito tra giuristi e studiosi (tra gli altri Ugo Mattei, Maria Rosaria Marella, Alberto Lucarelli o Salvatore Settis) e i movimenti sociali di cui fa parte la rete delle occupazioni dei teatri, cinema e atelier che si è diffusa da Milano (Macao) a Palermo (teatro Garibaldi), da Messina (teatro Pinelli) a Pisa (municipio dei beni comuni) e Venezia (Sale Docks) o Napoli (Asilo Filangieri), oltre che Roma (con il teatro Valle o il cinema Palazzo).
Presentata il 13 aprile scorso al teatro Valle occupato, la «costituente» intende presentare una serie di proposte di legge sui temi dei beni comuni, del testamento biologico, l’accesso a Internet, il reddito minimo, la tutela dell’ambiente e del territorio, la cultura, la salute e l’alimentazione. Ma la sua funzione non sarà solo quella di elaborare leggi di iniziativa popolare o un’ipotesi di riforma dei regolamenti per farle pesare di più nella vita parlamentare. Il progetto è piuttosto quello di formulare un nuovo codice dei beni comuni, attualmente articolato in quattro «titoli» frutto del lavoro di una pluralità di commissioni legislative autoconvocate «in sede deliberante» come quella di ieri dell’Aquila.
Moderato da Ettore di Cesare, consigliere comunale di «Appello per l’aquila», l’incontro sul «diritto all’abitare nella città negata» è stato organizzato da una serie di comitati civici che si sono formati nelle ore successive al terremoto del 6 aprile 2009. Tra questi c’era il «3 e 32», una di quelle realtà protagoniste delle proteste più clamorose contro lo stato di eccezione in cui è piombata la città dopo il sisma. La scritta «Yes we camp» sulla collina di Roio durante il G8, la rivolta delle carriole, e le grandi manifestazioni del 16 Giugno 2010, il corteo del 7 Luglio 2010 a Roma e quello del 20 Novembre 2010, sono alcune delle azioni che sono state rivendicate ieri.
Lentamente è emerso il racconto di una città alternativa, molto diversa da quella delle «New Town» costruite lontano dal centro storico, ancora oggi inaccessibile nonostante le reiterate promesse degli amministratori locali e della politica nazionale. «Noi diffidiamo dei supertecnici – ha ribadito Mattia Lolli di «3 e 32» – preferiamo affidarci ai processi di partecipazione reale». Quelli ad esempio che hanno portato all’occupazione delle CaseMatte, nell’ex ospedale psichiatrico che la Asl locale intende vendere, o all’autogestione dell’«asilo occupato», in pieno centro, abbandonato dall’amministrazione comunale.
Laura Tarantino insegna a ingegneria a l’Aquila e ha descritto una città in gabbia: «Alle 3,35 del 6 aprile 2009 uscii di casa pensando di restare fuori dal centro solo pochi giorni. Un ordinanza del sindaco lo ha dichiarato inagibile, creando un check point tra me e la mia vita. Da quel momento accedere alla mia vita è diventato un reato punibile penalmente».
Questa è ancora oggi la vita di migliaia di persone che da quattro anni resta impacchettata in garage container o magazzini. «La mancata ricostruzione del centro storico – ha aggiunto Tarantino – ha comportato la vendita delle case agli agenti immobiliari. Invece di superare il trauma si è favorito l’intervento di capitali che venivano da fuori e la speculazione edilizia».
La «Costituente» ha rinnovato la proposta del «riconoscimento dell’autogoverno dei cittadini» in base all’articolo 43 della Costituzione, quello che ha stabilito le premesse per creare una comunità di cittadini, utenti e lavoratori, mai definita giuridicamente nel codice civile. «Questo percorso è essenziale da riprendere – ha detto Ugo Mattei – in un momento in cui la democrazia in questo paese è stata sospesa». É emersa anche l’esigenza di una riforma del codice penale da parte dei movimenti. Chi occupa e tutela spazi e beni comuni nell’interesse della comunità viene spesso colpito dai provvedimenti della magistratura, com’è accaduto agli esponenti del No Dal Molin. «Coinvolgeremo colleghi penalisti, questo è punto fondamentale» ha detto Mattei.
Stamattina a L’Aquila lo storico dell’arte Tomaso Montanari, che ieri ha partecipato alla «Costituente», insieme a Salvatore Settis e centinaia di colleghi (anche dottorandi e insegnanti) parteciperanno al «corteo silenzioso» tra i luoghi del terremoto alle 10,45 dalla Fontana Luminosa. Alle 14 è previsto un convegno.
ROBERTO CICCARELLI
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