Aggiornamenti dal Brasile

Aggiornamenti dal Brasile

Teresa Isenburg

 

La situazione nel Brasile martoriato da un escutivo illegittimo e predatore continua ad essere molto difficile, con una devastazione sociale impressionate. A sud dell’Equatore le cose avvengono in modo rapido, a diffrenza dell’apparente lentezza europea. Il gruppo golpista e il settore del potere giudiziario ad esso legato è in forte agitazione per impedire la possibile candidatura dell’ ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva alle elezioni presidenziali dell’autunno 2018. Intanto Lula ha inizato il giorno 5 dicembre 2017 la terza tappa della carovana promossa dal PT/Partito dei lavoratori con la Fondazione Perseu Abramo con la parola d’ordine “Il Brasile che il popolo vuole” per ascoltare cittadini e  cittadine ed elaborare una strategia per il futuro del paese. La carovana visita lo Stato di Spirito Santo, inziado nella capitale Vittoria, passa in centri minori per giungere il giorno  8 dicembre a Rio de Janeiro. L’incontro con la popolazione è sempre diretto e intenso, come si può vedere dalle immagini sui siti  di Brasil de Fato, Fondazione Lula, Pt. Belle in particolare le foto di Ricardo Stuckert per l’essenzialità comunicativa del bianco e nero.

Di seguito si traduce un comunicato degli avvocati di Lula sulla fondazione a Londra dell’ Istituto Lawfare e un intenso articolo del teologo Leonardo Boff. T.I.

 

 

Istituto Lawfare

 

Gli avvocato dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva  Cristiano Zanin Martins, Valeska Teixeira Martins e Rafael Valim martedì 5 dicembre 2017 hanno presentato a livello internazionale  presso la  University of London il recentemente creato Istituto Lawfare.

Lawfare è un termine usato per definire un fenomeno che consiste nel malo uso delle leggi e delle procedure giudiziarie e giuridiche per fini politici. University of London è attualmente referenza in studi di diritto internazionale in Inghilterra ed è lì che tale parola è stata utilizzata per la prima volta.

Il termine  Lawfare è stato adottato dagli avvocati dell’ex presidente Lula per denunciare l’apertura di diversi procedimenti e processi che, secondo la difesa, non hanno “materialità”. Secondo gli avvocati, le azioni  giudiziarie (Lula è imputato in sette processi) hanno l’obiettivo di pregiudicare o impedire la sua attività politica.

Intenzione dell’Istituto Lawfare è di riunire e incentivare lavori di ricerca, formazione accademica e analisi di casi concreti, incluso il caso Lula. L’Istituto  avrà un canale specifico sul sito per ricevere comunicazioni di casi rilevanti di Lawfare.

“Fra le tattiche che saranno analizzate dall’istituto si collocano l’abuso del sistema giudiziario per preguidicare l’immagine pubblica di persone scelte come avversari o nemici e l’imposizione di restrizioni indebite ai loro diritti.

In questa guerra, come in tutte le altre, la prima vitima è la verità. La giustizia e le leggi non possono essere usate con finalità di persecuzione politica. Se questo succede con una singola persona, può accadere con una intera nazione”, dice il comunicato di presentazione.

 

L’attuale governo brasiliano, corrotto e del tutto lontano dal popolo,  assume um modello neocoloniale

di Leonardo Boff

La colonizzazione, specialmente la schiavitù, non sono solo tappe passate della storia. Le loro conseguenze durano fino ad oggi. La prova chiara è la dominazione e l’emarginazione delle popolazioni che furono colonizzate e schiavizzate, in base alla dialettica della superiorità-inferiorità, alla discriminazione per il colore della pelle, al disprezzo e anche all’odio verso il povero considerato pigro e uno zero economico.

Non è sufficiente la decolonizzazione politica. La ricolonizzazione risorge nella forma del capitalismo eocnomico, guidato da capitalisti neoliberisti nazionali, collegati alle transnazionali. La logica che regge le pratiche della ricolonizzazione è trarre il massimo profitto dall’ estrattivismo dei beni e servizi naturali e dallo sfuttamento della forza lavoro mal pagata e, se possibile, come sta accadendo in modo scadaloso in Brasile, dalla riduzione dei diritti individuali e sociali.

 

I primi a vedere in modo chiaro la ricolonizzazione sono stati l’algerino Franz Fanon e l’haitiano Aimé Césaire, entrambi impegnati nella liberazione dei loro popoli. Essi hanno proposto un coraggioso processo di decolonizzazione per liberare la « storia che è stata rubata» dai dominatori e che ora può essere riraccontata e ricostruita dal popolo stesso.

 

Tuttavia si pratica un duro conflitto da parte di coloro che vogliono prolungare la nuova forma di colonizzazione e di schiavitù, creando ostacoli di ogni tipo a coloro che cercano di fare una storia sovrana sulla base dei propri valori culturali e delle prorie identità etniche. Césaire ha cognato la parola “negritudine” per esprimere due dimensioni: una della continuata oppressione contro i negri e altra di una resistenza persistente e di una lotta ostinata contro ogni tipo di discriminazione. La negritudine è la parola chiave che ispira la lotta per il riscatto della propria identità e per il diritto alle differenze. Césaire critica con durezza la civiltà europea per la sua vile cupidigia di invadere, occupare e rubare ricchezze degli altri, indifendibile sul piano spirituale per avere diffuso la discriminazione e l’odio razziale, abbrutendo e degradando i popoli colonizzati e schiavizzati, inculcando loro l’impressione che non sono esseri umani e non posseggono alcuna dignità.

 

In paralleo al concetto di negritudine lo scienziato sociale peruviano Anibal Quitano (1992) ha creato quello di “colonialità”. Esso vuole esprimere i modelli che i paesi centrali e il capitalismo globalizzato impongono ai paesi periferici: lo stesso tipo di relazione predatoria della natura, le uguali forme di accumulazione e di consumo, gli identici stili di vita e gli stessi immaginari prodotti dalla macchina mediatica e dal cinema.  In questo modo continua la logica di occultamento dell’altro, del furto della sua storia con la distruzione delle basi per la creazione di un processo nazionale sovrano. Il Nord globale sta imponendo la colonialità in tutti i paesi, obbligandoli ad allinearsi alle logiche dell’impero.

Il neoliberismo radicale che sta imperando in America Latina e ora in forma crudele nel Brasile è la concretizzazione della colonialità. Il potere mondiale, sia degli Stati egemonici sia delle grandi corporazioni vuole riportare tutta l’America Latina, nello specifico il Brasile, alla situazione di colonia. È la ricolonizzazione come progetto di nuova geopolitica mondiale.

Il golpe che è stato dato in Brasile nel 2016 si colloca esattamente in questo contesto: si tratta di minare un cammino autonomo, consegnare la ricchezza nazionale e naturale, accumulata lungo generazioni, alle grandi corporazioni. Ciò si compie attarverso le privatizzazioni di nostri massimi beni: il pré-sal, gli invasi idroelttrici, possibilmente le Poste, il bndes (Banco nazionale di sviluppo economico e sociale) e il Banco do Brasil. Si frena il processo di industrializzazione per dipendere dalle tecnolgie estere. La funzione che ci è imposta è di essere grandi esportatori di commodities, dal momento che i paesi centrali non ne dispongono per il loro consumo dissipatore.

Nomi notevoli dell’economia collegata all’ecologia come, fra altri, LadislaunDowbor e Jeffrey Sachs ci avvisano che il sistema terra è giunto  al limite e non sopporta un progetto con un tale livello di aggressione sociale ed ecologica.

Ora, per nostra disgrazia, tale modello è adottato dall’attuale governo corrotto e totalmente separato dal popolo: è un modello di neoliberismo radicale che comporta lo smontaggio della nazione. Da ciò il dovere civico e patriottico che noi si sconfigga queste élites dell’arretratezza, antipopolari e antinazionali che si sono imbarcate in questa avventua, che potrà non essere più sopportabile per il popolo. Tutto ha limiti. Deve sorgere una coscienza patriottica sotto forma di un rigetto sociale generalizzato. Una volta superati questi limti, andremo inesorabilmente verso l’innominabile

(Fonte: Rede Brasil Atual, 4 dicembre 2017; traduzione di Teresa Isenburg. Precednti articoli sul sito www.rifondazione.it/prima pagina e  www.latinoamerica-online.it)


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