
Patrimoniale? Non l’abbiamo promessa
Pubblicato il 22 gen 2013
Daniela Preziosi
Lo troviamo a Taranto, alle prese con il dramma dell’Ilva, Stefano Fassina, homo oeconomicus del Pd, al centro delle attenzioni non amichevoli di Monti, che ne ha chiesto il «silenziamento». Lui, ala sinistra del Pd, invece ha continuato a parlare. Dicendo però cose che a sinistra sono suonate apertura proprio a Monti.
Monti cambierebbe la riforma Fornero sul lavoro, con un contratto unico, sulla base delle idee dell’ex Pd Ichino. Ma la proposta non si capisce ancora bene.
Si capisce, altroché. È quello che voleva fare l’anno scorso, noi l’abbiamo fermato.
Ci sono punti di contatto fra l’agenda Bersani e questa riforma Monti-Ichino?
Sulle politiche attive, forse. Ma lo schema d’intervento di Monti sta nel quadro della svalutazione del lavoro, e non migliora le condizioni dei giovani ma riduce ancora il potere negoziale dei lavoratori. Riduce le retribuzioni e punta alla riduzione di costo, nella linea economica mercantilista dei partiti conservatori europei.
Ma proprio lei ha parlato al Financial Times del congelamento dei salari.
La mia risposta al Ft partiva dalla negazione della svalutazione interna, ma riconosceva un problema di competitività. Che esiste ma va affrontato non con lo smantellamento dei sindacati e la riduzione delle retribuzioni ma con investimenti innovativi, rispetto ai quali, per una fase, negoziare un andamento delle retribuzioni coerente con la dinamica della produttività. Ma con l’accordo sindacale, non con lo smantellamento dei diritti. È l’esatto opposto della svalutazione interna.
Come potrete riformare la legge Fornero con i voti dei montiani, che hanno idee – dice – all’opposto delle vostre?
Noi vogliamo vincere bene le elezioni, mettere sul tavolo la nostra agenda e poi pensare a una convergenza più ampia, ma sulla base della nostra agenda. Vogliamo affermare una via alta alla competitività, rispetto a quella seguita in Europa.
Il Financial times ha scritto che Monti è inadatto a governare perché avrebbe una maggioranza in cui tutti avrebbero diritto di veto. Se fate l’alleanza con il centro non vi meritereste lo stesso giudizio?
Si riferiva alla maggioranza che c’è ora, quella di Monti . Ma è un’ipotesi che non reggerebbe. Intanto perché noi non intendiamo riprodurre l’attuale situazione.
Ma anche voi state cercando di mettere insieme un’alleanza eterogenea, da Vendola a Monti: altro che Unione.
Vendola è protagonista dell’alleanza progressista. Vogliamo vincere in entrambe le camere. Ma siccome la prossima legislatura sarà costituente ci sono terreni sui cui è utile andare oltre il centrosinistra.
Non il lavoro, diceva. Quali?
Le riforme istituzionali, quella fiscale, un fronte in Europa per correggere le politiche economiche. Puntiamo sull’asse dei governi progressisti, ma ci sono governi conservatori in difficoltà con i quali si può stringere un’alleanza. In questo caso ci può essere una convergenza con Monti.
Una convergenza con le liste ‘Rotary’?
Lasciamo stare, la mia è stata una battutaccia. I rotariani non hanno gradito il paragone con le liste di Monti. E mi ha molto colpito: ho ricevuto centinaia di mail.
Ha scoperto che i ‘rotariani’ votano Pd?
Una parte magari anche sì. Ma quasi tutti non hanno gradito il paragone. Io volevo solo rappresentare una certa curvatura nella rappresentanza. Ma ritiro la battuta.
Parliamo delle convergenze con i vostri alleati. Vendola chiede la patrimoniale. Lei e Bersani annunciate che non la farete. E che non l’avete mai promessa.
Con Sel ci confronteremo. Ma chiariamo: l’Imu è un’imposta patrimoniale. La riformeremo in modo da includere una tassazione sui patrimoni immobiliari di rilevante valore. Questa è la patrimoniale possibile oggi. Abbiamo innalzato al 20% la tassazione sui redditi da capitale, introdotto la Tobin tax. Ma le condizioni per tassare la ricchezza finanziaria non ci sono. Ci impegniamo a costruire in Europa le condizioni per contrastare i paradisi fiscali, perché le ricchezze finanziarie contribuiscano in modo appropriato. Oggi non si può.
La ricchezza che prende la strada della finanziarizzazione per ora è intoccabile?
Intoccabile, non per principio o per timidezza, ma perché è una ricchezza mobile: va via. Non a caso nessun paese in Europa ha un intervento sui patrimoni finanziari. una situazione profondamente ingiusta, ma si affronta con un intervento sovranazionale. Che noi vogliamo fare.
Nella vostra Carta d’intenti però c’è scritto: attingere «alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari».
C’è scritto ‘alla rendita’ dei patrimoni. Ma abbiamo approvato la Tobin tax, dopo quella Carta d’intenti. Resta comunque un nostro un obiettivo.
Non è che Bersani e lei ai media internazionali dite cose diverse di quelle che dite a noi, per dimostrarvi affidabili?
Ho già chiarito che al Financial Times ho detto le stesse cose che dico al manifesto. E cioè che la rotta di politica economica che prevale in Europa non funziona, la vogliamo correggere attraverso un completamento del trasferimento di sovranità delle politiche di bilancio, e con interventi a sostegno della domanda.
Anche sul lavoro? Al Ft ha detto che «in Italia non è così difficile licenziare». È un’autocritica sul nuovo art.18?
Mi chiedevano se intendevamo intervenire di nuovo sull’art.18, cancellandolo. Ho risposto che non lo toccheremo. Ma non era impossibile licenziare neanche prima. È quello che dicevo anche prima della legge Fornero. È uscita una mia intervista alla tedesca Faz, verificherà che non ho addolcito i temi su cui loro non sono d’accordo.
Lei propone lo scambio fra cessione della sovranità di bilancio a Bruxelles per tener fuori dal calcolo del pareggio gli investimenti pubblici. I nostri commentatori avvertono che la Francia non condivide.
Hollande si renderà conto che gli spazi di manovra di questa residua e formale sovranità nazionale rimasta sulle politiche di bilancio sono inadeguati a fare politiche anticicliche. O facciamo un salto di qualità sull’integrazione politica nell’area euro oppure andremo incontro a grandi problemi economici e politici.
Monti ha rivelato al Corriere di aver ricevuto incoraggiamenti da Hollande.
Hollande verrà a Torino, insieme agli altri leader progressisti, a sostenere la candidatura di Bersani. Ma certo ha apprezzato Monti. Come Merkel, Obama. Ricordiamoci che uscivamo dal governo Berlusconi.
Ora fa la guerra al Mali. Sel è contraria.
La vicenda del Mali è drammatica. È un punto da discutere. Ci sono le condizioni perché nell’alleanza troviamo una sintesi. Non ci sono guerrafondai tra di noi.
Siete i favoriti, questo continuo riferimento all’alleanza con i centristi post-voto non rischia di indebolirvi?
Forse siamo stati poco chiari. Ma alle Frattocchie mi hanno insegnato a fare le analisi differenziate delle forze in campo. Oggi il discrimine fondamentale è tra populisti e europeisti. Rispetto a questo Monti sta dalla stessa nostra parte.
Vendola e Casini si giurano reciprocamente: mai insieme al governo.
Ma noi non puntiamo a governare con Casini. A Casini chiederemo una collaborazione su alcuni temi fondamentali.
Perché chiedete il voto utile all’elettorato di Ingroia e non a quello centrista? Anche i voti dati a Monti sottratti a voi.
All’appello del voto utile sono più sensibili gli elettori vicini al centrosinistra. Il riferimento di Monti è l’elettorato Pdl.
Un pezzo del Pd è passato con Monti.
No: una parte molto circoscritta di ceto politico del Pd è passato con Monti.
Il Financial Times vi fa tanti complimenti. Cosa si aspetta da voi la finanza internazionale?
Non ci fa tanti complimenti, ci fa anche critiche. Ma da tempo il Ft riconosce un’inadeguata attenzione all’economia reale da parte degli interpreti della politica dell’austerità. Ed è un punto che mettiamo in evidenza da anni. Non abbiamo aspettato né la Banca d’Italia né il Fondo monetario.
Lo troviamo a Taranto, alle prese con il dramma dell’Ilva, Stefano Fassina, homo oeconomicus del Pd, al centro delle attenzioni non amichevoli di Monti, che ne ha chiesto il «silenziamento». Lui, ala sinistra del Pd, invece ha continuato a parlare. Dicendo però cose che a sinistra sono suonate apertura proprio a Monti.
Monti cambierebbe la riforma Fornero sul lavoro, con un contratto unico, sulla base delle idee dell’ex Pd Ichino. Ma la proposta non si capisce ancora bene.
Si capisce, altroché. È quello che voleva fare l’anno scorso, noi l’abbiamo fermato.
Ci sono punti di contatto fra l’agenda Bersani e questa riforma Monti-Ichino?
Sulle politiche attive, forse. Ma lo schema d’intervento di Monti sta nel quadro della svalutazione del lavoro, e non migliora le condizioni dei giovani ma riduce ancora il potere negoziale dei lavoratori. Riduce le retribuzioni e punta alla riduzione di costo, nella linea economica mercantilista dei partiti conservatori europei.
Ma proprio lei ha parlato al Financial Times del congelamento dei salari.
La mia risposta al Ft partiva dalla negazione della svalutazione interna, ma riconosceva un problema di competitività. Che esiste ma va affrontato non con lo smantellamento dei sindacati e la riduzione delle retribuzioni ma con investimenti innovativi, rispetto ai quali, per una fase, negoziare un andamento delle retribuzioni coerente con la dinamica della produttività. Ma con l’accordo sindacale, non con lo smantellamento dei diritti. È l’esatto opposto della svalutazione interna.
Come potrete riformare la legge Fornero con i voti dei montiani, che hanno idee – dice – all’opposto delle vostre?
Noi vogliamo vincere bene le elezioni, mettere sul tavolo la nostra agenda e poi pensare a una convergenza più ampia, ma sulla base della nostra agenda. Vogliamo affermare una via alta alla competitività, rispetto a quella seguita in Europa.
Il Financial times ha scritto che Monti è inadatto a governare perché avrebbe una maggioranza in cui tutti avrebbero diritto di veto. Se fate l’alleanza con il centro non vi meritereste lo stesso giudizio?
Si riferiva alla maggioranza che c’è ora, quella di Monti . Ma è un’ipotesi che non reggerebbe. Intanto perché noi non intendiamo riprodurre l’attuale situazione.
Ma anche voi state cercando di mettere insieme un’alleanza eterogenea, da Vendola a Monti: altro che Unione.
Vendola è protagonista dell’alleanza progressista. Vogliamo vincere in entrambe le camere. Ma siccome la prossima legislatura sarà costituente ci sono terreni sui cui è utile andare oltre il centrosinistra.
Non il lavoro, diceva. Quali?
Le riforme istituzionali, quella fiscale, un fronte in Europa per correggere le politiche economiche. Puntiamo sull’asse dei governi progressisti, ma ci sono governi conservatori in difficoltà con i quali si può stringere un’alleanza. In questo caso ci può essere una convergenza con Monti.
Una convergenza con le liste ‘Rotary’?
Lasciamo stare, la mia è stata una battutaccia. I rotariani non hanno gradito il paragone con le liste di Monti. E mi ha molto colpito: ho ricevuto centinaia di mail.
Ha scoperto che i ‘rotariani’ votano Pd?
Una parte magari anche sì. Ma quasi tutti non hanno gradito il paragone. Io volevo solo rappresentare una certa curvatura nella rappresentanza. Ma ritiro la battuta.
Parliamo delle convergenze con i vostri alleati. Vendola chiede la patrimoniale. Lei e Bersani annunciate che non la farete. E che non l’avete mai promessa.
Con Sel ci confronteremo. Ma chiariamo: l’Imu è un’imposta patrimoniale. La riformeremo in modo da includere una tassazione sui patrimoni immobiliari di rilevante valore. Questa è la patrimoniale possibile oggi. Abbiamo innalzato al 20% la tassazione sui redditi da capitale, introdotto la Tobin tax. Ma le condizioni per tassare la ricchezza finanziaria non ci sono. Ci impegniamo a costruire in Europa le condizioni per contrastare i paradisi fiscali, perché le ricchezze finanziarie contribuiscano in modo appropriato. Oggi non si può.
La ricchezza che prende la strada della finanziarizzazione per ora è intoccabile?
Intoccabile, non per principio o per timidezza, ma perché è una ricchezza mobile: va via. Non a caso nessun paese in Europa ha un intervento sui patrimoni finanziari. una situazione profondamente ingiusta, ma si affronta con un intervento sovranazionale. Che noi vogliamo fare.
Nella vostra Carta d’intenti però c’è scritto: attingere «alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari».
C’è scritto ‘alla rendita’ dei patrimoni. Ma abbiamo approvato la Tobin tax, dopo quella Carta d’intenti. Resta comunque un nostro un obiettivo.
Non è che Bersani e lei ai media internazionali dite cose diverse di quelle che dite a noi, per dimostrarvi affidabili?
Ho già chiarito che al Financial Times ho detto le stesse cose che dico al manifesto. E cioè che la rotta di politica economica che prevale in Europa non funziona, la vogliamo correggere attraverso un completamento del trasferimento di sovranità delle politiche di bilancio, e con interventi a sostegno della domanda.
Anche sul lavoro? Al Ft ha detto che «in Italia non è così difficile licenziare». È un’autocritica sul nuovo art.18?
Mi chiedevano se intendevamo intervenire di nuovo sull’art.18, cancellandolo. Ho risposto che non lo toccheremo. Ma non era impossibile licenziare neanche prima. È quello che dicevo anche prima della legge Fornero. È uscita una mia intervista alla tedesca Faz, verificherà che non ho addolcito i temi su cui loro non sono d’accordo.
Lei propone lo scambio fra cessione della sovranità di bilancio a Bruxelles per tener fuori dal calcolo del pareggio gli investimenti pubblici. I nostri commentatori avvertono che la Francia non condivide.
Hollande si renderà conto che gli spazi di manovra di questa residua e formale sovranità nazionale rimasta sulle politiche di bilancio sono inadeguati a fare politiche anticicliche. O facciamo un salto di qualità sull’integrazione politica nell’area euro oppure andremo incontro a grandi problemi economici e politici.
Monti ha rivelato al Corriere di aver ricevuto incoraggiamenti da Hollande.
Hollande verrà a Torino, insieme agli altri leader progressisti, a sostenere la candidatura di Bersani. Ma certo ha apprezzato Monti. Come Merkel, Obama. Ricordiamoci che uscivamo dal governo Berlusconi.
Ora fa la guerra al Mali. Sel è contraria.
La vicenda del Mali è drammatica. È un punto da discutere. Ci sono le condizioni perché nell’alleanza troviamo una sintesi. Non ci sono guerrafondai tra di noi.
Siete i favoriti, questo continuo riferimento all’alleanza con i centristi post-voto non rischia di indebolirvi?
Forse siamo stati poco chiari. Ma alle Frattocchie mi hanno insegnato a fare le analisi differenziate delle forze in campo. Oggi il discrimine fondamentale è tra populisti e europeisti. Rispetto a questo Monti sta dalla stessa nostra parte.
Vendola e Casini si giurano reciprocamente: mai insieme al governo.
Ma noi non puntiamo a governare con Casini. A Casini chiederemo una collaborazione su alcuni temi fondamentali.
Perché chiedete il voto utile all’elettorato di Ingroia e non a quello centrista? Anche i voti dati a Monti sottratti a voi.
All’appello del voto utile sono più sensibili gli elettori vicini al centrosinistra. Il riferimento di Monti è l’elettorato Pdl.
Un pezzo del Pd è passato con Monti.
No: una parte molto circoscritta di ceto politico del Pd è passato con Monti.
Il Financial Times vi fa tanti complimenti. Cosa si aspetta da voi la finanza internazionale?
Non ci fa tanti complimenti, ci fa anche critiche. Ma da tempo il Ft riconosce un’inadeguata attenzione all’economia reale da parte degli interpreti della politica dell’austerità. Ed è un punto che mettiamo in evidenza da anni. Non abbiamo aspettato né la Banca d’Italia né il Fondo monetario.
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