Di cosa parliamo quando parliamo di Grillo

Di cosa parliamo quando parliamo di Grillo

di Checchino Antonini -

«Noi pensiamo che capire un fenomeno come quello del M5S, che in pochi mesi è passato a enormi livelli di consenso, voglia dire capire meglio l’Italia. Capire meglio il Paese per ricostruire una sinistra di alternativa che sappia superare l’assoluta incapacità di M5s e Pd di tradurre in cambiamento sociale l’enorme consenso popolare raccolto da queste forze», dice Paolo Ferrero lanciando il seminario di oggi a Bologna (dalle 10 alle 17 a I Portici Hotel Bologna, via Indipendenza 69) che il sito di Liberazione diffonderà anche in streaming.

Tra i relatori il sociologo della Bicocca, Roberto Biorcio (La sfida della politica a 5 stelle) seguirà la traccia per cui si tratta di un’esperienza complessa tuttora in evoluzione, che ricorda per molti aspetti lo tsunami al Bundestag tedesco provocato dai Verdi trenta anni fa. I Grünen non erano solo portatori di contenuti ecologisti e pacifisti, ma si proponevano di cambiare i rapporti fra cittadini, movimenti e istituzioni, rifiutando la tradizionale forma partito e sperimentando nuove pratiche politiche e organizzative. Dopo di lui Loris Caruso, sociologo e autore di uno studio notevole su No Tav e No Dal Molin (Il M5S e la politica contemporanea come campo di contraddizioni), sosterrà che nel MoVimento sembrano concentrarsi le contraddizioni della politica contemporanea: spinte alla partecipazione e tendenze alla delega plebiscitaria, trasformazione dei governati in governanti e impermeabilità delle istituzioni al conflitto, democrazia diretta e chiusura tecnocratico-populista, crisi delle ideologie e competizione politica agita essenzialmente sul terreno ideologico, apertura della politica alle istanze dei movimenti e silenzio politico dei movimenti. Queste spinte contraddittorie producono un equilibrio instabile che può avere esiti contrapposti.

L’ideologia di 5Stelle, secondo il giornalista e ricercatore Carlo Formenti (5 Stelle e il mito della cyberdemocrazia), incarna una versione tardiva e ingenua del mito americano della rete come vettore di democrazia diretta, per cui, a mano a mano che la base sociale è venuta mutando e allargandosi, è stato necessario fare i conti con le istituzioni, sono nate tensioni crescenti fra democrazia diretta e rappresentativa, accentuando i tratti di centralismo ed esasperando il ruolo del leader. A Lorenzo Mosca (Fra rete e territorio: pratiche comunicative e organizzative del movimento 5 stelle), toccherà spiegare che rete e territorio sono due ambienti che, fin dalla sua fondazione, convivono strettamente nelle pratiche organizzative e comunicative del movimento. La relazione del ricercatore e docente di teorie e techiniche dei nuovi media, si concentrerà sulle dinamiche organizzative e sulle scelte comunicative più recenti dei pentastelluti, evidenziando come il rapporto col web e con il territorio si è modificato nel corso tempo.

“C’è sinistra nel Movimento Cinque Stelle”, è il titolo della relazione di Matteo Pucciarelli, giornalista di Repubblica e autore, tra l’altro, di “L’Armata di Grillo” per le edizioni Alegre, Il M5s ha fatto suoi alcuni temi della sinistra radicale: ambientalismo, reddito minimo, “lavorare meno lavorare tutti”, abrogazione della legge Biagi, acqua pubblica, con una forte attenzione agli esperimenti di governo dell’America Latina. Al di là degli slogan, poi, non sono pochi gli esponenti grillina che provengono da una storia personale culturalmente e idealmente di sinistra. Mentre sono milioni i voti che da sinistra si sono spostati sul M5S. «Per questo demonizzare a prescindere significa non fare i conti con se stessi e i propri errori del passato». Ma è anche “Un Movimento-Azienda tra rivoluzione e restaurazione”, secondo Giuliano Santoro, che ha scritto “Un Grillo qualunque” e parlerà di come Beppe Grillo rappresenta l’onda lunga dell’egemonia televisiva, che nel paese del ventennio breve berlusconiano, ha utilizzato tecniche di marketing politico ed esperimenti di mobilitazione dall’alto per colonizzare il Web e costruire sulle macerie dei partiti uno spazio “né di destra né di sinistra”. L’ideologia del Movimento 5 Stelle, sulla scia di quanto scrive anche Wu Ming, sottrae terreno all’azione dei movimenti dal basso e disegna un modello di governo della crisi e di gestione “morbida” dell’impoverimento del paese.

Prima del dibattito, Paola Varesi, dirigente Prc di Parma e responsabile del Museo Cervi, spiegherà come, un anno dopo l’indignazione popolare clamorosa che ha fatto crollare il centrodestra, il caso Parma sia la “cronaca di una rivoluzione mancata”: domina l’ordinaria amministrazione, e non c’è una cancellazione dei progetti sostenuti dal centrodestra e osteggiati dai cittadini. Tra qualche giorno, partirà l’inceneritore. Potrebbe essere l’inizio di un lavoro prezioso di mappatura del fenomeno grillino e di riflessioni utili alla ricostruzione di un pensiero di sinistra alternativo ed efficace.

Rifondazione sta vivendo un momento delicatissimo e intenso di dibattito che dovrebbe portare a un congresso alla fine dell’anno. Il lavorìo politico, comunque, prosegue in parallelo al dibattito interno, piuttosto serrato, dal quale dovranno scaturire le indicazioni strategiche per il futuro del soggetto comunista a ventuno anni dalla Bolognina. L’ultima direzione nazionale, mercoledì scorso, ha spedito una “Lettera aperta alle compagne e ai compagni della sinistra” che lancia l’ide a di lavorare per costruire un soggetto politico unitario. «A differenza di quanto avvenuto in passato – dice Paolo Ferrero – proponiamo di abbandonare completamente la strada degli accordi di vertice e di dar vita ad un processo fondativo basato sul principio democratico e partecipato di una testa un voto. Riteniamo infatti, autocriticamente rispetto alle esperienze passate, come Rivoluzione Civile, che solo un processo che parta dal basso in forme democratiche possa dar vita anche in Italia ad una sinistra degna di questo nome».

Ecco il testo della lettera:

Care compagne e compagni, le frammentazioni e la divisione della sinistra italiana sono l’esito della radicale sconfitta sociale e politica degli ultimi decenni, ma anche dei nostri errori soggettivi. La ristrutturazione capitalistica prima e la crisi economica poi hanno causato un’impressionante regressione delle condizioni di vita delle persone, una crisi sociale che – al contrario di quanto accade in altri paesi europei e nonostante l’aggressione a diritti fondamentali conquistati in un secolo di lotte – non ha prodotto un conflitto sociale adeguato alla fase, anzi, si è determinata una vera e propria eclissi delle organizzazioni di massa. Solitudine, isolamento e un profondo sentimento di impotenza delle lotte difensive costrette a manifestarsi nelle forme più estreme, ne sono la conseguenza.

La medesima ristrutturazione ha investito il sistema politico-istituzionale: l’introduzione del sistema maggioritario e del bipolarismo ha condannato le forze e le culture di sinistra, a dover scegliere ad ogni appuntamento elettorale tra l’impotenza dentro il centrosinistra egemonizzato dal pensiero neoliberista e la testimonianza ininfluente all’opposizione, in un processo di continua erosione della propria credibilità. Per altro verso i tentativi di riaggregazione che in questi anni abbiamo insistito a promuovere sono stati viziati da limiti soggettivi relativi alla natura stessa dei processi unitari messi in campo. Non si può costruire l’unità a partire da accordi di vertice fra organizzazioni ed aggregazioni che nel corso del tempo si sono divise, senza percorsi reali di condivisione democratica e partecipata di contenuti e priorità. Non si può costruire l’unità solo sulla base delle scadenze elettorali e meno ancora con l’unico obiettivo di superare quorum e sbarramenti con liste improvvisate ed espressione di equilibri incomprensibili ai più. Non si può costruire l’unità sulla base di pregiudiziali ideologiche od organizzative tese a pretendere scioglimenti, abiure ed ulteriori divisioni nelle già troppe organizzazioni esistenti. Riteniamo sia necessario fare un salto di qualità che non ripeta gli errori del passato.

Per questi motivi la Direzione del PRC ritiene – autocriticamente e conscia dei propri limiti e della propria non autosufficienza – di offrire ad una libera discussione, non predefinita negli esisti, alcune idee che ritiene utili per poter determinare il salto di qualità che tutte e tutti sentono necessario.

1. sarebbe necessario avviare un processo fondativo di un soggetto politico unitario della sinistra sulla base della costruzione di una piattaforma antiliberista che delinei l’uscita a sinistra dalla crisi, che si connoti per l’autonomia e l’alterità rispetto al centrosinistra, per l’esplicito collegamento con tutto il sindacalismo di classe e i movimenti di trasformazione, per il riferimento in Europa alla Sinistra Europea e al GUE.

2. sarebbe importante che tale soggetto assumesse come centrale una piattaforma per la ricostruzione della sovranità popolare e la rifondazione democratica di ogni ambito della vita sociale e politica. Dalla democrazia nei luoghi di lavoro, allo sviluppo della democrazia partecipativa e diretta, alla ripresa di un’iniziativa costante per il sistema proporzionale sul terreno della democrazia rappresentativa.

3. è indispensabile che il processo di costruzione di tale soggetto, non avvenga in modo verticista e pattizio ma attraverso il coinvolgimento democratico e partecipato di tutte le persone concordi con gli obiettivi unitari, sulla base del principio una testa un voto. Che il soggetto unitario abbia piena titolarità sulla rappresentanza elettorale. Che le forze organizzate, locali e nazionali, che scelgano di attivarsi per il processo unitario senza sciogliersi, si impegnino a non esercitare vincoli di mandato ed a garantire la libera scelta individuale nell’adesione al nuovo soggetto politico da parte dei propri iscritti e iscritte.

E’ questa la proposta che mettiamo a disposizione del confronto a sinistra, nella convinzione che il popolo della sinistra debba e possa costruire un nuovo soggetto politico unitario per la lotta, la partecipazione, la trasformazione.

 popoff.globalist.it

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