Ingroia, no del CSM all’incarico regionale in Sicilia. “Fine pena mai”?

Ingroia, no del CSM all’incarico regionale in Sicilia. “Fine pena mai”?

di Franco Frediani -
Due pesi e due misure. Come sempre l’Italia ha le sue peculiarità. Eppure non si fa tanto clamore per quei 177 parlamentari che hanno cumulato persino quattro incarichi amministrativi andando addirittura contro l’articolo 122 della Costituzione… Ma per Antonio Ingroia …non ci sono sconti!
Il CSM ha respinto la sua richiesta di aspettativa (richiesta con relativa e preannunciata scelta da parte dello stesso Ingroia..) costringendolo ad accettare il “confino” di Aosta. Come recitano le cronache recenti, l’ex leader di Rivoluzione civile aveva accettato l’incarico regionale offertogli dal presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta. Si sentiva più utile nel ruolo di primo dirigente di Riscossione Sicilia, la nuova azienda che ha preso il posto della ex Serit, che si occupava della riscossione dei tributi sull’Isola. Si presume che non sarebbe stato un incarico facile per l’ex PM che si è occupato del caso sulla “trattativa Stato mafia”. La situazione siciliana è complessa e particolare, ed un uomo di principio, legato al rispetto della legge come Ingroia, sicuramente avrebbe significato un lavoro incisivo oltre che probabilmente anche rischioso.
Il CSM si è mosso nel pieno rispetto delle regole, nessun dubbio, ma talvolta la burocrazia soffoca l’elasticità e il buonsenso stesso. Ormai quando si parla di Ingroia si parla di un personaggio scomodo, malgrado abbia almeno avuto il coraggio di fare scelte controtendenza ed alla luce del sole. A nulla sono valse le sottolineature fatte anche da esponenti politici importanti come Davide Faraone, deputato nazionale del PD, uno dei primi cinque deputati dell’Ars, noto per aver portato avanti in prima persona battaglie politiche importanti per la stessa Sicilia, che non ha mancato di intervenire nella questione: “nell’ottica di moralizzare Serit/Riscossione Sicilia, ricordo che da parlamentare regionale fui io a denunciare casi di cattiva gestione. Da questo punto di vista ottima la scelta Ingroia…”. Prima la burocrazia delle regole, poi la riflessione sull’opportunità di rendere un servizio di qualità (e incisività moralizzatrice..) mantenendo fermi i principi di equità della stessa magistratura pur offrendo ad una persona indiscutibile come Ingroia, l’opportunità di continuare a svolgere un lavoro di estrema utilità oltre che di sicura importanza. Si può parlare in questo caso di ingiustizia da parte di una forza corporativa? Il termine, apparentemente “soft”, è comunque interpretabile… In un paese dove le regole fino ad oggi sono state fatte per essere disattese, ci suona come nota stonata una decisione del genere. Sarebbe da ipocriti non ammettere che l’impressione è quella che si voglia far pagare ad Antonio Ingroia un prezzo alto, troppo alto per la sua recente esposizione politica. E nell’insieme di questi dubbi emergenti, c’è quello che nessuno, o almeno pochi, siano coloro i quali sono ancora disposti a spendere una parola di solidarietà verso una Persona che si è comunque spesa tanto e che sicuaramente può vantare uno spessore morale come pochi altri possono fare.


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