
L’Aquila, le voci si alzano dal cratere
Pubblicato il 7 apr 2013
di Checchino Antonini -
309 nomi letti ad alta voce. 309 rintocchi di campana. 309 palloncini liberati in aria. E una fiaccolata che sarà negli anni il rito che rievoca quella notte. Nulla sarà come prima.
Mentre a L’Aquila migliaia di persone hanno dato vita per il quarto anno al ricordo di quella notte, Popoff ricorda con una storia che risale al 2010.
A un anno dal terremoto, con le sue 308 vittime, L’Aquila è per tutti un “cratere”. All’inerzia della ricostruzione – mai iniziata davvero – si contrappone il protagonismo di giovani dei movimenti sociali, di settori di cittadini autorganizzati che provano a scuotere una città “ospedalizzata”, dove viene pesantemente limitata la libertà di movimento e di assemblea dei cittadini. Viene sperimentata una modalità diversa di stare nei campi, verranno occupati degli spazi. L’Aquila era diventata il crocevia delle reti di movimento, della controinformazione, dell’opposizione al G8 che Berlusconi volle mettere in scena nella città martoriata mentre migliaia di persone vivevano negli alberghi, anche a centinaia di chilometri dalla città, o nelle tendopoli.
Intanto erano spuntate 19 New Town nella campagna circostante, sobborghi antisismici senza servizi né punti d’incontro. Gli aquilani si incontrano ormai nei centri commerciali che circondano la città nei pressi degli svincoli autostradali. Anche le tendopoli erano sorte là intorno. Il centro storico è sorvegliato a vista da militari. La chiamano Zona Rossa, la città proibita invasa dal popolo delle carriole che mette in scena una rimozione delle macerie che il governo rallenta all’inverosimile.
Tutto quello che succede, dunque, avviene nel cratere. Nasty, Veleno, Collasso, Keso e Gorillaman sono tutti MC. Hanno, all’epoca, tra i diciassette e i vent’anni, arriva per ultimo dj Keno. Vengono da diverse crew evaporate dopo la diaspora del terremoto. S’erano incontrati sulla costa, nei primi mesi in cui erano sfollati. Una notte sulla spiaggia, dopo una serata di freestyle, decidono di mettere su questo progetto. Zona Rossa Krew. Rivogliono la città «com’era e dov’era». Un altro incontro, quello con CaseMatte, un posto occupato a Collemaggio, dove c’era il manicomio prima della Basaglia. Lì ha trovato casa il comitato 3e32, luogo autogestito di attivisti e musicisti dove è possibile produrre il mixtape Voci dal Cratere, nove tracce scritte dopo il 6 aprile. Partecipano al progetto vari gruppi della scena abruzzese: Anonima e Dogma 88 (con cui Collasso collabora) e poi Hade, Maltempo, Mary, vocalist dell’ormai storico sound system aquilano Dabadub. E’ la colonna sonora di una città che prova a resistere. E resiste ancora come si può leggere dalle pagine di un progetto nato proprio dentro il tessuto che abbiamo raccontato.
Quattro anni dopo vi proponiamo uno di quei brani: Veleno Mc-After sisma.
notte senza sonno, guardo il cielo e non dormo più, verso un goccio a terra per te che stai più su di me, che da qua giù, in ginocchio prego, e annego nelle lacrime ed io non lo rinnego, sarebbe troppo facile sarebbe inutile, ogni pezzo, dirti che ti penso, dalle tre e mezzo, no, non mi sembra il caso ora è tutto perso, vb che fa lo stesso, vb che sto depresso, la città è a terra, eppure nel complesso, ma se ci fossi tu che crollasse pure adesso, spesso, mi capita di stare a guardare il cielo per ore, e pensare che l’uomo sia il più grosso errore, un fattore di un altro è tutto un insieme io non te l’ho mai detto che ti volevo bene, e se con poche righe ti spiegassi che dal 6 ormai ho sentimenti come sassi ho pregato affinchè non ti spegnessi ho scritto frasi e testi un’infinità di pezzi solo per parlarti zì, per raccontarti che quel giorno con te è morta una parte di me.
mi dicevi che il mio limite era il cielo io ci credo e lascio cadere un fiore non andrai in paradiso ma in un posto migliore, migliore di milioni di stelle che ti hanno dato in dono perchè pure se sei solo sa già che non ti abbandono quando sprofondo e ho la testa che mi sfasa e penso a te che mi dicevi tranquillo vieni a casa e se potessi tranquillo che verrei busserei ogni portone per sapere dove sei ripenso alle canzoni che ascoltavi tu, che mi parlano di te, da quando non ci sei più, da quando non ci sei più.
popoff.globalist.it
Tratto da: L’Aquila, le voci si alzano dal cratere | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/04/06/laquila-le-voci-si-alzano-dal-cratere/#ixzz2PlRff6LF
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