La protesta di Standing Rock: è solo l’inizio

La protesta di Standing Rock: è solo l’inizio

di Rebecca Solnit

La lotta dei Sioux della riserva di Standing Rock nel Nord Dakota contro l’oleodotto che minaccia la loro acqua è diventata un caso nazionale e internazionale. La difesa dei beni comuni è locale e globale. Pubblichiamo la traduzione del reportage della scrittrice e saggista Rebecca Solnit.

Il mondo è rimasto elettrizzato dalla protesta contro l’oleodotto Dakota Access Pipeline. Si tratta di un nuovo movimento per i diritti civili dove si incontrano diritti ambientali e diritti umani?

Un monumento ai pionieri e molti soldati armati di manganelli e caschi anti-sommossa separavano la maggior parte dei giovani attivisti nativi Americani e la sede del governo locale, il Nord Dakota State Capitol, lo scorso venerdì pomeriggio. Molti degli attivisti arrivati sul grande prato verde del Capitol non sapevano che il giudice di Washington DC si era espresso a sfavore dell’azione legale che i membri della riserva Sioux di Standing Rock avevano presentato poiché sostenevano che i lavori per il DAPL, il Dakota Access Pipeline, fossero proseguiti senza che i membri della tribù fossero stati adeguatamente consultati. C’è stata un segnale di angoscia quando al megafono è stata annunciata la notizia e, pochi minuti dopo, un urlo di gioia, quando una giovane donna con una lunga treccia nera, in piedi sotto la pioggia, incurante di questa sconfitta, ha comunque annunciato la vittoria.

Venerdì, in una dichiarazione congiunta dell’esercito Americano, del Dipartimento di Giustizia e del Dipartimento dell’Interno (che si occupa delle questioni che coinvolgono i nativi americani), sono state annunciate due decisioni importanti: una era una decisione presa dal genio militare americano, l’US Army Corps of Engineers, l’organo che aveva autorizzato la costruzione dell’oleodotto, di rinviare la decisione di trivellare il terreno federale, vicino o sotto il fiume Missouri, sopra la riserva di Standing Rock.  L’altra è stato un importante annuncio dato da quest’ultima, che il governo avrebbe discusso con i membri della tribù, su “come assicurare al meglio il contributo della tribù circa le revisioni e decisioni relative alle infrastrutture e garantire la protezione delle terre e delle risorse locali e i diritti contrattuali” e se la nuova legislazione dovesse essere attuata per raggiungere questi obiettivi. È quanto meno un riconoscimento implicito, ma forse anche esplicito, che l’autorizzazione per la DAPL non rispetta i diritti dei Sioux di Standing Rock. Potrebbe diventare una decisione importante per quanto riguarda i diritti dei nativi americani negli Stati Uniti, e sembra essere il risultato delle tremende pressioni pubbliche internazionali, che probabilmente cambieranno l’esito di quella che avrebbe potuto essere un’altra sconfitta silenziosa.

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Quello che sta accadendo a Standing Rock è straordinario e potrebbe trasformare i diritti dei nativi americani, la storia dei Sioux, e l’intersezione dei movimenti ambientalisti con le comunità indigene. Ho passato due giorni al Red Warrior Camp, il grande accampamento con dozzine di tepee, centinaia di tende, e mille persone almeno. Si estende oltre il piccolo fiume Cannonball, dall’accampamento di Sacred Stone, allestito questa primavera per catalizzare la resistenza contro il DAPL, costruito per portare petrolio da argillite grezzo dalla formazione Bakken nel Nord Dakota nord-occidentale fino all’Illinois e di qui alle raffinerie del Golfo del Messico, per essere poi esportato. La resistenza è stata catalizzata, e il mondo è rimasto elettrizzato dal raduno di partecipanti provenienti dalle tribù del Nord Dakota e sostenitori non nativi americani.

Venerdì mattina all’accampamento, ho chiesto a Dallas Goldtooth dell’Indigenous Environmental Network se ci fossero precedenti. Seduto sul retro del suo furgoncino, mentre il figlio più piccolo gironzolava tutt’intorno, un ragazzo gli si stava avvicinando per stringergli la mano, mi ha detto: “Sinceramente, non ce ne sono. Non c’è niente di simile. Centootto diversi gruppi tribali hanno spedito lettere di solidarietà.” Goltooth, che è Dakota e Dene, ha cominciato a descrivere l’appoggio senza precedenti che tribù provenienti da tutti gli Stati Uniti e dal Canada hanno dato a questa resistenza, insieme a gruppi ambientalisti; si tratta di una coalizione che potrebbe avere importanti risvolti per il futuro sia per i diritti degli indigeni, sia per i movimenti sul clima.

La gioia è diffusa. La prima persona che ho incontrato era una giovane donna Hoopa/Yurok proveniente dall’estremo nord California, che ha detto che questa era la cosa più divertente a cui avesse mai partecipato. Il giorno seguente, un piccolo uomo, mi si è avvicinato, presentandosi come Frank “proprio di qui” un membro degli Standing Rock Sioux. Ad un certo punto della conversazione ha detto: “ogni giorno per via di questa cosa mi alzo contento”. Gli ho chiesto come questo potesse cambiare il passato, pensando alle sconfitte a cui i Lakota/ Sioux hanno dovuto far fronte, ma ha interpretato la domanda in modo diverso.  Ha detto che i loro vecchi nemici Crow e Cheyenne erano venuti ad affiancarli, e che le vecchie divisioni erano ormai superate. Quando gli ho posto la domanda, stavo pensando a quello che avevo sentito sull’attivista ambientalista, l’avvocato Carolyn Raffensperger, che in passato aveva trascorso del tempo all’accampamento e aveva una lunga esperienza in questa zona. “Ci sono momenti della storia che possono riconciliare il passato e il futuro”, ha detto, “questo è uno di quei momenti. È straordinario. Spero che aiuti il fiume, che ha subito attacchi indicibili.” Mentre gli attivisti per il clima si oppongano all’oleodotto, in quanto contribuirebbe all’emissione di combustibili fossili e all’aumentare delle temperature, gli Standing Rock si oppongono perché si tratterebbe di scavare sotto il Missouri e minacciare il loro rifornimento idrico se mai l’oleodotto si rompesse.

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Il fiume è la loro unica fonte d’acqua. E, come ha detto Raffensberger, è stata violato in vari modi, incluso con la diga Oahe nel Sud Dakota, che trasforma un fiume naturale in un grande lago artificiale. Quando il fiume Cannonball incontra il Missouri, le sue acque turbolente danno origine a pietre giganti – che per le persone sono palle di cannone, da qui il nome del fiume – ma ora il piccolo fiume si getta nel lago tranquillamente, e le pietre sono scomparse, così come le forze che le avevano generate. Come ha detto il presidente della tribù Standing Rock in un editoriale il mese scorso: “quando l’Army Corps of Engineers ha fatto costruire la diga nel 1958, ci hanno tolto le nostre foreste, i nostri alberi da frutto, e la maggior parte delle terre fertili per realizzare il lago Oahe. Adesso, approvando questo attraversamento del fiume dell’oleodotto, ci stanno togliendo le nostre acque pulite e i nostri luoghi sacri. Le tribù hanno sempre dovuto pagare il prezzo della prosperità americana, che si tratti dell’oro della Black Hill, o del potere idrico del Missouri o di oleodotti che minacciano la nostra eredità secolare”. Succederà ancora se le grandi aziende (corporations) e le banche che stanno dietro al DAPL avranno la meglio, ma potrebbe esserci una svolta nella storia; loro potrebbero perdere.

Questo è quello che stanno sperando i nativi americani dagli Yurok in California ai Chippewa del Michigan, altri attivisti e i sostenitori esterni, ed è una grande speranza contro ogni previsione o almeno contro la storia del passato. Viktor vorrebbe dimenticare come sono stati sottratti loro i beni, ma chi viene saccheggiato ha lunga memoria. Nel circolo principale dell’accampamento ricorrono alcune parole e idee: che la pace e la preghiera sono per loro uno strumento, che essere umile è importante, che gli antenati sono importanti, che qui regna la non violenza.

Ho incontrato una signora non più molto giovane della riserva Pine Ridge, uno dei posti più poveri degli Stati Uniti, e il luogo protagonista di alcune delle proteste più violente negli anni ’70.  Mi ha detto di essere arrivata quando l’accampamento era proprio all’inizio, c’erano solo sette tepees. Il giorno dopo c’erano centinaia di persone, e l’occupazione era aumentata. Ha continuato a crescere e l’idea è quella di andare avanti, anche se l’inverno potrebbe scoraggiare quasi tutti tranne i più tenaci. Quando sono arrivato, l’accampamento stava espandendosi in tutte le direzioni a partire dall’entrata principale che dava sulla strada. Un lungo viale di aste portabandiera allineate lungo la strada principale che un tempo era una prateria, con circa 200 bandiere delle nazioni native di tutto il paese. Accanto all’ingresso c’era una cucina disordinata con una montagna di provviste, con utensili da interno e da esterno, e fuochi accesi su cui c’era del cibo cotto, e tante caraffe giganti di caffè a bollire. L’erba era tagliata e asciutta in alcuni punti, rovinata in altri punti, e dopo la pioggia di mercoledì alcuni punti scoperti erano diventati pozzanghere di fango. Le persone avevano organizzato accampamenti da entrambi i lati, alcuni stavano in tepees alte e bianche, la maggior parte in tende, pochi in camper.

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Sul prato, i cavalli erano attaccati o tenuti in piccoli recinti. Le persone agitavano bandiere, le macchine erano ricoperte da graffiti – “l’acqua è vita” o l’equivalente in lingua Lakota “Mni wiconi” e “ No DAPL” erano tra gli slogan più comuni. Non c’erano brochure, volantini o petizioni, o incontri e strutture organizzative. C’era un’aula, un tavolo dove erano disponibili avvocati volontari (erano lì anche per testimoniare e rappresentare chiunque potesse essere arrestato), e capanne sudatorie. Era un villaggio, dove tuttavia non si vendeva nessun tipo di alcool, droga o armi. Le persone tagliavano legna, davano da mangiare ai cavalli, preparavano caffè, andavano a trovare i vicini, raccontavano loro le proprie storie, partecipavano a cerimonie e dibattiti, e aspettavano di vedere come potessero entrare a far parte della storia.

Questo faceva in modo che ci fosse del tempo, in alcuni giorni, per celebrazioni culturali a cui partecipavano migliaia di persone di dozzine di culture diverse.  Giovedì le persone della regione Pacific North-West remavano lungo il Missouri in splendide barche che avevano portato con loro. Era previsto che risalissero il Cannonball verso le tre del pomeriggio e le persone stavano cominciando ad allinearsi lungo la riva quando alcuni sono corsi a chiamare le persone per andare al circolo principale dove si tenevano cerimonie e venivano date informazioni. Qui Archambault ha parlato del governo che ha chiamato la guardia nazionale, ha tranquillizzato le persone, dicendo che sarebbero stati impiegati per la gestione del traffico e non sarebbero stati autorizzati ad entrare nel campo.

Infatti uomini in uniforme dell’ufficio dello sceriffo e truppe statali erano già state impiegate per respingere le persone dall’autostrada Highway 1806, che va verso sud, collegando Bismarck con la riserva. Mi sono imbattuta in loro mercoledì pomeriggio; sembrava fossero pronti ad uno scontro in Afghanistan; sembrava stessero respingendo le macchine per un piccolo tratto dell’autostrada. Ho dovuto prendere un’enorme deviazione lungo la Rolling Green Countryside e sono rientrata senza problemi, ma raggiungere l’obiettivo sembrava difficile.  Il venerdì, ho visto più uomini in uniforme respingere le persone a una dozzina di miglia dal campo e poi, più a nord, un altro blocco che respingeva le persone. Sembrava si stessero impegnando a respingere le persone per impedire loro l’accesso all’accampamento, o almeno ostacolarli.

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Nel frattempo Archambault parlava, e poi tutti tornavano verso la riva dove stava arrivando la grande barca Tlinglit e altre barche. Goldtooth ha notato che le tribù del fiume erano quelle che hanno reagito in modo più incisivo, si trattava di gruppi che avevano combattuto o stavano combattendo le loro battaglie sull’acqua. Le cerimonie erano tranquille, con le barche che passavano sul fiume e che dirigevano la loro prua a riva e chiedevano, con parole di gratitudine, con canzoni in lingua nativa, e con battute divertenti, il permesso di attraccare.

La lotta riguarda l’acqua e i diritti. Il Missouri è il fiume più lungo negli Stati Uniti; collega il Mississippi e St Louis; qualsiasi inquinamento causato da una perdita nell’oleodotto lungo il suo corso avrebbe un impatto innanzitutto sulla riserva, ma anche verso valle, verso il Golfo del Messico. Avrebbe conseguenze enormi su una fetta di agricoltura e sugli abitanti della parte centrale del continente. È anche da notare che il Missouri e il Mississippi si incontrano nel punto in cui un poliziotto ha ucciso Michael Brown a Ferguson, un sobborgo di St Louis, un avvenimento che ha favorito la nascita del movimento Black Lives Matter (i cui membri si trovavano all’accampamento per dimostrare la loro solidarietà). Il fiume continua il suo corso e scorre verso New Orleans, dove il disastro naturale dell’uragano Katrina si è trasformato nel disastro umano con persone uccise e abbandonate dalle autorità. Quello che sta accadendo a Standing Rock sembra un nuovo movimento per i diritti civili che si intreccia con la battaglia per i diritti umani e ambientali e viene alimentata dagli ultimi sessant’anni di esperienza di potere popolare e di potere di cambiare il mondo. È già un movimento con solidarietà nazionale, ci sono state manifestazioni di sostegno a San Francisco e Tulsa, Oklahoma e altri posti, e un giorno di protesta nazionale è previsto per giovedì.

Molte persone coinvolte in movimenti ambientalisti lo vedono come un movimento per i diritti umani o comunque come un movimento inseparabile dai diritti umani; gli indigeni hanno giocato un ruolo molto importante, così come le persone in quei posti dove si stava estraendo e trasportando combustibile fossile, e come i protettori di particolari ambienti ed ecosistemi, dall’Amazzonia all’Artico, quali fiumi e foreste.  O ancora come le persone con una grande consapevolezza del passato e del futuro, convinti che profitti a breve termine comportino danni a lungo termine e convinti che i diritti della collettività vengano prima dei profitti individuali: tutti questi si oppongono al capitalismo e il capitalismo a loro.  

Non c’è nulla di garantito circa l’esito per la DAPL, il movimento più ampio che la rivolta a Standing Rock ha iniziato, e le connessioni che essa rafforza. È solo l’inizio, ma è un inizio spettacolare che ci ricorda che qualche volta il futuro è fatto da sognatori e guerrieri che si sono ritrovati insieme inaspettatamente.

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Traduzione di Laura Gualeni 

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