
Carlo, detto l’infallibile
Pubblicato il 29 gen 2013
di Stefano Galieni -
È comprensibile, durante la campagna elettorale ogni candidato fa di tutto per far notare la propria presenza in una lista, per assicurarsi visibilità e successo, per mantenere insomma la poltrona. Ma a volte si eccede al punto che riesce difficile definire il confine fra l’indignazione che provocano certe dichiarazioni e la consapevolezza di trovarsi davanti ad un uomo che ha superato ogni senso del pudore e, in definitiva, del ridicolo. Ma la specialità del cattolicissimo Carlo Giovanardi è quella di intervenire su ferite ancora aperte di queste paese, ferite individuali e collettive, su cui sarebbe molto più intellettualmente onesto fare un passo indietro e magari tacere, perché certi dolori richiedono anche il silenzio. Procediamo per ordine: la corte di cassazione stabilisce, dopo 33 anni di menzogne e depistaggi, che l’aereo di linea precipitato nei pressi di Ustica, fu abbattuto da un missile e condanna lo Stato italiano a risarcire i parenti delle 81 vittime. Lo dicono tribunali che hanno lavorato per anni, contro un muro di gomma e contro coltri insuperabili di omertà e di segreti inconfessabili, ma Giovanardi la pensa diversamente. Secondo l’autorevole politico l’aereo è caduto in seguito all’esplosione di una bomba presente all’interno del veivolo. Le cose sono due, o Giovanardi ha elementi che non ha ritenuto opportuno fornire agli inquirenti o parla a vanvera. In entrambi i casi non dovrebbe ricoprire un ruolo politico. Nel giorno della memoria poi, altra dichiarazione che dimostra rara sensibilità e intelligenza. “Contro omosessuali, rom e portatori d’handicap il nazismo non compì un vero e proprio sterminio. Solo repressioni, perché anche nei vertici nazisti c’erano molti omosessuali”. Dichiarazioni che sono sparite di fronte alle amenità filo fasciste del suo capo Silvio Berlusconi, ma che sono terribilmente più gravi. Lo sa il signor Giovanardi cosa è stato il Porraimosh lo sterminio dei rom, considerati indegni di vivere? Sa cosa significhi ragionare su almeno 500 mila persone uccise? O forse il fastidio che il signor Giovanardi prova per i rom rende meno importante questo genocidio? Sappiamo della profonda avversione che il signor Giovanardi nutre per chi ha un orientamento sessuale a suo avviso non conforme. Dipende da questo la scarsa memoria o la carenza di informazioni rispetto a quanto nazisti e fascisti fecero di orrendo contro quello che oramai è riconosciuto come “omocausto”? E le campagne sistematiche, iniziate con l’eugenetica per sterminare o sterilizzare i disabili? Anche qui il signor Giovanardi, strenuo difensore della vita fino dal concepimento cosa fa, si volta dall’altra parte, come fecero all’epoca in molti? Ma si sa che per il signor Giovanardi esistono vite degne di essere vissute e vite indegne. Indegna evidentemente era per lui la vita di Stefano Cucchi. Quando venne ucciso di mala giustizia, l’allora sottosegretario dichiarò che era morto perché anoressico, drogato e seriopositivo. Parole pronunciate e poi ritrattate ma che ne illustravano già da allora l’impronta culturale. La sorella di Stefano, Ilaria che da allora si batte perché venga fatta giustizia su quei giorni atroci, ha scelto di portare questa battaglia di giustizia che riguarda i tanti la cui vita è stata spezzata o distrutta dall’inferno carcerario, candidandosi con la lista Rivoluzione Civile, Ingroia. Vuole portare in parlamento la voce di chi non ha diritto. L’ex sottosegratario ieri pomeriggio ha provato a minare la credibilità di Ilaria Cucchi affermando testualmente che “sta costruendo una carriera politica su una bugia collettiva, suo fratello Stefano non è stato ammazzato di botte, è morto perché era un tossicodipendente e uno spacciatore”. Questo perché Ilaria ha espresso il proposito, in caso di ingresso in parlamento, di adoperarsi e di volere combattere per abrogare la legge Fini – Giovanardi, quella che ha riempito le carceri di persone prive di pericolosità sociale, vittime più che colpevoli, per lo più giovani da riportare alla vita e non da trascinare nell’inferno. Una legge che è stata determinante per uccidere Stefano. Ilaria ha reagito lucidamente ricordando al signor Giovanardi:« Quando era alla presidenza del consiglio ha indicato la strada al processo. Bisogna dargliene atto. In questo processo è intervenuto il governo, tramite Giovanardi, più di una volta. La strada della verità scientifica è stata tracciata dal consulente della procura nonché consigliere di amministrazione di un importante gruppo assicurativo in compagnia delle famiglia Ligresti e Larussa (fratello dell’allora ministro della difesa che si affrettò subito a dire che i carabinieri non c’entravano) e dalla prof. Cattaneo consulente del ministero». Non solo: «Direi che abbiamo fatto il pieno. Dico a Giovanardi che, guardando le cronache giudiziarie di oggi, avrei, col senno di poi, usato me per tirare fuori Stefano da quel calvario. Sarò poco obiettiva ma non riesco a dimenticare che quello zombie, o larva, come l’ex ministro cristianamente ama definire Stefano, prima di pagare i suoi propri errori in carcere, faceva pugilato ed andava a lavorare regolarmente. Con buona pace di tutti. Se sarò eletta, la legge Fini/Giovanardi è la prima cosa a cui metterò mano. Una legge criminale, che non solo ha ammazzato Stefano, ma ha riempito le galere». E Ilaria Cucchi conclude:« Non credevo di essere così importante per la politica italiana, tanto da indurre il caro Giovanardi a fare campagna elettorale sulla morte di mio fratello. Visto che ha indicato la strada per fare la verità nel mio processo, si preoccupi almeno di far togliere il capo di imputazione di lesioni dolose a carico dei tre poveri agenti di polizia penitenziaria. Così l’opera sarà completa. Mi auguro che sia eletto e che ottenga un altro importante incarico di governo, sulla vicenda di Stefano Cucchi, ma anche su quella di Federico Aldrovandi, sulla cui morte pure non perse occasione di tacere». E se la storia avesse un altro finale rispetto alle amare parole di Ilaria? Se dopo queste elezioni ci ritrovassimo con un Paese e con istituzioni prive dei troppi “Giovanardi” che le popolano e in cui a poter prendere decisioni fossero persone splendide come Ilaria Cucchi? Un sogno forse, ma da bravi rivoluzionari ci piace sognare.
Nel frattempo, conosciamo la sentenza della III Corte d’assise di Roma la quale stabilisce che Cucchi morì per mancanza di cibo e liquidi. E’ indubbio che Ilaria Cucchi sarà continuamente soggetta al rischio di attacchi sul tema che l’ha messa, senza la sua volontà, al centro dell’attenzione mediatica. Non si può che indurla ad esserne consapevole e forte, come ha già dimostrato di essere in questi ultimi anni. Il tutto, indipendentemente dal colore e la caratterizzazione della sua scelta politica.
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