
#stopthecoisp, Ferrara sta con Patrizia
Pubblicato il 30 mar 2013
a cura di Checchino Antonini, Elisa Corridoni in diretta da Ferrara
19.45: Tantissime interviste e telecamere per Patrizia e le sue compagne di strada. «E’ emozionante essere qui – dice a Popoff, Ilaria, la sorella di Stefano Cucchi – vedere quello che Patrizia rappresenta per tante famiglie, per tante persone. Anche la gente “normale” è convinta che non si può far finta di niente. Intollerabile che venga ferita ancora e proprio a Ferrara dove è iniziata una nuova stagione di verità e giustizia»
19.00: Per trovare una manifestazione così grande a Ferrara bisogna tornare al 2006 quando, nel primo anniversario, risposero in ottomila all’appello del comitato Verità e giustizia e sfilarono fino a questa piazza con la famiglia di Federico. Oggi c’è qualcuno in meno ma i ferraresi sono molto più numerosi. E’ stata una risposta spontanea, rapida, di massa, alla provocazione del sindacatino di ultradestra. Un gruppo di milanesi suona, gli interventi sono finiti ma la gente resta in piazza.
18.30: adesso sono almeno in quattromila, lo ammette tranquillamente anche la questura, di solito piuttosto “avara” nelle stime. Si riconoscono Lucia Uva, Domenica Ferrulli, Rosa Piro, Ilaria Cucchi, che – da compagne di sventura – sono diventate compagne di strada di Patrizia Aldrovandi. Insieme si battono contro la “malapolizia”, per aprire le inchieste e per impedire altri abusi. Tra i volti della politica quelli di Rifondazione comunista, il consigliere regionale Sconciaforni, il segretario regionale Mainardi (il Prc fu il primo partito a schierarsi con la famiglia Aldrovandi) ma anche la presidente della provincia, Marcella Zappaterra, la senatrice Bertuzzi e il deputato Brazzi, tutti del Pd, come Beppe Giulietti di Articolo 21. Dal microfono prendonola parola Lino, Patrizia e “Boldro”, Andrea Boldrini, uno degli amici di Federico a mettere in piedi quel comitato per Verità e giustizia che segue le orme dei familiari dell’Aldro da quel 25 settembre di otto anni fa. «Vorrei che levassero la divisa a quei quattro – dice Boldrini – e vorrei che ci impegnassimo tutti perché non accadano mai più casi di abuso di polizia».
Ore 18: La piazza Savonarola è piena. Corso Martiri è bloccato. Lo striscione è sul cancello del Castello. Là dove hanno manifestato una decina tra poliziotti del Coisp e esponenti dell’estrema destra ferrarese, ora ci sono alcune centinaia di persone in solidarietà con Patrizia, Lino, Stefano, i familiari di Federico Aldrovandi, ucciso da un violentissimo controllo di polizia nel settembre del 2005. Stefano Aldrovandi, 22 anni, è appena arrivato dopo un incontro in prefettura: «C’erano il questore e la prefetta – spiega a Popoff – che ci ha confermato vicinanza e solidarietà dopo quello che è successo. L’impressione è che un pezzo di istituzioni voglia un rapporto costruttivo. Credo che la maggioranza della città abbia capito bene cosa sia successo in Via Ippodromo e poi in tribunale infine l’altroieri con la provocazione del Coisp. Certo, c’è chi, come il figlio di uno dei politici presenti con il Coisp, che le nostre ragioni sono solo falsità ma è una sparuta minoranza, sono pochi quelli che ce l’anno con noi». Intanto Patrizia parla ai microfoni di Estense.com, il sito locale che ha seguito meglio la vicenda
«Ci dissociamo totalmente da una manifestazione che ha mancato di rispetto al lutto di una madre e screditato il lavoro che quotidianamente svolgono tutte le donne e tutti gli uomini della Polizia di Stato». Perfino l’Ugl, il Sap e e il Siap prendono le distanze dal Coisp che ha voluto fare la propria campagna tesseramento speculando sulla tragedia di una famiglia e sull’ennesima pagina nera della polizia di stato.
Ancora più netta è la presa di posizione del Silp regionale per il quale «della morte del povero Federico dovremmo tutti quanti aver maggior rispetto; dovremmo imporci di rispettare lui che non c’è più e coloro che sono rimasti accanto al vuoto che lui ha lasciato. Nessuno, credo, abbia il diritto di criticare chi, avendo perso un amore così grande, per un fatto così ingiusto, esprime il proprio dolore, la propria rabbia al mondo intero, contro tutti e contro tutto». Eppure, «nonostante la sofferenza, nonostante l’ingiustizia subita, nonostante sia stata costretta a lottare con le unghie per ristabilire la verità – anche combattendo contro chi aveva il “dovere” di ricostruire i fatti con la massima trasparenza, assumendosene la responsabilità – nelle parole della madre di Federico Aldrovandi mi pare di aver colto anche una forte sensibilità. Non ho mai avuto la sensazione che quella donna considerasse tutti i lavoratori di polizia come complici dell’omicidio di Federico. Ma alcuni pensano di poter ergere una barriera corporativa, inutile e dannosa. Una “difesa” che sembra tracciare un tragico solco tra polizia e società. Noi rappresentiamo migliaia di lavoratori di polizia che si sentono, invece, parte della società in cui vivono; che si sentono al servizio del cittadino e che sanno assumere la responsabilità degli errori che commettono. Rappresentiamo migliaia di donne e uomini che ogni giorno indossano la loro divisa e mettono la loro vita al servizio del paese e della gente. Lavoratori che si sentono vicini alla sofferenza che la morte del povero Federico ha procurato e che vorrebbero con tutto il cuore che tragedie come quelle non si verificassero mai più. Rappresentiamo e vorremo esprimere la voce di quei poliziotti che hanno sempre avuto e sempre avranno il massimo rispetto per i diritti ed il destino delle donne e degli uomini che, per una ragione qualunque, si trovano “nelle mani dello stato”».
popoff.globalist.it
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