
Tsipras: «L’Europa vive un momento difficile. O lo superiamo tutti insieme o falliamo tutti insieme»
Pubblicato il 28 feb 2016
di Elena Sirianni
Rivolto alle forze progressiste europee: «Contro i muri della vergogna e dell’intolleranza innalziamo il muro dell’umanesimo e della solidarietà»
I nostri Tg lo accennano appena ma in Grecia è emergenza umanitaria. Austria, Macedonia, Slovenia, Serbia, Croazia hanno chiuso le frontiere. Il flusso dei profughi in arrivo dalla Turchia nelle isole greche che finora defluiva dalla Grecia verso i paesi del centro Europa, ora non ha più uno sbocco. Migliaia e migliaia di profughi restano bloccati nelle isole, altre migliaia sono accampati al Pireo e nelle piazze di Atene, altre migliaia ancora stanno risalendo a piedi l’autostrada in direzione nord nella speranza di riuscire comunque a trovare un varco per passare la frontiera, 5.500 sono bloccati ad Idomeni, zona di confine con la Macedonia.Sono uomini, donne, bambini, tanti bambini. Ci sono anziani, donne incinte, invalidi in carrozzella ο trasportati a spalla dai più giovani. La Grecia fa quello che può, ma non è attrezzata per accogliere ed assistere questa enorme marea umana. Le strutture di accoglienze sono strapiene ed inoltre molti profughi si rifiutano di ricorrervi per non essere registrati e costretti poi a restare in Grecia in base a quanto prevede il trattato di Dublino. Per questo preferiscono proseguire la loro marcia a piedi oppure accamparsi all’aperto. Tutto il paese si sta mobilitando per dare una mano, sindaci, forze dell’ordine, strutture sanitarie, organizzazioni umanitarie, gente comune. I rifugiati hanno bisogno di tutto, nella disperata fuga molti hanno perso o consumato scarpe, vestiti, soldi. Molti si sono ammalati, specialmente anziani e bambini. I medici che li visitano riferiscono, oltre a stati influenzali e malattie da raffreddamento, anche infezioni alla pelle e problemi agli arti inferiori dovuti alle decine di chilometri percorsi a piedi.
I Greci, dice il primo ministro Alexis Tsipras, stanno salvando la dignità dell’Europa. Il loro slancio generoso ha una valenza ancora più grande se si considera che la Grecia è un paese impoverito e piagato da una profonda crisi economica e quello che offre ai rifugiati proviene dalle sue “privazioni”. Sul web sono stati segnalati però anche alcuni isolati casi di speculazione a danno dei profughi . L’associazione “Iniziativa Antirazzista di Larisas” denuncia che un posto di ristoro nella zona di Tebe e’ arrivato a vendere le bottigliette d’acqua da mezzo litro a 2 euro (in Grecia per legge non possono essere vendute a più di 50 centesimi) e a chiedere 8 euro per l’uso del bagno. Luben TV riferisce che il consigliere regionale della Tessaglia del Partito Ecologista, Nikos Poutsakas, è stato addirittura aggredito dai proprietari del suddetto negozio mentre insieme ad un gruppo di volontari distribuiva acqua e cibo ai profughi. Comunque si tratta di qualche caso isolato, perchè sia le autorità sia i volontari si stanno facendo in quattro per non far mancare ai profughi i beni di prima necessità.
Il notiziario serale dell’ERT ha lanciato ieri l’allarme: l’emergenza umanitaria è gravissima e rischia di diventare incontrollabile se non vengono prese misure immediate dalla Commissione Europea. A Berlino si teme che nei prossimi giorni in Grecia, insieme alla crisi umanitaria, scoppi anche un’emergenza sicurezza.
Il flusso dei profughi dalla Turchia verso la Grecia non si è mai fermato, neanche durante i mesi invernali e le brutte condizioni climatiche. La situazione è però precipitata ed è divenuta emergenza umanitaria da due giorni, dopo la decisione unilaterale dell’Austria e dei paesi balcanici occidentali di chiudere le frontiere. Su iniziativa dell’Austria è stato inoltre convocato un vertice balcanico (a cui sono stati invitati anche paesi extracomunitari) con esclusione della Grecia, colpevole di non controllare adeguatamente le sue frontiere. Dopo le proteste della Grecia e la sua decisione di ritirare l’ambasciatore da Vienna, la ministra degli Esteri austriaca, Johanna Mikl-Leitner (del Partito popolare), ha chiesto di andare ad Atene per spiegare la posizione austriaca in materia di migranti. Richiesta respinta dal governo greco che ha risposto che non ci sarà nessun incontro fra i due paesi finché l’Austria continuerà a prendere misure unilaterali.
La mossa della ministra degli Esteri austriaca ha colto di sorpresa lo stesso presidente dell’Austria, il socialdemocratico Heinz Fischer, che in passato è più volte intervenuto in sostegno della Grecia e per il taglio del suo debito pubblico. Fischer ha dichiarato in televisione di non essere stato informato che dal vertice balcanico era stata esclusa la Grecia. Forse anche questo è da leggere come una conferma di quanto ha affermato ieri Tsipras, che sulle politiche immigratorie (ma anche su altri temi) in Europa ormai c’è uno scontro politico più che fra nazioni.
Per la prima volta sul problema dei rifugiati in Europa è intervenuto anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha sollecitato l’Austria e i paesi balcanici ad aprire le frontiere e ad agire con responsabilità e solidarietà, sottolineando che stanno contravvenendo alla convenzione internazionale per i rifugiati del 1951.
Da parte della Commissione Europea è intervenuto invece il commissario per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos che ha detto che “restano solo dieci giorni” per evitare che il sistema Schengen “collassi”.
Il governo greco intanto cerca di rompere l’isolamento in cui di fatto si è trovato il paese dopo la chiusura delle frontiere. Direttamente dal parlamento europeo ieri è giunto ad Atene il capogruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) al Parlamento Europeo Gianni Pittella che si è recato a visitare il centro di accoglienza di Schistò, alle porte di Atene. Nella conferenza stampa congiunta con il primo ministro Alexis Tsipras, ha espresso solidarietà alla Grecia, riconoscendo gli sforzi enormi che sta facendo e l’impossibilità che possa da sola gestire questa crisi umanitaria. « Ci fa piacere che Polonia , Slovacchia, Ungheria, Cechia facciano parte dell’Unione Europea, ma non è possibile che le regole debbano essere rispettate solo da alcuni membri di questa famiglia. Altrimenti non c’è nessuna famiglia » ha detto Pittella.
Nella stessa conferenza stampa Tsipras ha detto che ci troviamo di fronte al più grande flusso migratorio dopo la fine della seconda guerra mondiale e non è pensabile che il problema riguardi solo i paesi che accolgono i rifugiati. La Grecia ha fatto e farà la sua parte e rispetterà gli impegni presi ma non accetterà le critiche di paesi che finora non hanno accolto un solo rifugiato. Al prossimo incontro di vertice dei paesi UE, previsto per il 7 marzo, la Grecia pretenderà che le responsabilità siano suddivise fra i paesi membri in maniera equa e proporzionale. Ma anche la Turchia, paese da dove si imbarcano i profughi, dovrà fare la sua parte per intercettare e bloccare la rete dei trafficanti che alimenta i flussi verso la Grecia.
«I profughi vedono un’Europa in preda a una crisi di nervi che chiude le frontiere, una retorica intollerante dalle forze di estrema destra. Per questo è necessario che le forze progressiste europee innalzino il loro muro di fronte ai muri della vergogna che vengono innalzati dalle forze influenzate dalla retorica di estrema destra. Il motivo per cui la retorica estremista di destra trova terreno fertile sono le politiche di austerità adottate negli ultimi anni in Europa che hanno generato povertà ed emarginazione. Oggi più che mai è necessario che l’Europa cambi rotta e perchè questo avvenga bisogna che cambino i rapporti di forza politica. Non è uno scontro fra nazioni, ma uno scontro politico fra le idee, fra forze progressiste e forze della conservazione, fra destra e sinistra…Syriza e le altre forze progressiste europee di ogni provenienza devono iniziare un dialogo politico sulla necessità che l’Europa ritrovi i principi e i valori su cui è stata fondata. E’ necessario che rifondiamo l’Europa sulla base dei principi dell’umanesimo, della democrazia, della solidarietà, della giustizia e della coesione sociale. E naturalmente sulla base della parità fra i paesi membri dell’Unione Europea. Credo profondamente che non può esistere una Europa unita senza il rispetto assoluto delle regole comuni, delle responsabilità comuni e degli impegni comuni. La solidarietà in Europa non può finire perchè iniziano i sondaggi e le consultazioni elettorali. Non può essere un discorso retorico che interrompiamo in prossimità di un importante test elettorale. Le forze progressiste e democrariche hanno solo da perdere nell’adottare le retorica dell’estrema destra nel tentativo di impedire l’avanzata dell’estrema destra. Quando adotti l’agenda della estrema destra gli fai il più grande regalo. Credo che le forze progressiste europee possono ritrovare un passo comune, un terreno comune per un obiettivo comune. Come ho detto prima, dobbiamo ergere muri contro le forze che innalzano muri e dividono l’Europa »
Tsipras ha sottolineato che le iniziative unilaterali e le violazioni del diritto europeo corrodono le fondamenta e le procedure di unificazione. Ha detto che in questo momento l’Europa deve affrontare contemporaneamnte tre crisi, quella economica, quella dei rifugiati e quella sulla sicurezza. Negli anni passati, quando la crisi da affrontare era solo economica, non si è dimostrata all’altezza. Come spera di riuscire oggi a dare soluzioni se non unendo le forze? «Non andremo avanti se ogni stato membro viene abbandonato a sè stesso. L’Europa avrà futuro solo se si suddividono in modo equo e proporzionale i pesi e le responsabilità nei momenti buoni ma anche in quelli difficili. Quello di oggi è un momento dificile. O lo superiamo tutti insieme o falliamo tutti insieme».
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