Violenza contro le donne, alcune note di Eleonora Forenza su Colonia

Violenza contro le donne, alcune note di Eleonora Forenza su Colonia

di Eleonora Forenza, europarlamentare L’Altra Europa con Tsipras – eleonoraforenza.it -

a) Credo che non si possa parlare dei “fatti di Colonia”, ossia delle violenze di Colonia, rimuovendo il punto centrale: la violenza maschile contro le donne. Partire dal punto di vista delle donne, stare dalla parte delle donne e contro ogni forma di violenza maschile è un posizionamento che non concede subordinate e attenuanti. Quei fatti vanno visti, interpretati e giudicati dalla prospettiva di quelle donne e a partire dalla solidarietà con quelle donne.
b) La strumentalizzazione della violenza contro le donne per una campagna xenofoba contro rifugiati e richiedenti asilo drammaticamente non è un episodio. La logica securitaria (Frontex, repressione e guerra contro il terrorismo) rischia di diventare il cemento su cui l’Ue costruisce il suo popolo e il suo consenso.
c)Non siamo mai state zitte nel condannare la violenza maschile contro le donne. Ci siamo sempre sottratte alla paura di essere strumentalizzate: chi usa i corpi delle donne per fomentare il razzismo li considera oggetti non meno di chi li molesta.
A Roma ci fu una bellissima manifestazione contro il pacchetto sicurezza dopo la violenza contro Reggiani. Fu la reazione più giusta.
d) Non è vero che la violenza maschile non ha colore e non ha religione: ne ha purtroppo diverse. Gli intrecci peculiari fra forme di patriarcato, religione e dominio capitalista sono ciò che le femministe e le donne svelano a ogni latitudine. Generalizzare e fare del patriarcato una entità metastorica equivale a rimuovere la riflessione e la lotta delle donne.
e) Ringrazio le compagne che hanno preso parola sui fatti di Colonia, con interventi lucidi (tra questi, segnalo quello di Ida Dominjanni) che hanno mostrato ancora una volta come il corpo delle donne sia oggetto della contesa (la violenza contro le loro donne, la difesa delle nostre donne), che hanno nominato ancora una volta il nesso fra la violenza sessista e quella razzista e decostruito la narrazione securitaria. Le manifestazioni delle femministe tedesche contro il sessismo e contro il razzismo sono uno spiraglio di speranza a cui aggrapparsi e da sostenere con forza. Dobbiamo costruire anche dall’Italia momenti di incontro e solidarietà con loro.
f) Che l’informazione italiana abbia potuto usare nel 2016 l’espressione “le nostre donne” purtroppo non stupisce. È sempre un pugno nello stomaco. Ti fa incazzare, ma non stupisce. Così come che ci sia un nauseabondo proliferare di trasmissioni sull’argomento. Ricordiamoci che è la stessa qualificata e imparziale informazione che ci “racconta” i fatti. Sulla disinformazione su Colonia rinvio a quanto ha scritto Cinzia Aruzza.
g) Non è che tutti devono parlare dei fatti di Colonia. Ad esempio, quei cari compagni che ci spiegano che a Colonia il problema è “ben altro”, che non sono i rifugiati ma i maschi, ecco, dicono una cosa giusta. Ma forse farebbero bene, a fare una cosa bella: dei fatti di Colonia non necessariamente devono parlare tutt@. Se durante tutta la loro vita politica hanno semplicemente rimosso quanto sia fondamentale la critica al patriarcato e che li riguarda, se non parlano a partire da se stessi, forse farebbero meglio a tacere. Perché lo stesso argomento non ha lo stesso valore se usato da chi ogni giorno lotta contro la violenza maschile o da chi considera il femminismo un paragrafo da aggiungere per buona educazione.


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