
E ora, via gli F 35
Pubblicato il 19 mar 2013
di Cinzia Gubbini -
A Camere insediate, il Parlamento è a tutti gli effetti “al lavoro”. Si possono presentare disegni di legge e proposte di legge, chiamare a rispondere il governo in carica (per ora, quello guidato da Mario Monti), depositare mozioni. Il nuovo presidente del Senato, seconda carica dello Stato, Pietro Grasso ha già depositato un ddl su corruzione, voto di scambio, falso in bilancio, riciclaggio e autoriciclaggio. Quindi, si può cominciare ad agire. E su certi temi sarebbe pure criminale non farlo. Per esempio su quei temi a cui tutti hanno fatto riferimento, in campagna elettorale, per spillare voti. Esempio luminoso: il programma quarantennale che lega mani e piedi l’Italia, e i suoi bilanci, all’acquisto degli aerei da guerra F35.
Ne hanno parlato tutti. La campagna “Taglia le ali alle armi” è andata a rispolverare tutte le dichiarazioni rilasciate durante la campagna elettorale. Ehi: abbiamo la maggioranza! Sentite qua: per Pierluigi Bersani (candidato premier per il centrosinistra): “Bisogna assolutamente rivedere il nostro impegno per gli F-35, la nostra priorità non sono i caccia ma il lavoro” e quei soldi sono da destinare a scuole e ospedali. Silvio Berlusconi (leader del centrodestra) è stato ancora più esplicito affermando che gli F-35 servirebbero solo come “aerei da turismo…” aggiungendo poi: “Gli impegni sono da mantenersi, ma devo dire che non mi sognerei mai oggi di fare una spesa cosi e anche il fatto di aver votato come Pdl a favore del programma non significa che eravamo d’accordo”. Berlusconi conclude “Io sono sempre stato contrario agli F35 e anche alle portaerei…”. Infine Beppe Grillo, fondatore e guida del Movimento 5 Stelle: “Per noi l’ipotesi di non comprare i caccia non è neanche una domanda, è come chiedere ‘vuole eliminare la pedofilia?’ E’ una domanda che non esiste, noi vogliamo eliminare gli apparecchi da guerra, perché non vogliamo la guerra, siamo contro, c’è un articolo della Costituzione che va rispettato, non voglio armamenti, come il Costa Rica che non ha un esercito, noi non vogliamo gli F-35, perché la gente non arriva a fine mese”. Grillo conclude con le alternative: “Noi – conclude – vogliamo uscire dal programma F35 per usare queste risorse nell’università, nella ricerca”. Alle dichiarazioni dei tre leader si possono poi aggiungere le posizioni di altri partiti in coalizioni, come il “no” secco ai caccia esplicitato da Nichi Vendola e Sel con l’adesione alla “Agenda Disarmo e Pace” proposta da Rete Disarmo e Tavolo Interventi Civili di Pace.
E ora? Sarebbe quindi auspicabile che il nuovo Parlamento faccia qualcosa. La campagna “Taglia le ali alle armi!” – promossa da Rete Italiana Disarmo, Campagna Sbilanciamoci! e Tavola della Pace – è attiva dal 2009 e chiede di annullare la partecipazione italiana al programma JSF (il più costoso della storia militare) ritenendo che ora la politica possa dare corso concreto (con almeno un atto di stop e ripensamento) alle dichiarazioni della campagna elettorale. “I fondi pubblici così risparmiati sul bilancio statale sia del 2013 che degli anni a venire (budget stimato in oltre 50 miliardi per tutta la vita del progetto, e su cui si sta aprendo un’indagine della Corte dei Conti) potrebbero in alternativa venir destinati al rafforzamento delle politiche sociali, alla scuola, all’università, ai servizi sociali per le famiglie”, dicono dalla campagna.
Ma come? Ne abbiamo parlato con Francesco Vignarca della campagna “Taglia le ali alle armi”: “L’obiettivo principale è che l’Italia esca dal programma, cosa che è ancora possibile fare, aldilà di quello che viene raccontato, anche se ovviamente non si puo’ fare più nulla per i tre aerei che sono già stati acquistati – dice Vignarca – bisogna fare i conti con la situazione attuale, che ci presenta una legislatura probabilmente di breve durata. Quindi, l’obiettivo non è tanto quello di mettere in piedi una Commissione parlamentare di inchiesta, visto che non ci sarebbe tempo, quanto quella da un lato di impegnare il governo a ripensare il programma attraverso mozioni. L’altra è che si potrebbe presentare un disegno di legge che abroghi i quattro commi della legge Giacchè in modo da far sì che le spese per gli armamenti siano controllate dal Parlamento non più saltuariamente ma annualmente, che le rendicontazioni della Difesa siano trasaprenti, che i pareri siano vincolanti e possano essere espressi anche sui programmi in corso.
Una mozione già c’è. Intanto, una mozione è già stata depositata dal deputato indipendente di Sel Giulio Marcon, in veste di presidente di Sbilanciamoci attivo nella cmapagna sin dalla sua nascita, che è stata firmata da Gennaro Migliore e Nichi Vendola. Nel testo della mozione si impegna il futuro governo a rivedere il nuovo modello di difesa “sulla base del dettato costituzionale e della nostra politica estera” e a destinare le somme risparmiate dalla cancellazione del programma degli F35 alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, al riassetto idrogeologico del territorio, ad un piano pluriennale per l’apertura di asili nido. “Si tratta – ha affermato Giulio Marcon – di una misura da varare prima possibile: un impegno che il prossimo governo deve prendere nei primi 100 giorni. Il governo che deve nascere, deve mettere tra le sue priorità la riduzione delle spese militari per destinare le risorse risparmiate agli interventi contro la crisi, al welfare, al rifinanziamento del servizio civile”. Nella mozione si ricorda come nel corso del tempo il programma degli F35 è diventata un’iniziativa dai costi sempre più elevati, dal basso impatto occupazionale e con enormi problemi di carattere tecnico e operativo.
da Popoff.globalist.it
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