Un incontro tra donne e uomini per nuove forme di libertà

Un incontro tra donne e uomini per nuove forme di libertà

di Stefano Ciccone, Alberto Leiss -
Il 16 e il 17 marzo si terrà a Roma (in via Nola 5) un incontro pubblico proposto da Maschileplurale, rivolto a uomini e donne. «Mio fratello è figlio unico» è il titolo: evoca una famosa canzone di Rino Gaetano, il cui testo un po’ surreale allude all’assenza di una presa di parola maschile che non resti schiacciata negli stereotipi e nell’invisibilità di un cambiamento che noi crediamo in corso. Il sottotitolo del convegno vuole aprire una diversa prospettiva: «Cosa cambia se cambiamo i desideri degli uomini?». Mutamenti molecolarmente già in atto, nei desideri, amori, conflitti tra fratelli, tra amici e nemici, tra padri e figli, e nelle relazioni con le donne: madri, figlie, sorelle, amiche, amanti, spose.
L’incontro cade quando un Papa si è clamorosamente dimesso e in Italia (ma la tendenza è in atto non solo nel Bel Paese) si registra una crisi verticale della politica dei partiti (ma anche dei poteri economici e mediatici). E’ fin troppo facile osservare che si tratta di un collasso declinato quasi interamente al maschile. Donne e giovani non per caso sono individuati, non senza superficialità, come gli unici fattori di novità positiva: ma anche nei movimenti di contestazione – come in quello di Grillo – si intravvede il rischio che certe logiche maschilisticamente autoritarie producano effetti perversi.
Maschileplurale ha cercato negli anni di dare voce a una rete di gruppi e di singoli da tempo impegnati in una riflessione – e in pratiche politiche concrete – intorno all’occasione che oggi gli uomini hanno di costruire, prima di tutto per sé, nuove forme di libertà. Questa occasione è offerta dalla rivoluzione contro il patriarcato fatta dalle donne e dal femminismo. Ma è o sarà il frutto non solo di un riconoscimento di questa realtà, di un’altra soggettività e di un altro desiderio, ma soprattutto di un percorso autonomo, della ricerca di una diversa maschilità: per lo meno questa è la scommessa. Scommessa difficile perché la “questione maschile” si definisce problematicamente come la voglia di uscire da una condizione di privilegio e di potere. Privilegi e potere vissuti sempre di più come una gabbia condizionante, soffocante. La fine del patriarcato teorizzata da una parte del femminismo ha una traduzione mediatica corrente nella figura del “maschio in crisi”. C’è una letteratura sempre più diffusa che moltiplica racconti e analisi su un disagio degli uomini che si traduce nella violenza dei femminicidi, nella fuga dalle responsabilità, nella eterna adolescenza, nella coltivazione del proprio rancore, nell’ossessione del consumo sessuale. O nello restare avvinghiati a un potere che mostra peraltro segni sempre più evidenti di cedimento. Siamo partiti – nel 2006 – prendendo la parola contro la violenza maschile sulle donne. Ora vorremmo contribuire a fare un altro passo avanti: «La violenza – abbiamo scritto nel testo che convoca l’incontro – è parte di un universo culturale condiviso: per contrastarla è necessario mettere in discussione il nostro immaginario, la nostra idea delle relazioni tra i sessi, le nostre aspettative e proiezioni nelle relazioni con le donne e con gli altri uomini. Oggi sentiamo la necessità di andare oltre la denuncia della violenza e delle sue radici e costruire un percorso in grado di dare voce al desiderio di cambiamento di noi uomini».
Se questo desiderio di cambiamento esiste è adesso il momento in cui può assumere la forma di un atto pubblico, politico. In un confronto aperto tra uomini, e tra uomini e donne.

Il Manifesto – 14.03.13


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