La Repubblica ellenica non si ricatta dice Atene a BCE, Bundesbank e Schultz

La Repubblica ellenica non si ricatta dice Atene a BCE, Bundesbank e Schultz

di Argiris Panagopoulos

Non accettiamo ricatti. Questa è stata la risposta di Atene la mezzanotte di ieri al presidente della BCE Draghi, al presidente della Bundesbank Weidmann e al “compagno” Schultz poche ore prima dell’incontro di Varoufakis – Schaeuble.

Merkel e Schaeuble sembra che hanno mobilitato le ultime loro riserve, dopo il successo di Alexi Tsipras nel rompere l’isolamento in cui lo voleva costringere il governo tedesco. Il falco della Bundesbank Weidmann ha messo di nuovo gli interessi delle banche sopra ogni altra priorità in Europa.

Poco prima dell’incontro Varoufakis – Schaeuble la BCE, la Banca Centrale Tedesca e il presidente socialdemocratico del Parlamento europeo Schultz si sono schierati con Merkel contro il ribelle governo di Atene.

Dopo forti pressioni della Banca Centrale Tedesca la BCE ha cercato di minacciare il governo di Tsipras e terrorizzare i greci circa la liquidità del sistema bancario greco. Il presidente della Bundesbank Weidmann ha minacciato nuove restrizioni contro le banche greche, mentre il “compagno” Schultz ha avvertito per un probabile fallimento delle Grecia di Tsipras se non si inginocchia a Berlino.

Da parte sua il ministro delle Finanze greco Giannis Varoufakis ha interpretato la decisione della BCE di togliere alle banche greche l’accesso alle normali aste di liquidità e giudicare il programma di salvataggio greco a rischio come una pressione verso l’Eurogruppo per prendere immediate decisioni sulla questione greca.

“Il consiglio direttivo ha deciso di rimuovere la deroga sugli strumenti di debito quotati emessi o garantiti dalla Repubblica ellenica”, scrive nel suo comunicato la BCE, spiegando che quella deroga permetteva che i titoli pubblici greci fossero usati nelle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema nonostante la Grecia non avesse più un rating al livello d’investimento, ma speculativo. Un’eccezione ovviamente condizionata alla permanenza della Grecia all’interno del programma di risanamento della Ue.

Con questa decisione di fatto la Bce minaccia di chiudere i rubinetti che permettevano alle banche greche di avere liquidità anche a fronte di una contropartita di titoli di stato senza garanzie. Il che si può riflettere, anche a breve, sulla possibilità di avere denaro per i pagamenti a partire da stipendi e pensioni. Secondo Bloomberg senza una nuova linea di credito, la Grecia rischia di non poter far fronte ai suoi pagamenti il 25 marzo: sarebbe l’equivalente di un default. Ma il vero fallimento lo ha avuto l’industria della paura che ha perso alle urne ogni sua speranza di piegare SYRIZA e Tsipras.

Secondo il ministero delle Finanze greco, la Bce ha deciso di fare pressione sull’Eurogruppo per raggiungere un accordo che benefici sia alla Grecia sia ai suoi partner. In un comunicato diffuso poco dopo la mezzanotte italiana, il ministero diretto da Giannis Varoufakis sostiene che la decisione presa a Francoforte non è la conseguenza di sviluppi negativi per il settore bancario greco ed è stata presa due giorni dopo la sua stabilizzazione.

Atene aggiunge che il sistema bancario greco rimane capitalizzato in maniera adeguata ed è totalmente protetto attraverso l’accesso all’ELA, la facility d’emergenza erogata dalla banca centrale greca. L’ELA (emergency liquidity assistance) è un meccanismo di liquidità d’emergenza fornita da Francoforte che va approvato a maggioranza di due terzi e rinnovato di volta in volta ogni due settimane. Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, durante il consiglio direttivo della BCE ha messo ieri in dubbio l’opportunità di continuare a sostenere le banche greche costringendo la BCE ad allinearsi alle sue posizioni.

Un braccio di ferro contro il governo greco visto che oggi Varoufakis sarà dal suo collega tedesco Wolfgang Schaeuble. Poi, il dossier Grecia sarà al centro dell’Eurogruppo della prossima settimana a Bruxelles, giusto alla vigilia del Consiglio Ue del 12 febbraio.

Mario Draghi ha telefonato ad Alexis Tsipras poco dopo il ritorno del primo ministro greco ad Atene da Parigi per informarlo della decisione della BCE sostenendo che non influisce sul sistema finanziario greco, nel senso che si rinnova la liquidità delle banche greche attraverso il programma ELA.

La risposta di Atene a Draghi è stata molto chiara : “La Repubblica Ellenica non si ricatta”.

Nel comunicato firmato dallo stesso Varoufakis la mezzanotte di mercoledì si nota :

“questa decisione non riflette in nessun modo sviluppi negativi nel settore finanziario del paese e viene dopo due giorni di consolidamento sostanziale. Secondo la stessa BCE il sistema bancario greco rimane adeguatamente capitalizzato e completamente protetto attraverso l’accesso all’ELA. La BCE prendendo e annunciando questa decisione esercita pressioni sull’Eurogruppo a precedere rapidamente a concludere un nuovo accordo reciprocamente vantaggioso per la Grecia e i suoi partner. Il governo allarga ogni giorno il campo di consultazioni con i partner e le istituzioni nelle quali appartiene, restando fermo agli obbiettivi del suo programma di salvezza sociale che ha approvato con il suo voto il popolo greco, e tratta con l’obbiettivo della definizione di una politica europea che finalmente metterà fine alla crisi della società ed economia greca che finora si autoalimenta”.

Dopo il comunicato della BCE è venuta allo scoperto la vera ispiratrice della sua politica : la Banca Centrale Tedesca!

Con un comunicato la Bundesbank ha sostenuto che i finanziamenti dall’ELA saranno ancora più duri.

“Il finanziamento dall’ELA sarà solo con criteri rigorosi”, ha detto il presidente della Banca Centrale Tedesca Jens Weidmann, chiedendo nuove restrizioni dall’ELA. Weidmann parlando alla Boersen Zeitung ha chiesto alla BCE di mantenere una posizione ferma contro la Grecia.

“Il nuovo governo in Grecia non può annullare gli accordi firmati dal governo precedente”, ha detto Weidmann sostenendo che “dobbiamo applicare severe norme per il finanziamento dall’ELA. Se questo ha implicazioni per la stabilità finanziaria allora i politici devono assumere la loro responsabilità”. “I governi e i parlamenti devono prendere decisioni relative al salvataggio delle loro banche”, ha concluso il presidente della Bundesbank, mettendo in chiaro che nell’Europa dei speculatori e dei finanzieri le banche vengono prima delle persone. “Se e come tenere in vita gli istituti, o lasciarli fallire, sono decisioni che spettano ai governi o ai parlamenti”, ha aggiunto il presidente di Bundesbank

Secondo Weidmann se Atene non rispetterà le condizioni stabilite dai programmi di salvataggio, la Bce dovrà cancellare le condizioni speciali concesse alle banche greche per il deposito di titoli sovrani ellenici come garanzia per i prestiti. “Anche se tutti sono consapevoli che un tale passo avrebbe conseguenze pesanti per il sistema finanziario greco”, ha detto minaccioso il presidente della Bundesbank nel settimanale Boersen Zeitung.

Con le posizioni dell’ala dura di Merkel si è schierato anche il socialdemocratico presidente della Parlamento europeo Martin Schultz, avvertendo che “la Grecia è minacciata di fallimento se non onora i suoi impegni”.

Non c’è altra soluzione per la Grecia dall’adempiere i suoi impegni perché in caso contrario il paese può affrontare il fallimento, ha avvertito il presidente del Parlamento europeo in una sua intervista pubblicata nel giornale economico tedesco Handelsblatt.

“Se la Grecia cambia unilateralmente gli accordi l’altra parte non sarà allora obbligata a rispettarli”, ha detto Schultz, avvertendo che “non arriveranno contanti in Grecia e lo stato non potrà finanziarsi”.

Questa situazione per il socialdemocratico tedesco si può evitare solo se la Grecia rispetta gli accordi firmati con l’eurozona : “Il governo greco non ha altra scelta. Deve adempiere i suoi obblighi nei confronti che ha avuto di fronte ai partner europei. Solo a questa condizione possiamo parlare se noi da parte nostra potremmo fare concessioni ad Atene”.

Alla domanda quali potrebbero essere queste concessioni il “buono” Schultz è stato molto evasivo sostenendo che esistono soluzioni alternative alle severe misure di austerità, aggiungendo che né lui né il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sono tifosi di queste misure che si sono imposte in Grecia.

Schultz ha fatto marcia indietro sulla Troika, ammettendo indirettamente che la sua funzione è finita dal momento che il governo di Tsipras non la riconosce : “Non ha senso che vadano i funzionari [della Troika] ad Atene che sono percepiti come proconsoli”, ha detto Schultz sostenendo che se Tsipras lo chiederà “si troveranno i mezzi per avere accesso ai conti dei greci che si trovano in altri paesi che non sono membri dell’UE ma hanno firmato accordi fiscali con l’UE”. Senza volerlo Schultz ha ammesso che dopo quattro anni di austerità e immunità fiscale per i ricchi in Europa serviva Tsipras per dare la caccia agli evasori fiscali e agli speculatori.


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