Lavoro e diritti: la sfida è iniziata

Lavoro e diritti: la sfida è iniziata

di Matteo Prencipe  e Nadia Rosa, Segreteria PRC Milano -

Il progetto di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti di Renzi, apre una sfida decisiva per il destino dei  lavoratori italiani e delle loro famiglie. Cosa si nasconde dietro il fumo delle parole mielense, del “volemose bene” e “siamo tutti nella stessa barca”? Della crisi è di tutti? Prima regola per capire è demistificare, aprire i veli e vedere i veri obiettivi. Questo articolo di Gad Lerner del 18 settembre su Repubblica ha un merito. Mette finalmente i piedi nel piatto sul cosa si nasconde dietro la fumesteria sull’Art 18. Questo il passaggio decisivo ed illuminante dell’articolo “Chi si è espresso con ammirevole chiarezza in tal senso è l’ex rettore della Bocconi, Guido Tabellini, il quale motiva così l’urgenza della riforma del mercato del lavoro: “Lasciare più spazio alla contrattazione aziendale, evitando che la contrattazione collettiva stabilisca salari minimi inderogabili; e aumentare la flessibilità in uscita per i neo-assunti” (Il Sole 24 Ore, 17 agosto 2014). Richiesto di chiarire cosa intendesse proponendo deroghe ai salari minimi, Tabellini ha precisato: “Meglio consentire alle imprese meno produttive di far scendere i salari anche sotto i minimi contrattuali, anziché licenziare o ricorrere alla Cig”. In seguito, “l’effetto regressivo sui redditi bassi potrebbe essere attenuato dalle detrazioni Irpef”.

Ergo per chi vuole capire, l’uscita dalla recessione si fa con una terapia d’urto di deroga generalizzata dai minimi sindacali previsti dai contratti nazionali. La richiesta dell’Europa è questa e su questo il mondo del lavoro o vince o muore ritornando agli anni ’50. Vincono o muoiono anche tutti i sindacati nessuno escluso. Penso che la battaglia sia già in corso e a sostegno di questa strategia ci siano certo complici e mentitori della destra economica, come gli abili imbonitori in una parte dei gruppi dirigenti del PD e pure in ceti sindacali che frenano e abbozzano. Su tutto questo si decide il destino politico di Renzi. Sarà anche interessante vedere, come si schiereranno le confuse falangi del M5S, che sul lavoro da sempre ammiccano ai “contratti individuali” stile america. Insomma, tolte le fumesterie si sta arrivando infine alla sostanza della crisi italiana perché l’Europa ha perso la pazienza.

E’ lotta di classe, piaccia o non piaccia il termine e i lavoratori, nella attuale “società liquida” oggi non hanno la forza di vincere da soli. E’ bene saperlo, perché nella “società liquida” il lavoro ha perso la connotazione di “valore sociale collettivo” in sé, sostituito dall’atomizzazione individuale del lavori. Non si vince da soli o con slogan incattiviti, ma unendo un fronte politico, sociale, intellettuale e pure morale il più vasto possibile in difesa della dignità del lavoro, dei lavoratori e delle giovani generazioni.

Un fronte sociale  ampio con in campo tutte le forze, le energie e la creatività disponibile. Da qui e da questa lotta, se avremo l’intelligenza nell’operare, può anche nascere un forte soggetto politico unitario e plurale del lavoro e della sinistra, che finalmente sappia rappresentare nelle piazze e nel parlamento le istanze dei lavoratori. La sfida è iniziata.

 


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