
Il Sud dentro al barile
Pubblicato il 30 lug 2014
di Pietro Dommarco – altreconomia.it -
Nella Valle del Sauro, in Basilicata, i cittadini si oppongono al progetto “Tempa Rossa”, maxi giacimento da 50mila barili di greggio al giorno di Total, Shell e Mitsui. Entro il 2016 dovrebbero entrare in attività 8 pozzi, tra Gorgoglione e Corleto Perticara. Ma è un affare anche pugliese, visto il coinvolgimento dell’oleodotto Viggiano-Taranto. A metà luglio il presidente del Consiglio Renzi aveva definito “comitatini” le realtà che si oppongono alla devastazione ambientale delle trivelle
Nell’area del Sauro -la seconda valle, dopo la Val d’Agri- ad essere ipotecata dagli interessi delle multinazionali del petrolio si sta giocando una partita doppia, tra strategie internazionali e royalties, che va avanti da anni con diverse battute d’arresto. Dall’inchiesta Totalgate del pm Henry John Woodcock ai rinvii a giudizio, alle condanne, ai ricordi e alle sospensioni dei lavori per illeciti. Così come il blocco e la ripresa degli espropri dei terreni per “pubblica utilità”. Sullo sfondo enormi problemi ambientali e denunce di associazioni e cittadini che, nel 2010, portarono al sequestro da parte del Noe di una discarica contenente oltre 2.000 metri cubi di rifiuti chimici e fanghi di perforazione, in località Serra d’Eboli del Comune di Corleto Perticara. Due o tre metri di veleni interrati provenienti dal vicino pozzo della Total, denominato “Tempa Rossa 2”. Gli scarichi, secondo le testimonianze di alcuni cittadini, “avvenivano a cielo aperto”. Solo nel maggio del 1992 la Regione Basilicata autorizza lo scavo e lo sversamento dei rifiuti tossico-nocivi, dichiarando la discarica “controllata”. I rifiuti petroliferi, tenuti nascosti per decenni, si trovano sotto campi coltivati a grano e mucche al pascolo.
Tempa Rossa, purtroppo, non è solo Basilicata. Ma anche Puglia. Infatti, il greggio estratto dalla Total verrà immesso nell’oleodotto Viggiano-Taranto, destinato alla raffineria dell’Eni, non per essere raffinato ma solo per lo stoccaggio temporaneo e conseguente esportazione via mare verso altri impianti. Si parla di un volume di greggio pari a 2,7 milioni di tonnellate annue. L’omonimo progetto -con iter autorizzativo in corso- prevede la costruzione di 2 serbatoi da 180mila metri cubi di greggio nonché il prolungamento -da 515 a 870 metri- del pontile esistente che già serve la raffineria dell’Eni. Ma quello che preoccupa maggiormente è l’aumento del traffico delle petroliere. Potrebbero essere 140 le navi che ogni anno transiterebbero nel porto tarantino, circa 90 in più dell’attuale portata. E a Taranto sanno bene che è un rischio che non si deve correre. Per questo, il 28 giugno 2014, è nato il movimento apartitico “Tempa Rossa” che in un mese di vita ha già raccolto centinaia di adesioni tra cittadini ed associazioni. L’obiettivo è fermare definitivamente il progetto, con gli strumenti dell’informazione, della partecipazione ai processi decisionali e del confronto con le parti politiche e politiche, nel rispetto della propria trasversalità. E la partecipazione è già enorme. Il 13 ed il 27 luglio, infatti, due catene umane hanno manifestato -rispettivamente presso il lido Azzurro e viale del Tramonto- la loro contrarietà.
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