
Cosa farà il M5S in Parlamento?
Pubblicato il 27 feb 2013
di Fabrizio Leone
Come si comporteranno i grillini in Parlamento? Questa è la domanda più gettonata del post voto. Le loro scelte infatti potrebbero far pendere la bilancia a favore della maggioranza o dell’opposizione, ma considerando le parole di Grillo e l’eterogeneo programma del movimento, ogni previsione del futuro diventa ancora più incerta del solito.
Primo partito sia alla Camera che al Senato. Il Movimento 5 stelle è sicuramente l’unica formazione che esce sorridente dalle urne essendo andata ben oltre le previsioni più ottimistiche. Il dato che circa 1 Italiano su 4 oltre i 25 anni e circa 1 giovane su 2 sotto quest’età abbiano votato per il movimento fondato da Beppe Grillo è infatti sicuramente il dato più significativo di queste elezioni. In molti si sono pronunciati sui motivi del trionfo: c’è chi parla di superamento dei vecchi schemi destra-sinistra, chi individua nel risultato elettorale l’insofferenza di molte persone alla politica consolidata e oligarchica e chi infine insinua che il successo di Grillo sia dovuto agli appoggi di cui egli godrebbe grazie alla potenza di Gianroberto Casaleggio. Lasciamo credere al lettore quel che più preferisce, ma ciò su cui tutti dovrebbero convergere è l’improvviso rispetto e riconoscimento arrivato al M5S dopo i risultati definitivi. I 109 seggi della Camera e i 54 del Senato, infatti, fanno gola sia alla destra che alla sinistra che sperano di riuscire a trascinare dalla loro parte un movimento che non si autoidentifica né nell’una e nemmeno nell’altra.
Ma se in casa Pdl ancora non è arrivata nessuna offerta di collaborazione ai grillini, ieri il segretario Bersani ha timidamente aperto la porta ai parlamentari del movimento. La ritrosia palesata ma non dichiarata del segretario Pd è che il Movimento, seppur non maggioritario a livello assoluto, lo possa diventare a livello pragmatico ricattando la futura maggioranza con la minaccia di non votare la fiducia e aprire crisi di governo. Quel che infatti ripetono tutti gli esponenti del movimento, Grillo compreso, è che il loro lavoro verrà calibrato in modo differente a seconda delle tematiche : decideranno cioè di volta in volta se appoggiare le proposte della maggioranza oppure no. A dire il vero un’alleanza del genere tra Pd e M5S già esiste in Sicilia, dove Crocetta viene appoggiato o meno a seconda dei casi. In questo modo il gioco di non dichiararsi né di destra né di sinistra viene fuori in tutta la sua potenza. Non dovendo infatti render conto a nessun super-io politico, il Movimento 5 Stelle non avrà alcun problema ad appoggiare di volta in volta temi provenienti da sinistra o da destra. Questo significa che il vero potere decisionale, se lo sapranno usare, risiederà ben saldo nelle mani di deputati e senatori eletti nel movimento di Grillo.
Nel frattempo molte eminenze grigie continuano a sostenere Grillo e i suoi. Da Marco Travaglio che li ha votati al Senato (n.d.r. alla Camera ha sostenuto di aver votato per Rivoluzione Civile) a Dario Fo che è stato designato da Grillo come prossimo Presidente della Repubblica, sono in molti ad aver spezzato una lancia in favore della novità politica del momento. Proprio il premio Nobel Dario Fo pare che abbia spinto Grillo ad aprire al Pd per garantire stabilità al Paese. Ciò che però manca nel Movimento 5 stelle è il passo indietro annunciato da Grillo dopo il voto. L’ex comico, non candidabile in Parlamento in quanto condannato in via definitiva per omicidio colposo plurimo nel 1988, ha infatti più volte affermato che avrebbe lasciato la guida del Movimento ai militanti senza interferire con il loro operato per tornare a fare il comico. Tuttavia tutti guardano a lui come principale referente del M5S ed egli stesso ha annunciato che dirà a Napolitano di “non esser disposto a inciuci con Pd e Pdl”, come se il leader ufficiale fosse lui. L’auspicio generale è che un movimento foriero di tante novità non sottostia da subito a meccanismi baronali arcinoti. Sarebbe infatti almeno il secondo caso di incoerenza per Grillo che, dopo l’aver attribuito durante un’intervista concessa a Class Cnbc il suo programma economico al premio Nobel per l’economia Stiglitz, è stato seccamente smentito dalla moglie del famoso economista neokeynesiano che ha dichiarato “gli scritti di mio marito sono tutti online e fruibili dal pubblico, ma dubito che egli abbia mai anche solo menzionato il Movimento 5 Stelle”. Non proprio una bella figura per chi fa dell’onestà, della meritocrazia e del rinnovamento le sue stelle polari.
da www.oltremedianews.com
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