
Rivoluzione Civile resta fuori dall’aula: “Battuti, per ora”
Pubblicato il 26 feb 2013
di Elisabetta Reguitti -
Erano come due studenti in attesa del voto d’esame Antonio Ingroia e Sandro Ruotolo pochi minuti prima dell’apertura degli istant poll, a pranzo in un ristorante di Prati insieme alla squadra dei ragazzi che li ha accompagnati in quella che è stata la loro prima prova con il movimento nato 40 giorni fa. Rivoluzione Civile si ripresenterà all’appello. Quorum mancato fermandosi a quota 2,3% alla Camera, 1,8% in Senato.
In serata, quando i numeri hanno cominciato a farsi realtà Ingroia ha dimostrato la saggezza e la determinazione di un leader rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano del suo futuro: “Non è importante il mio futuro ma quello di Rc che da ora prosegue il suo cammino nella società con le prossime elezioni: gli appuntamenti amministrativi e quelle che verranno”. L’analisi è senza fronzoli: “Siamo rimasti schiacciati tra il voto utile invocato da Pier Luigi Bersani e il risultato del Movimento 5 Stelle. Al Pd avevamo proposto un dialogo ma ci è stata chiusa la porta in faccia”. Più in generale. “Se i risultati definitivi confermeranno i dati emersi finora è chiaro che si tratta di una doppia sconfitta per il centrosinistra, che ha consegnato il Paese o alla destra o all’ingoverna – bilità”. Rc per il suo fondatore era un progetto che doveva essere una risorsa a disposizione della sinistra con quella lettera aperta spedita a Bersani per un confronto aperto. “Lui ha però preferito guardare verso il centro di Monti. Io voglio ringraziare tutti i nostri elettori, noi proseguiamo”.
CERTO NON ERA FACILE per Rc vincere rispettando le regole con parole d’ordine come legalità, lotta alla corruzione, antimafia e lotta al falso in bilancio e forse questo Paese deve ancora imparare a crederci così il neo-movimento non ha raggiunto il quorum fermandosi al 2,3% alla Camera, 1,8% al Senato ma la sconfitta è ancora più pesante per Antonio Di Pietro che passa da 25 a nessun parlamentare. Non è facile vincere al primo colpo con un programma radicalmente diverso dalla solita minestra fallimentare vista e rivista per vent’anni. È ancora più difficile quando si viene oscurati o quando semplicemente si rispetta anche quella vecchia, magari obsoleta legge (ma sempre legge rimane) del silenzio elettorale. Non c’è stato tweet oppure conferenza pallonara da Milanello. Antonio Ingroia e i suoi hanno taciuto mentre gli altri hanno avuto la sfrontatezza di rilasciare interviste sui giornali o proseguire la campagna elettorale dai campi di calcio.
Nella sede del comitato elettorale a due passi da piazza Montecitorio tutti hanno lavoravato come atleti che si sono allenati alla partita, persa ieri. Maurizio Zipponi sembra uno zombi, quasi come quella volta in cui è stato cacciato dagli operai davanti all’Iveco di Brescia.
Il “carretto siciliano” per alcuni non ha portato l’esito agoniato. Ma Ingroia come un mister che guarda al campionato più che alla singola partita ha preso le difese della sua squadra e del risultato conseguito: “Non è affatto scarso. Forse ha prevalso la campagna politica del centrosinistra, in particolare del Pd, contro di noi. Complimenti ai leader del centrosinistra e alla sua scellerata di sbatterci la porta in faccia”. Gli risponde in diretta su Rai news 24 Zanda de Pd ed è un mezzo battibecco. Che Ingroia chiude così: “Le dimissioni di Bersani, dopo un risultato come questo, sarebbero un gesto coerente”
IL PRIMO DI RC a parlare in diretta televisiva era stato Fabio Lotti: “Il nostro non è un cartello politico ma un progetto di cambiamento in cui siamo tutti coinvolti”. Più tardi Sandro Ruotolo legge la nota ufficiale del movimento. Ma solo Ingroia riesce a trasmettere il senso autentico del progetto politico chiarendo: “Io resto qui, non torno in Guatemala”. I giornalisti quasi si prendono a cazzotti per raccogliere le dichiarazioni del leader tanto che Sandra Amurri capolista al Senato nelle Marche e in Sicilia chiede sarcastica: “Dove stavano tutti questi colleghi durante la campagna elettorale?”. Sempre di informazione si tratta quando Ingroia ricorda: “Abbiamo presentato i dati e fatto un esposto all’Ag – com perché è stata violata la par condicio a nostro danno. Prima di questo però abbiamo inserito nel nostro programma l’impe – gno di cacciare i partiti dal consiglio di amministrazione Rai”. Forse quegli stessi che governano insieme da vent’anni non l’hanno perdonata a chi vuole spalancare le finestre per fare entrare aria nuova.
Il Fatto Quotidiano 26 febbraio 2013
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