«Prigionieri delle primarie, Grillo fa breccia nel lavoro»

«Prigionieri delle primarie, Grillo fa breccia nel lavoro»

di Cosimo Rossi -
«È impressionante che il Pd e il centrosinistra siano rimasti chiusi nel perimetro della pur straordinaria partecipazione alle primarie: da fuori non è arrivato sostanzialmente nulla». E per Sergio Cofferati la «sproporzione tra partecipazione alle consultazioni interne e al voto politico» è ancor più sorprendente se messa a confronto con le parlamentarie del Movimento 5 stelle, dove «a fronte di una adesione piuttosto contenuta si è invece realizzato un effetto moltiplicatore». Ormai genovese di adozione, l’ex leader della Cgil eurodeputato del Pd risponde dall’osservatorio particolare di vicino di casa Beppe Grillo e del suo movimento.
Come è possibile che solo pochi mesi fa Bersani vincesse le primarie dando l’impressione di mobilizzare il paese e che poi invece quel voto non sia stato un volano elettorale?
Penso che occorra partire proprio dal rilevare che non c’è un rapporto diretto tra le due cose: le primarie sono un esercizio di democrazia interno a uno schieramento, le elezioni riguardano l’intero paese. Cosicché ci siamo trovati davanti a questo risultato. Alle aspettative suscitate da ben due votazioni primarie, quelle per la leadership e quelle per i parlamentari, non è corrisposto un risultato elettorale che le avvalorasse. La cosa sorprendente è appunto la differenza tra le primarie del Pd e quelle di Grillo. Nel tessuto del Pd è fermentata una straordinaria esperienza di partecipazione che però non ha prodotto un consenso elettorale proporzionale. Nel M5S una partecipazione assolutamente esigua alle primarie ha invece sortito un effetto di moltiplicazione incredibile.
Conti alla mano Grillo è affondato come nel burro nell’elettorato del Pd e del centrosinistra…
Credo che Grillo incida trasversalmente su tutto l’elettorato, senza esenzioni, compreso il centrosinistra. Da qualche anno ormai io sono genovese di adozione e qui alla camera il M5S è il primo partito in città, mentre al senato il Pd è avanti di poco. Ma il fatto è che ottengono risultati molto considerevoli nelle zone tradizionalmente di sinistra: penetrano nella base sociale del centrosinistra.
A questo proposito il Censis ha svolto un rilevamento sulla platea della manifestazione di piazza San Giovanni a Roma da cui emerge che si tratta di un elettorato che in maggioranza proviene dal centrosinistra oltre che dall’astensione, composto in prevalenza di lavoro dipendente in buona parte del pubblico impiego…
Che il pubblico impiego fosse orientato a votare massicciamente per Grillo era evidente da molte rilevazioni, anche quelle interne ai sindacati. Si tratta di un voto di protesta, in quanto dal M5S non viene una proposta politica che riguardi sostanzialmente il lavoro dipendente. Quindi non hanno scelto Grillo perché è più convincente. Però è evidente che se vanno a votare un movimento che non ha mai dato prova di occuparsi significativamente di loro stanno dando un segnale di distacco e di protesta rispetto alle altre forze politiche. E per il centrosinistra è preoccupante che il lavoro dipendente non venga più intercettato allo stesso modo e con la stessa intensità rispetto al passato: perché poi non ci riesce il Pd, ma non ci riesce nemmeno Ingroia. I nostri insediamenti elettorali sono smottati: prendiamo meno voti delle precedenti politiche e Grillo prende da noi. Gli storici insediamenti della sinistra tra Ingroia e Grillo scelgono il secondo: scelgono di inviare un segnale negativo e di rifiuto. E senza una proposta. Quando invece parliamo di un mondo abituato da sempre a guardare al merito: che si trattasse di scegliere la rappresentanza sociale o quella politica, che sono sempre state distinte, il lavoro dipendente si è sempre collocato in ragione del merito. Questa volta per larga parte non è così. Ed è un problema molto serio, perché non cambia solo le dinamiche tradizionali, ma segnala al tempo stesso la fragilità della nostra proposta.
il manifesto 26 febbraio 2013

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